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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: Merlier vince la sesta tappa, Simon Yates resta leader

    SENIGALLIA – Tim Merlier ha vinto in volata la sesta tappa della Tirreno-Adriatico, la Castelfidardo-Senigallia di 171 chilometri. In uno sprint a ranghi compatti, il corridore belga della Alpecin-Fenix ha superato il tedesco Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe), vincitore delle prime due tappe, e il danese Magnus Cort Nielsen (EF Pro Cycling).Simon Yater resta leader”La squadra mi ha portato alla perfezione in volata, abbiamo preso il lato sinistro della strada, era quello più esposto al vento ma si è rivelata essere la scelta giusta – le parole di Merlier -. Le ultime tappe sono state difficili per me con tutte le salite che abbiamo affrontato. Sono felice di poter finalmente festeggiare un successo”. Davide Ballerini (Deceuninck-Quickstep) chiude sesto, il migliore degli italiani. Il britannico Simon Yates (Mitchelton-Scott) resta con la maglia azzurra di leader della classifica generale: “C’era molto vento contrario negli ultimi km, è stata una volata complicata ma fortunatamente è andato tutto bene per me. Domani c’è una tappa dura, ma abbiamo una squadra molto forte e faremo di tutto per difendere la maglia azzurra”. Domenica è in programma la penultima frazione della Corsa dei Due Mari, la Pieve Torina-Loreto di 181 chilometri. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: il giorno di Martinez e un pugno al passato

    CLERMONT-FERRAND – Il Puy Mary, altrimenti detto Pas de Peyrol, non è una salita qualunque, ma anche Daniel Felipe Martinez Poveda non è uno scalatore qualunque. Nella EF, la squadra più estemporanea del gruppo e anche quella vestita peggio, è il numero due dietro Rigoberto Uran, e poi c’è anche Sergio Higuita, il campione nazionale, detto Renè, come il mitico portiere con cui non sembra condividere niente, a parte Medellin e il cognome. Martinez, il vincitore di ieri, ha dovuto lottare da solo contro due della Bora, i tedeschi Schachmann e Kämna, e come era prevedibile che andasse, anche se era in inferiorità numerica, ha vinto lui. Leggero e scattante, l’escarabajo nato a Soacha nel 1996 aveva già vinto il Delfinato (non al, il Delfinato), ma anche un tappa della Parigi-Nizza 2019 sul col de Turini, due campionati nazionali a cronometro e una tappa al Tour Colombia davanti a Higuita e Bernal e una valanga di altri connazionali. Era al Tour per fare qualche timido discorso di classifica, ma durante la prima e la seconda tappa si era tirato fuori a causa di due cadute. Poco male: per certi corridori, uscire di classifica è una benedizione, un modo per iniziare la caccia a qualche traguardo di tappa. Andare in fuga, sperare di acquisire vantaggio, avere i compagni giusti e alla fine infilzarli tutti. Il giorno prima il gioco era riuscito al formidabile ragazzino svizzero Marc Hirschi. In una tappa di montagna, invece, Colombia vuol dire fiducia.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: doppio colpo di Simon Yates

    SARNANO-SASSOTETTO – Simon Yates si aggiudica per distacco la quinta tappa della Tirreno-Adriatico conquistando anche la maglia azzurra di leader della classifica generale. Il britannico della Mitchelton-Scott si è infatti imposto nella Norcia (Perugia)-Sarnano-Sassotetto (Macerata), lunga 202 chilometri, strappando così la leadership a Woods, crollato nel finale. Secondo al traguardo Graint Thomas (Ineos Grenadiers), terzo il polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe),La tappaLa tappa comincia subito in modo vivace e, dopo pochi chilometri, si forma un gruppetto di corridori che comprende Mathias Frank (AG2R La Mondiale), Jonatan