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    Ciclismo, Mondiali: paura per Chloe Dyger, sbanda in curva e finisce in un fossato

    IMOLA – Paura per Chloe Dygert ai Mondiali di ciclismo scattati a Imola. La 23enne statunitense è stata protagonista di una terribile caduta nel corso della crono femminile, prova in cui era campionessa uscente. Dygert ha perso il controllo della sua bici e al termine di una curva ha sbandato contro il guard rail cadendo in un fossato. Ancora non si conoscono le sue condizioni.La gara è stata vinta dall’olandese Anna Van der Breggen. Sul percorso di 31,7 chilometri con partenza e arrivo situato presso l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, la 30enne di Zwolle – quattro argenti iridati in carriera e un oro nella corsa in linea nel 2018 – ha coperto la prova in 40’20″14 precedendo di 15″ la svizzera Marlen Reusser e di 31″ la connazionale Ellen van Dijk.Decimo posto per Vittoria Bussi, più attardata Vittoria Guazzini.Mondiali di ciclismo, terribile caduta per Chloe Dygert LEGGI TUTTO

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    Moto, caduta e operazione non fermano Ana Carrasco: “Ecco le mie ferite, ma tornerò più forte di prima”

    “Dicono che quel che non ti ammazza ti rende più forte…e allora eccoci, con la voglia di tornare migliori che mai!”. Ana Carrasco, 23 anni, la prima donna pilota a vincere una gara mondiale di motociclismo – nel 2018 il titolo in Supersport 300 -, per 3 stagioni protagonista in Moto3 battendosi alla pari con campioni come Maverick Viñales (e battendo pure il nostro “Pecco” Bagnaia), è stata davvero sul punto di perdere la vita.repApprofondimento LEGGI TUTTO

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    Mondiali di ciclismo: record dell'ora e laurea in matematica, la sfida alla velocità di Vittoria Bussi

    La cronometro élite femminile apre il Mondiale di Imola, quattro gare in tutto, le più importanti, le più televisive, quelle che si ricordano: le due gare contro il tempo e le due corse in linea. La prima atleta al via, l’atleta delle Barbados Amber Joseph, partirà alle 14.40. Si scatta dalla pit lane dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, si scende in direzione sud-ovest, intermedio a Borgo Tossignano e veloce risalita verso Codrignano e Imola: il traguardo, dopo 31.7 km è nel rettilineo tra la curva della Piratella e quella della Tosa. Suggestivo, fantastico. Due le azzurre al via, la giovanissima Vittoria Guazzini (ore 14.56) e la romana Vittoria Bussi (15.47). Dura per una medaglia contro le specialiste Van der Breggen (Ola), Brennauer (Ger) e soprattutto Dygert (Usa). Ma soprattutto Vittoria Bussi potrebbe sorprendere. 33 anni, detentrice attuale del record dell’ora (48.007 km fatto segnare nel 2018 ad Aguascalientes), Bussi è una specialista delle cronometro, nel vero senso della parola: su strada corre solo gare contro il tempo. In questa stagione è arrivata seconda al campionato italiano, quinta all’Europeo, terza nella staffetta mista ancora all’Europeo di Plouay. Al suo esordio mondiale, un anno fa ad Harrogate, chiuse 35ª a 6 minuti da Chloe Dygert. Una storia da raccontare, la sua: laureata in matematica pura alla Sapienza, si è poi specializzata ad Oxford e nel 2014 ha ottenuto una borsa di studio post-dottorato presso il prestigiosissimo Centro internazionale di fisica teorica di Trieste. La morte del padre nel 2012 però ha cambiato le sue prospettive: “Lui amava la vita e la malattia non gli ha dato la possibilità di vivere. Io da quel giorno è come se vivessi per due, anche per lui. Ho abbandonato le scelte a lungo termine, ho scelto di fare ciò che avrei voluto fare da sempre, senza rimpianti o rimorsi. Io voglio godermi la vita. Ho un’energia diversa, come se avessi due persone dentro di me” ha spiegato in una bella intervista per Suiveur. Lo sport, che sempre le era appartenuto, ha ripreso a viaggiare veloce dentro di lei: atletica, triathlon e poi il ciclismo. Fino al record dell’ora. Fino ad Harrogate. Fino a Imola. Bussi è molto attiva sul fronte della sicurezza stradale, anche dopo un grave incidente che le è capitato nel novembre scorso, a Torino, quando una signora alla guida di un’auto le tagliò la strada e la fece cadere, procurandole lunghe giornate di dolori. Ad un incontro con il premier Conte ai Collari d’oro del Coni, prima di Natale, Vittoria prese il microfono e chiese con molta decisione maggiore impegno al Governo. Conte le disse: “Ci lavoreremo”. Corre in un team privato, il Bj Bike Club, Bussi-Japicca come il cognome del suo compagno Rocco. Un'”isolata”, si sarebbe detto nei primi anni del ciclismo. Sarebbe la prima “isolata” a vincere una medaglia mondiale. E il percorso di Imola, velocissimo, le si addice moltissimo.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Quintana: “Ma quale doping? Ho preso solo vitamine”

