ROMA – La conferma, probabilmente, non sarebbe neanche servita. Primoz Roglic ha voluto comunque ribadirlo: è il padrone del Tour de France e lo sarà, a meno di tracolli che avrebbero il sapore del dramma, fino ai Campi Elisi. Poteva essere la giornata dell’ultimo scossone in attesa della cronometro con arrivo a La Planche-des-Belles-Filles ma i rivali diretti dello sloveno, Pogacar e Lopez, non hanno neanche cercato di scalfire la corazza del leader della Jumbo-Visma e della classifica generale. A La Roche-sur-Foron vince Michael Kwiatkowski dopo un ultimo chilometro bellissimo, percorso praticamente abbracciato al compagno di squadra Richard Carapaz, nuova maglia a pois della corsa. Il coronamento di una tattica di squadra perfetta da parte della Ineos, che riscatta in parte un Tour reso maledetto dalle disavventure di Bernal e, va ricordato, dalla rinuncia preventiva a Geraint Thomas e Chris Froome. L’ecuadoriano ha corso con il coraggio di un leone nell’ultima settimana e la vittoria sarebbe stata il giusto premio per il trionfatore del Giro 2019, ma ha deciso, presumibilmente in accordo con l’ammiraglia, di lasciare il proscenio a uno degli uomini più rilevanti nel dominio della Ineos, fu Sky, in questi ultimi anni. Per lui è il primo successo di tappa al Tour. >Parecchie schermaglie in avvio di corsa: classico maxi drappello pronto alla fuga ma nel gruppone ci sono anche i velocisti, alla ricerca dei punti preziosi del traguardo volante. Bennett regola Trentin e Sagan e poi dà il via alla sua giornata di agonia, nel tentativo di non finire fuori tempo massimo. La fuga va via con qualche uomo in meno rispetto ai 32 di inizio gara e si infiamma sulla prima ascesa delle cinque di giornata: Hirschi e Carapaz sparano i petardi che danno il via allo sgretolamento del plotone sul Gpm di Cormet de Roselend. Lo svizzero della Sunweb sogna la maglia a pois, la Ineos fa partire Kwiatkowski con l’ecuadoriano, si aggiungono anche Edet (Cofidis) e Pello Bilbao, parte di un ingranaggio ben più grande organizzato dalla Bahrain-McLaren e che aveva visto anche il bel lavoro di Damiano Caruso, unitosi al gruppone di attaccanti in un secondo momento. Archiviate le prime tre ascese, tutte con lo stesso copione (Hirschi davanti a Carapaz), la prima svolta: lo svizzero scivola in discesa e deve familiarizzare con la fatica e le escoriazioni. Senza Edet, staccato, e senza Hirschi, isolato e incapace di rientrare, ne restano soltanto tre, ed è Carapaz a progettare, con successo, la detronizzazione di Pogacar dalla cima della classifica della maglia a pois.Per gli assalti nel gruppo maglia gialla c’è da attendere parecchio: scivola via anche il Col des Aravis, se ne riparla direttamente sul breve (6 chilometri) ma intenso Montée du Plateau des Glières, pendenza media superiore all’11%. Ci prova, con 24 ore di ritardo, Mikel Landa. Lo spagnolo è come sempre un piacere per gli occhi quando scappa via leggiadro sui pedali agli uomini di classifica, consapevoli di potergli lasciare spazio visto il gap creatosi in questi giorni. Landa ritrova Caruso per la strada, ma il suo vantaggio non supera mai i venti secondi, e con i Jumbo-Visma in agguato non è un margine degno di nota. Van Aert ricuce insieme a Dumoulin, poi entrambi alzano bandiera bianca quando dal plotoncino parte Mas, prontamente rintuzzato da Kuss. La sfuriata costa cara a Landa, a sua volta ripreso, e sullo sterrato che segue chi rischia di pagare è Porte, fermato da una foratura. Nel frattempo, si perdono le notizie di Yates e Uran, precipitati in basso ma non quanto Quintana, alle prese con il proprio inferno personale. Mentre Carapaz e Kwiatkowski volano verso il traguardo, godendosi l’ultimo chilometro come due turisti rapiti dal paesaggio, in un abbraccio bellissimo e sincero, Landa impreca contro l’uomo sbagliato: lo spagnolo si infuria vedendo che Roglic, Pogacar e Lopez non lo aiutano a creare ulteriore divario nei confronti di Porte, scivolato a una quarantina di secondi di distanza. Sarà un caso, ma in quegli istanti il buon Richie trova l’alleanza inattesa di Dumoulin e van Aert, scudieri di Roglic, che lo riportano sul gruppo maglia gialla. Proprio van Aert si concede il lusso dello sprint per il terzo posto, togliendo ogni dubbio sul potenziale abbuono per il gradino più basso del podio. Sfumature di un dominio che fin qui nessuno ha saputo mettere in discussione.Ordine d’arrivo1. Michal Kwiatkowski (Ineos) 4h47’33″2. Richard Carapaz (Ineos) s.t.3. Wout van Aert (Jumbo-Visma) +1’51″4. Primoz Roglic (Jumbo-Visma) +1’53″5. Tadej Pogacar (Team UAE) +1’53″6. Richie Porte (Trek-Segafredo) +1’54″7. Enric Mas (Movistar) +1’54″8. Mikel Landa (Bahrain-McLaren) +1’54″9. Damiano Caruso (Bahrain-McLaren) +1’54″10. Tom Dumoulin (Jumbo-Visma) +1’54″Classifica generale1. Primoz Roglic (Jumbo-Visma) 79h45’30″2. Tadej Pogacar (Team UAE) +57″3. Miguel Angel Lopez (Astana) +1’27″4. Richie Porte (Trek-Segafredo) +3’06″5. Mikel Landa (Bahrain-McLaren) +3’28″6. Enric Mas (Movistar) +4’19″7. Adam Yates (Mitchelton-Scott) +5’55″8. Rigoberto Uran (EF Pro Cycling) +6’05″9. Tom Dumoulin (Jumbo-Visma) +7’24″10. Alejandro Valverde (Movistar) +12’12” LEGGI TUTTO