Restrepo (Androni-Sidermec), Marco Canola (Gazprom-Rusvelo), Giovanni Visconti ed Edoardo Zardini (Vini Zabù-KTM), che prendono un buon margine sul gruppo che sembra lasciar fare. Hector Carretero (Movistar) è il primo inseguitore dei fuggitivi. Dopo la discesa, ci provano Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal) e Amanuel Gebreigzabhier (NTT) che si avvicinano al corridore spagnolo. Il gruppo non reagisce e allora attacca anche Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) che riesce a portarsi su Hagen e Gebreigzabhier, ricongiungendosi assieme a loro prima a Carretero e quindi con la testa della corsa. La fuga viene comunque controllata senza particolari problemi dal gruppo dei big. Con il passare dei chilometri il drappello di testa perde sempre più uomini e così, sotto l’impulso degli uomini della EF e della Mitchelton, il tentativo viene annullato prima della salita finale. Scattano in successione Rui Costa, Wackermann e Nibali, ma vengono ripresi agevolmente dagli uomini del leader Woods che però, una volta rimasto solo dopo lo striscione dei 5 km al traguardo, non riesce a rispondere all’accelerazione di Simon Yates. Il britannico stacca Gianluca Brambilla che era partito assieme a lui e con una buona cadenza conquista subito un vantaggio importante. Alle sue spalle, Majka, Vlasov e Thomas provano insieme a lanciarsi all’inseguimento del britannico, ma non c’è collaborazione. Yates continua infatti ad aumentare il proprio margine sugli inseguitori e conquista così il primo successo personale in stagione con di 35″ di vantaggio sul connazionale Graint Thomas (Ineos Grenadiers) e sul polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: a Puy Mary Roglic e Pogacar staccano Bernal. Tappa a Martinez

    E’ dal primo giorno, a Nizza che il Tour aspettava i 2 km finali di Puy Mary. Quel picco del 15%, quella pendenza dove bluffare è impossibile. E bluff non c’è stato. La maglia di Roglic diventa sempre più gialla, mentre l’altro sloveno delle meraviglie, Tadej Pogacar, sembra l’unico che può buttarlo giù dalla vetta. L’arrivo nel Massiccio Centrale dice che in questo momento la piccola Slovenia fa da riferimento. E dice anche che la Colombia delle aquile deve leccarsi le ferite proprio sul terreno preferito. La classifica generale presenta una assoluta linearità: quei due, poi Bernal (che ha perso 38’’ ed ora insegue a 59), Uran, Quintana e Lopez. Quattro colombiani in fila. Quintana nei giorni scorsi l’aveva buttata là: ‘’Facciamo un alleanza tra colombiani”. Bernal non aveva raccolto. Slovenia o Colombia: a Parigi il prossimo 20 settembre, difficilmente suonerà un inno diverso. E questo nonostante Landa, Porte, Adam Yates e Mas abbiamo una classifica discreta. Il disco della Marsigliese poi è destinato ad un altro strato di polvere: Romain Bardet e Guillaume Martin sono usciti malconci dal primo corpo a corpo. Slovenia batte Colombia per la generale, ma Colombia batte Germania per il successo di tappa. Daniel Martinez ha vinto il Giro del Delfinato: di solito è il passaporto per un ruolo di primo piano al Tour. Lui è l’eccezione, si era perso. Ritrova tutto nella tappa con il dislivello più arduo delle tre settimane (4400 metri totali), districandosi dalla morsa dei due tedeschi, Leonard Kamna e Maximilian Schachmann. “Un giorno speciale per me. Una caduta ha condizionato la mia prima settimana. Non avevo grandi scelte nel finale – spiega – ho rischiato e nel finale sapevo che Kamna poteva scattare, ho gestito tutto con intelligenza”. Il Massiccio Centrale dunque non ha tradito le attese. Primo arrivo della storia, ma salita nota agli appassionati di Tour: il Pas de Peyrol, che di fatto introduce l’assalto finale, è stato scalato dieci volte. Federico Bahamontes (1963), Lucien Van Impe (1973, poi dieci anni dopo) transitati in testa, sono citazioni sufficienti per capirne il grado di difficoltà. Cenni di cronaca. Prima ora di corsa a tutta, poi si sviluppa la fuga ‘perfetta’. Tra attitudine alla salita e capacità di gestire azioni del genere, tanti dei diciassette che vanno avanti la sanno lunga. Ci sono parecchi francesi – Alaphilippe, Barguil, Rolland, Edet -,  tra gli altri anche Soler e Powless. Dietro è sfida tra Jumbo e Ineos, mentre una caduta provoca spavento e ammaccature a Romain Bardet e Nairo Quintana. Va ancora peggio a Bauke Mollema: l’olandese, un regolarista da prime dieci posizioni, è costretto al ritiro.     Sul col de Neronne, penultima fatica, Schachmann va da solo.  E’ uno di quei corridori che si difende benino dappertutto: crono, salita, corse a tappe brevi (ha vinto la Parigi-Nizza), classiche. Al Lombardia, temerario in discesa, era quasi finito dentro una macchina di una signora capitata lì senza sapere come. Dietro Martinez, inizia la caccia, Kamna cerca di sfruttare il lavoro del compagno di squadra (sono due Bora) per il contropiede. Gli ultimi 2 km chiariscono tutto. Martinez e Kamna restano soli e si scattano ‘in faccia’ fino all’epilogo. Circa il discorso maglia gialla, Pogacar accende la miccia, e l’esplosione è deflagrante. Roglic salta sopra il ritmo del connazionale, poi è lui stesso a scandirlo. I colombiani non tengono, ma è solo un round, il match è ancora lungo. “Oggi è un giorno molto duro, non mi sentivo molto bene. I miei avversari sono andati più forti di me, devo accettarlo”, ha detto Bernal. “Ma ora farò di tutto per ripristinare la situazione”. Chissà, magari alleandosi con qualcuno…ORDINE D’ARRIVO1. Daniel Martinez       (Col, Education First) in 5h01’47″2. Lennard Kamna         (Ger, Bora-Hansgrohe)   a       4″3. Maximilian Schachmann (Ger, Bora-Hansgrohe)   a      51″4. Valentin Madouas      (Fra)                   a    1’33″5. Pierre Rolland        (Fra)                   a    1’42″6. Nicolas Edet          (Fra)                   a    1’53″7. Simon Geschke         (Ger)                   a    2’35″8. Marc Soler            (Esp)                   a    2’43″9. Hugh John Carty       (Gbr)                   a    3’18″10. David De La Cruz      (Esp)                   a    3’52″12. Primoz Roglic         (Slo)                   a    6’05″13. Tadej Pogacar         (Slo)                        s.t.18. Egan Bernal           (Col)                   a    6’43″CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic       (Slo, Jumbo-Visma)     in 56h34’35″2. Tadej Pogacar       (Slo, UAE-Emirates)     a       44″3. Egan Bernal         (Col, Ineos-Grenadiers) a       59″4. Rigoberto Uran      (Col)                   a     1’10″5. Nairo Quintana      (Col)                   a     1’12″6. Miguel Angel Lopez  (Col)                   a     1’31″7. Adam Yates          (Gbr)                   a     1’42″8. Mikel Landa         (Esp)                   a     1’55″9. Richie Porte        (Aus)                   a     2’06″10. Enric Mas           (Esp)                   a     2’54″13. Tom Dumoulin        (Ned)                   a     4’32″14. Richard Carapaz     (Ecu)                   a     5’11” LEGGI TUTTO

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    Operazione Aderlass, microdosi di una sostanza speriementale per il doping