    ROMA – “Erano solo vitamine”. Così Nairo Quintana, con un comunicato, si difende dalle accuse di doping mosse a suo carico dalla Procura di Marsiglia. “Vitamine non usuali e non familiari in Francia che hanno generato confusione negli agenti intervenuti nella mia camera a Mèribel”. “Io”, prosegue il comunicato, “ho la coscienza tranquilla e non mi sono mai dopato in tutta la mia carriera”. E poi: “Non ho mai contattato medici o personale esterno alla squadra”. Questo, almeno, non è vero: le due persone fermate, un medico colombiano e un kinesiterapeuta spagnolo, erano esterne ai quadri dell’Arkea-Samsic. Nei prossimi giorni Quintana, suo fratello Dayer e Winner Anacona verranno ascoltati ancora dagli inquirenti. Il giallo delle vitamine “inusuali” è appena iniziato. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Mondiali: a Imola ci potranno essere 2246 spettatori

    IMOLA – Anche i Mondiali di ciclismo su strada, in programma dal 24 al 27 settembre a Imola, si svolgeranno alla presenza del pubblico sugli spalti dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, seppur in numero molto limitato rispetto alla capienza delle tribune del circuito. Potrà, infatti, esserci fino a un massimo di 2.246 spettatori, per rispetto delle norme sulla sicurezza. E’ quanto prevede un’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che, accogliendo la richiesta presentata dagli organizzatori, concede una deroga al numero massimo di 1000 spettatori previsto negli impianti all’aperto per gli eventi sportivi di portata nazionale e internazionale.Deroga concessa dopo l’approvazione del piano di sicurezzaLa deroga è stata concessa dopo che l’assessorato regionale alla Politiche per la salute ha concluso l’istruttoria sul piano per la sicurezza presentato dagli organizzatori stessi, che garantisce il pieno rispetto delle misure anti Covid. “Il soggetto gestore – precisa l’ordinanza – si deve impegnare alla corretta applicazione del protocollo nonché alla vigilanza sulla sua attuazione e deve garantire tutte le misure organizzative per evitare assembramenti durante l’accesso e il deflusso del pubblico all’impianto, la permanenza nel posto assegnato e l’accesso ai punti ristoro e ai servizi igienici”.Vendita dei biglietti esclusivamente on-lineIl numero degli operatori di sicurezza impegnati nell’assistenza e monitoraggio delle misure è stabilito in un addetto ogni 150 spettatori. La vendita dei biglietti sarà esclusivamente on-line e/o in prevendita e il soggetto gestore dell’impianto dovrà conservare per almeno 14 giorni copia degli elenchi nominativi di coloro che hanno acquistato i biglietti, rendendoli disponibili su richiesta alle strutture sanitarie in caso di necessita’ di svolgere attività di contact-tracing. LEGGI TUTTO

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    Pogacar e gli altri: gli eletti che fanno l'impresa al primo colpo