    SARRAN – Si chiama H7379 Hemoglobin Human, ha un effetto simile all’EPO, non è disponibile sul mercato farmaceutico ma i ciclisti la conoscono eccome. L’indagine penale austro-tedesca, che sta indagando sui risultati dell’Operazione Aderlass, nata dal blitz ai Mondiali di sci nordico 2019 a Seefeld, ha informazioni riguardanti l’utilizzo nel ciclismo di microdosi di H7379 nel 2016 e 2017. I campioni, relativi al Tour 2017 in particolare, sarebbero già stati riesaminati dalla Cadf, la fondazione antidoping, e l’Uci sarebbe in possesso di una lista di corridori, forse una cinquantina. La svolta nell’indagine un mese fa, quando, ha rivelato il giornale belga Het Nieuwsblad, è stato arrestato un commerciante croato che fungeva da fornitore di Mark Schmidt. Nel maggio 2019 l’inchiesta, partita dallo sci di fondo, ha portato a galla i casi di ciclisti ed ex ciclisti come Stefan Denifl, Georg Preidler, Alessandro Petacchi, Danilo Hondo, Kristijan Koren, Borut Bozic e Kristijan Durasek.A dispetto del nome H7379 Hemoglobin Human sarebbe un prodotto sintetico, prodotto in laboratorio. L’effetto è lo stesso dell’uso dell’EPO: l’ossigeno assorbito nei polmoni viene trasferito più rapidamente ai tessuti che ne hanno bisogno e le prestazioni ne trovano giovamento. H7379 non è disponibile sul mercato farmaceutico, è un prodotto sperimentale, ma sul mercato nero del web può già essere acquistato al prezzo di 56,8 euro per 1 grammo e 314 euro per 10 grammi.C’è un problema economico, però: l’Uci è a corto di denaro e non ha i controlli antidoping in cima alla lista delle priorità. Per questo l’operazione di smascheramento dei colpevoli va a rilento. La sostanza non era rintracciabile allora, con i normali controlli dell’epoca 2016-2017, lo è invece adesso. In genere i casi di doping presunto vanno in prescrizione dopo un periodo di tempo di 8 anni. Qui saremmo ampiamente nei limiti. Il Tour 2017, il cuore di tutta questa vicenda e su cui sono puntati i fari dell’indagine, fu vinto da Chris Froome su Uran e Bardet.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour; Hirschi si riscatta dopo Laruns: prima vittoria in carriera

    SARRAN CORREZE – Era in credito col destino Marc Hirschi. E appena 4 giorni dopo la sfortunata tappa di Laruns, dove si era visto beffare sul traguardo vanificando una fuga in solitario durata 140 km, è andato immediatamente a riscattarlo. Il 22enne predestinato, campione del mondo ed europeo Under 23 nel 2018 e al primo successo tra i pro, consente alla Svizzera di tornare a vincere una tappa al Tour dopo 8 anni e conferma quanto di buono ha detto di lui proprio l’ultimo elvetico a trionfare sulle strade francesi, Fabian Cancellara: “E’ il Mbappé del ciclismo, un fenomeno. Prima se ne rende conto, meglio è”.Una tattica perfettaHirschi stavolta, nella tappa saliscendi da Chauvigny a Sarran Correze, non ha sbagliato nulla: è rimasto coperto in gruppo a guardare il tentativo di Erviti, Luis Leon Sanchez, Politt, Walscheid, Burgaudeau e Asgreen, scattati pochi chilometri dopo la partenza, ha lasciato che i sei fossero a poco a poco riassorbiti ai piedi del Cote la Croix du Pey e poi ha preso l’iniziativa a 38 km dal traguardo. Ha visto Andersen, Benoot e, infine, Soler cercare di partire in contropiede e li ha seguiti assieme a Schachmann e Pacher.Allungo decisivo ai piedi del Suc au MayHa aspettato un attimo e, prima dell’inizio dell’ultimo colle di giornata, il Suc au May, ha piazzato l’allungo decisivo: è andato via di forza piegando anche l’ultimo tentativo di resistenza di Soler e Schachmann, che hanno scollinato con 17” di ritardo. Gli ultimi 25 km sono stati una splendida passerella per il giovane svizzero che, tagliando le curve in discesa e mantenendo un passo costante nei 5 km d’ascesa finale, ha costretto definitivamente alla resa gli inseguitori, da Alaphilippe a Rolland che si è dovuto accontentare della piazza d’onore, staccato di 46”.Big a riposo in vista della dura tappa di venerdìI big sono rimasti a guardare, accontentandosi di arrivare con un ritardo di 2’30”. D’altronde c’erano da risparmiare energie in vista della dura tappa di venerdì, con 7 gran premi della montagna e l’arrivo sul Pas de Pyerol dopo 5,4 km all’8.1%. Ci sarà da divertirsi.ORDINE D’ARRIVO1. Marc Hirschi (Svi) in 5h 8’49”2. Pierre Rolland (Fra) a 47″3. Soren Kragh Andersen (Dan) a 52″4. Quentin Pacher (Fra) s.t.5. Jesus Herrada (Spa) s.t.6. Maximilian Schachmann (Ger) s.t.7. Hugo Houle (Can) s.t.8. Sébastien Reichenbach (Svi) s.t.9. Kenny Elissonde (Fra) a 56″10. Nicolas Roche (Irl) s.t.CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic (Svn, Jumbo-Visma) in 46h15’24”2. Egan Bernal (Col, Ineos-Grenadiers) a 0’21”3. Guillaume Martin (Fra, Cofidis) a 0’28”4. Romain Bardet (Fra) a 0’30”5. Nairo Quintana (Col) a 0’32”6. Rigoberto Uran (Col) s.t.7. Tadej Pogacar (Svn) a 0’44”8. Adam Yates (Gbr) a 1’02”9. Miguel Angel Lopez (Col) a 1’15”10. Mikel Landa (Spa) a 1’42”14. Tom Dumoulin (Ola) a 3’22”15. Richard Carapaz (Ecu) a 3’42” LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: volata brivido, vince Ewan. Roglic mantiene la maglia gialla

    Quando c’è una volata complessa, dove l’inventiva conta quanto la tecnica, l’uomo giusto è Caleb Ewan. E’ anche questione di stazza, di occupazione degli spazi, di cogliere l’attimo. L’australiano tascabile si impone a Poitiers, in un arrivo che sembrava chiamare l’Irlanda: l’ultima volta che il Tour vi era arrivato, nel 1978, si era imposto uno dei grandi del ciclismo irish, Sean Kelly. Sam Bennett però, dopo la vittoria e le lacrime del giorno precedente, non fa il bis. Resta senza compagni nel momento della verità e gli sfugge di mano la situazione. Terzo, anche dietro Sagan, ma senza troppi rimpianti. Quelli semmai sono tutti di Van Aert: il belga resta giù dal podio, ma viene ostacolato da una manovraccia dello slovacco (un colpo laterale con la testa) quando è lì per spuntarla. La giuria ne prende atto e retrocede il buon Peter all’ultimo posto. Nessun problema invece per la maglia gialla Roglic e gli altri big: dopo tanto stress una giornata di relativa calma, con il temutissimo vento alle spalle dopo aver lasciato il mare. Classica frazione da apologia del fuggitivo. Mathieu Ladagnous è perfetto nel ruolo, protagonista di una fuga solitaria senza speranza, durata poco meno di 130 km. Si tratta di un uomo dai parecchi perché. Va in avanscoperta, perché non si sa mai… Va in avanscoperta, perché è uno di quei corridori senza eccessive pretese di gloria che si beano dell’affetto del pubblico. Qualche discreta corsa in bacheca, ma la più importante è rimasta nei sogni: gli sfumò tra le mani 13 anni fa, aveva praticamente portato a termine una azione di 230 km quando fu oscurato dall’ombra di Fabian Cancellara. All’arrivo mancavano 200 metri… Da allora andare in fuga al Tour per lui è stata quasi una terapia: nove tentativi, cinque andati a segno, ma insieme ad altri. E senza che lui riportasse una vittoria… E’ giorno da velocisti, si sa. La volata si respira anche nei personaggi evocati in partenza dagli storici, anche se con la bicicletta c’entrano poco: a Châtelaillon-Plage si stabilì una delle fidanzatine più amate di Francia. Colette Besson e la sua progressione irresistibile che, da quinta quando mancavano 100 metri, gli valse l’oro nel giro di pista a Messico 1968. Nella inevitabile noia che accompagna queste tappe, da segnalare tre cose di cose prima della volata. Una è il ritiro di Gregor Mühlberger: uomo di Sagan, sembra sia partito con qualche linea di febbre. Di questi tempi non può non creare un minimo di inquietudine. Poi una brutta caduta di Jon Izaguirre: si rimette in sella con le vesti stracciate ma dura poco, il suo Tour è finito. Poi la gestione perfetta di un traguardo a punti da parte di Bennett e compagnia: Morkov tira alla perfezione la volata per la maglia verde, poi si scansa di quel