    ROMA – Se lo sport è fatica, impegno, sudore, costanza e perseveranza. Se è sbagliando che si impara. Se, citando Churchill, il successo è passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo. Insomma, se per vincere si deve passare da anni di sacrifici e bocconi amari, quando a essere il primo della classe è un debuttante, il castello retorico su cui si regge lo sport viene scosso nelle sue fondamenta. Con la vittoria nel Tour de France, Tadej Pogacar, 22 anni appena compiuti, ha realizzato una piccola serie di capolavori: primo sloveno a portarsi a casa la maglia gialla, secondo più giovane vincitore nella storia della Grande Boucle dopo Henri Cornet, che nel 1904 fu campione a 19 anni ma a tavolino dopo aver chiuso quinto in classifica. Era dal 1983 che la vittoria del Tour non andava a un esordiente (Fignon), e dal secondo dopoguerra era successo solo altre sei volte: a Robic, Coppi, Anquetil, Gimondi, Merckx e Hinault. Nomi di un certo calibro, che messi insieme fanno 45 trionfi tra Tour, Giro e Vuelta e che stanno lì a sottolineare la portata dell’impresa di Pogacar. Che, quando parteciperà alla Corsa rosa, potrà provare a eguagliare il primato di Coppi e Hinault, gli unici a centrare il successo al debutto sia al Tour che al Giro.Sì, perché vincere al primo colpo non è mica facile: non c’è riuscito Michael Phelps, il re delle Olimpiadi (28 medaglie, di cui 23 ori) che però all’esordio a Sydney restò a bocca asciutta. Non ce l’ha fatta John McEnroe, il tennista più titolato della storia, che a 18 anni partì dalle qualificazioni di Wimbledon e arrivò fino in semifinale, dove venne battuto da Connors. Niente da fare nemmeno per Michael Schumacher, che vinse il primo dei suoi sette Mondiali alla quarta stagione in Formula 1. E Lewis Hamilton, che si accinge a raggiungere il tedesco in vetta alla classifica dei piloti più titolati, nel 2007 andò vicinissimo a farcela al primo tentativo ma nel decisivo Gp del Brasile pagò l’inesperienza e chiuse secondo dietro Raikkonen. Per rimanere in ambito F1, resiste da quasi sessant’anni il primato di Giancarlo Baghetti, unico pilota a vincere un Gran Premio (in Francia) al suo esordio assoluto. Se si passa dalle quattro alle due ruote, il discorso non cambia molto: Giacomo Agostini ha vinto il suo primo Mondiale alla quarta stagione nella classe 350 e alla seconda nella 500. E anche Valentino Rossi ha avuto bisogno di un anno di rodaggio prima di trionfare in tutte le classi in cui ha corso. Solo Kenny Roberts (1978) e Marc Marquez (2013) hanno preso tutto e subito, conquistando il Mondiale piloti all’esordio nella classe regina.Questo breve e volutamente incompleto elenco sta a dimostrare che non sono le qualità del singolo sportivo a essere in discussione. Semplicemente, ognuno ha il suo tempo: chi oserebbe criticare Roger Federer e Novak Djokovic, che alle loro prime esperienze nei tornei dello Slam non riuscirono a portare a casa la vittoria? L’unico che potrebbe farlo è Rafa Nadal: tra lui e la terra rossa del Roland Garros fu amore a prima vista già nel 2005, quando il maiorchino aveva appena 19 anni. E chi mai potrebbe rinfacciare a Usain Bolt di non aver portato alla Giamaica nessuna medaglia ai suoi primi Giochi ad Atene? Forse non ci sarebbe riuscito neanche il figlio del vento Carl Lewis, che a Los Angeles 1984 vinse 4 ori ma era stato selezionato anche per Mosca 1980, prima che il boicottaggio deciso dal presidente Carter facesse saltare la partecipazione degli Stati Uniti.Una doppia prima volta è stata quella dell’azzurra Ondina Valla: ai suoi primi Giochi, l’atleta che il padre aveva battezzato Trebisonda in omaggio all’amata città turca vinse l’oro negli 80 metri ostacoli. Erano le Olimpiadi di Berlino 1936, e Ondina conobbe anche Hitler, ma non capì cosa le disse perché non parlava il tedesco. Quella vittoria fece di Valla la prima italiana a vincere un oro olimpico e la trasformò in un simbolo per le ragazze nell’Italia mussoliniana, seppure il regime, appoggiato dal Vaticano, non fosse del tutto favorevole alla partecipazione femminile allo sport. Buonissima la prima ai Giochi anche per Marco Galiazzo, che ad Atene 2004 diventò il primo italiano a vincere l’oro nel tiro con l’arco (e bissò nel 2012 nella gara a squadre) e per Daniele Garozzo, trionfatore nel fioretto individuale a Rio 2016. Senza dimenticare le Olimpiadi invernali: d’obbligo citare Alberto Tomba e i due ori a Calgary 1988 nello slalom gigante e nello slalom speciale, con tanto di interruzione da parte della Rai della diretta del Festival di Sanremo per trasmettere la manche decisiva dal Canada. Ma anche Sofia Goggia, che a Sochi 2014 era andata in veste di commentatrice tecnica dopo la rottura del crociato, si prese la sua rivincita quattro anni dopo a Pyeongchang con l’oro nella discesa libera.A proposito di Olimpiadi: se si fossero tenute nel 2020, forse Tokyo sarebbe stato un traguardo troppo prematuro per Benedetta Pilato, piccolo fenomeno del nuoto azzurro che ha già battuto il record di precocità di Federica Pellegrini debuttando ai Mondiali di Gwangju 2019 a 14 anni e sei mesi e vincendo l’argento nei 50 rana. Ma con il rinvio al 2021 a causa del coronavirus, la pugliese vede il Giappone come un obiettivo più concreto: ai suoi primi Giochi (Atene 2004), Federica Pellegrini chiuse con un argento nei 200 stile libero. Occhio a Baby Benny. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, stampa francese: perquisita la stanza di Nairo Quintana al Tour