tanto per restare secondo e togliere spazio a Sagan.Una gestione sicura figlia anche della vittoria del giorno prima. Sembra un viatico al bis, ma c’è l’imprevisto: parte Postlberger, lo seguono due compagni di Bennett (Deceuninck-Quick Step). Sono Asgreen e Jungels, il secondo sembra potercela fare, ma niente. A Bennett resta solo Morkov, anzi neanche lui… E’ un tutti contro tutti, ed in questi casi Ewan ha qualcosa in più: “Il finale è stato pazzo dopo che i miei compagni avevano fatto un grande lavoro. Importante il finale in salita, lo conoscevo e sapevo di essere in buone condizioni. Importante chiudere con due vittorie all’attivo la prima parte di questo Tour in vista di Parigi”, spiega il vincitore. “Nel finale si rischiava di mandare tutto in aria per l’azione dei tre attaccanti, abbiamo rischiato di perdere il momento giusto ma ce l’ho fatta”.ORDINE D’ARRIVO1. Caleb Ewan          (Aus, Lotto Soudal)         in 4h00’01″2. Sam Bennett         (Irl, Deceuninck-QuickStep)        s.t.3. Wout Van Aert       (Bel, Jumbo-Visma)                 s.t.4. Bryan Coquard       (Fra)                              s.t.5. Clement Venturini   (Fra)                              s.t.6. Mads Pedersen       (Den)                              s.t.7. Luka Mezgec         (Slo)                              s.t.8. Hugo Hofstetter     (Fra)                              s.t.9. Olivier Naesen      (Bel)                              s.t.10. Ryan Gibbons        (Rsa)                              s.t.CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic          (Slo, Jumbo-Visma)      in 46h15’24″2. Egan Bernal            (Col, Ineos-Grenadiers)  a     0’21″3. Guillaume Martin       (Fra, Cofidis)           a     0’28″4. Romain Bardet          (Fra)                    a     0’30″5. Nairo Quintana         (Col)                    a     0’32″6. Rigoberto Uran         (Col)                           s.t.7. Tadej Pogacar          (Slo)                    a     0’44″8. Adam Yates             (Gbr)                    a     1’02″9. Miguel Angel Lopez     (Col)                    a     1’15″10. Mikel Landa            (Esp)                    a     1’42″14. Tom Dumoulin           (Ned)                    a     3’22″15. Richard Carapaz        (Ecu)                    a     3’42” LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: doppio colpo di Woods, tappa e maglia azzurra

    SATURNIA – Dopo le due tappe vinte da Pascal Ackermann, la terza frazione della Tirreno-Adriatico, la Follonica-Saturnia di 217 chilometri (la più lunga di questa edizione) va al canadese Michael Woods che ha battuto in uno sprint a due il polacco Rafal Majka della Bora-Hansgrohe. Per l’uomo della Ef Pro Cycling arriva anche la maglia azzurra di leader della classifica generale.Il Poggio Murella dedicato a PantaniSubito otto uomini attaccano all’avvio: Hermann Persteiner (Bahrain Mclaren), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Nathan Van Hooydonck (CCC Team), Dimitri Claeys (Cofidis), Benjamin Thomas (Groupama FDJ), Mathew Holmes (Lotto Soudal), Pascal Eenkhoorn (Team Jumbo Visma) e Marco Frapporti (Vini Zabù KTM). Il gruppo ha lasciato loro spazio, e i fuggitivi hanno raggiunto anche 6′ di vantaggio. Sul primo passaggio sul Poggio Murella, il “Muro del Pirata”, dedicato a Marco Pantani, ha provato a scattare in solitaria Thomas, quindi Frapporti che si è lanciato in modo spettacolare in discesa in solitaria a 20 km dall’arrivo. Sull’ultima scalata al Poggio Murella la corsa è esplosa con lo scatto di Florian Sénéchal (Deceuninck – Quick Step), ma l’andatura del Team INEOS Grenadiers non ha lasciato spazio, andando a riprendere anche tutti gli altri attaccanti di giornata. La stele dedicata a Marco PantaniCondividi   LEGGI TUTTO