    Perquisizione doping a Nairo Quintana avvenuto in corso di Tour de France. Lo scrive ‘L’Equipe’. Secondo il quotidiano sportivo transalpino, nella serata di mercoledì i gendarmi dell’Oclaesp, Ufficio Centrale per la lotta agli attacchi all’ambiente e alla salute pubblica, si sono presentati dalla Arkéa-Samsic, la formazione del corridore colombiano, nella struttura di Les Allues, vicino a Méribel, al termine della 17/a tappa.La conferma arriva dal manager del team, Emmanuel Hubert, manager della Arkéa-Samsic, che però non ha voluto commentare. Sono state perquisite le stanze dei corridori colombiani (Nairo Quintana e suo fratello Dayer, oltre a Winner Anacona), così come quelle dei massaggiatori, oltre alle auto del team. Un’azione che non era concordata con l’Afld, l’Agenzia francese antidoping, ed è stata condotta nell’ambito di un’indagine preliminare.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, incidente stradale a Parigi per l'ex iridato Zoetemelk

    PARIGI – Incidente a Parigi per l’ex campione del mondo di ciclismo su strada Joop Zoetemelk, 73 anni. L’olandese che conquistò la maglia iridata nel 1985, mentre cinque anni prima aveva vinto il Tour, è stato infatti investito da un’auto mentre andava in bicicletta nella regione metropolitana della capitale francese.Non è in pericolo di vitaA rendere noto l’episodio sono state fonti della famiglia, precisando che l’ex iridato, ora ricoverato in ospedale, non è in pericolo di vita. Ha comunque riportato fratture a entrambe le gambe, e a un braccio. “Ha perso molto sangue, ma non rischia la vita”, ha commentato l’amico, ed ex collega, Bernard Thevenet, anche lui vincitore del Tour. Zoetemelk è stato uno dei due soli olandesi che siano riusciti a portare la maglia gialla fino a Parigi: come lui solo Jan Janssen nel 1967. In carriera Zoetemelk ha vinto anche la Vuelta nel 1979. LEGGI TUTTO