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    Tour de France, Campenaerts vince la tappa di Barcelonnette, Pogacar in maglia gialla

    Victor Campenaerts entra nell’enorme fuga di giornata (36 corridori) partita al primo GPM dei cinque previsti, fa la differenza nella discesa dell’ultima salita con Kwiatkowski e Vercher, li batte in volata e si aggiudica la prima tappa al Tour in carriera. Il gruppo dei big resta calmo e arriva sul traguardo con un quarto d’ora circa di ritardo. Pogacar ancora in giallo
    LE CLASSIFICHE – IL PERCORSO LEGGI TUTTO

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    Tour de France, la 19^ tappa da Embrun a Isola 2000: percorso e altimetria

    Arrivano le tappe che decideranno l’esito dell’edizione 111 della Grande Boucle. 144,6 chilometri con tre salite impegnativissime, due Hors Categorie e quella finale di prima categoria al traguardo di Isola 2000, a oltre 2mila metri di altezza. Pogacar potrebbe mettere il punto esclamativo sulla sua storica doppietta Giro-Tour, per Vingegaard ed Evenepoel ultime possibilità di riapire la contesa. Il Tour è in diretta su Eurosport, canale 210 e 211 di Sky
    IL RACCONTO DELLA 18^ TAPPA – CLASSIFICHE

    Dopo un paio di tappe di sicuro movimentate e impegnative, ma non così selettive, le Alpi riservano ostacoli durissimi nella strada verso Nizza. Tre GPM (due Hors Categorie e una 1^ categoria) lungo i 144,6 chilometri che separano la partenza da Embrun (878 metri) al traguardo di Isola 2000 (2.024 metri)

    L’altimetria della 19^ tappa

    57 chilometri da percorrere su tre ascese dalla difficoltà estrema: si parte dal Col de Vars (Hors Categorie da 18,8 km con pendenza media del 5,7%), per poi proseguire sulla Cime de la Bonette (Hors Categorie da 22,9 km con il 6,9%) e chiudere con il traguardo in salita di Isola 2000 (1^categoria da 16,1 km con il 7,1%). Probabile che il gruppo arrivi compatto al traguardo intermedio di Guillestre (al km 21) e che da lì inizino ad aprirsi le danze. Non è esclusa una nuova fuga da lontano, ma la sensazione è che il banco possa saltare presto, già sulla Bonnette, anche per gli uomini di classifica. Dopotutto Vingegaard ed Evenepoel hanno rispettivamente più di 3 e di 5 minuti da recuperare a Pogacar e per non lasciare nulla di intentato bisognerà inventarsi qualcosa.   LEGGI TUTTO

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    Tour de France, Carapaz vince la tappa di Superdevoluy, Pogacar in maglia gialla

    Richard Carapaz trionfa in solitaria nell’arrivo in salita a Superdevoluy e, dopo la maglia gialla indossata a inizio Tour, si toglie anche un’altra soddisfazione, vincendo la prima frazione della carriera alla Grande Boucle. Decisivo il suo strappo sul complicato Col du Noyer, alle sue spalle Simon Yates ed Enric Mas. Pogacar attacca anche oggi, ma viene ripreso e mantiene la maglia gialla. Nel finale guizzo di Evenepoel 
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    Tour de France, la 18^ tappa da Gap a Barcelonnette: percorso e altimetria

    Alpi ancora protagoniste del Tour 2024. Non potrebbe essere diversamente nell’ultima settimana della corsa e con l’arrivo previsto a Nizza domenica 21 luglio. Oggi è stata una tappa ricca di colpi di scena con le iniziative finali sia tra i battistrada con gli attacchi di Yates e Carapaz, che tra i big con i continui tentativi di Pogacar e le risposte di Evenepoel. Domani potrebbe ugualmente esserlo, con molte occasioni per lanciare fughe. 

    L’altimetria della 18^ tappa

    Se nella frazione odierna i tre GPM erano tutti concentrati nel finale, domani invece le cinque vette saranno sparse in maniera uniforme lungo il percorso. Si parte con il Col du Festre (3,9 km con pendenza media del 6,3%), si prosegue col Cote de Corps (2,1 km con il 7,2%), il Col de Manse (5,1 km con il 3,6%), il Cote de Saint-Apollinaire (7 km con il 5,5%) per finire con il Cote des Demoiselles Coiffees (3,6 km con il 5,4%), ultima cima a 40 km dal traguardo. Da considerare anche il traguardo intermedio di Saint-Bonnet-en-Champsaur al km 84,3.  LEGGI TUTTO

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    Tour de France: Philipsen vince allo sprint la 16^ tappa, Pogacar sempre in maglia gialla

    1) PHILIPSEN Jasper (Alpecin-Deceuninck) 04h11’27”
    2) BAUHAUS Phil (Bahrain Victorious) s.t.
    3) KRISTOFF Alexander (Uno-X Mobility) s.t.
    4) BENNETT Sam (Decathlon AG2R La Mondiale Team) s.t.
    5) VAN AERT Wout (Team Visma | Lease a Bike) s.t.
    6) ACKERMANN Pascal (Israel-Premier Tech) s.t.
    7) COQUARD Bryan (Cofidis) s.t.
    8) WÆRENSKJOLD Soren (Uno-X Mobility) s.t.
    9) GIBBONS Ryan (Lidl-Trek) s.t.
    10) VAN POPPEL Danny (Red Bull-BORA-hansgrohe) s.t. LEGGI TUTTO

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    Tour, 17^ tappa da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Superdévoluy: percorso e altimetria

    La Grande Boucle si arrampica sulle Alpi in questa 17^ tappa che da Saint-Paul-Trois-Châteaux (nel dipartimento della Drôme) porterà a Superdévoluy, al debutto nella corsa francese, sul confine tra le regioni di Isere ed Alta Savoia. Terreno fertile per un nuovo, ‘titanico’ duello tra la maglia gialla Tadej Pogacar e il rivale Jonas Vingegaard, che deve recuperare oltre 3 minuti allo sloveno in classifica generale.

    L’altimetria della 17^ tappa
    I primi 145 dei 177,8 in programma sono ‘gestibili’, e includono anche il traguardo volante di Veynes (al km 114,8). La parte finale è durissima, con tre GPM in sequenza: Col Bayard (2^ cat.,6,8 km al 7,3%), Col du Noyer (1^ cat., 7,5 km all’8,1%) e gran finale con il Superdévoluy (3^ cat., 3,8 km al 5,9%) e l’arrivo a 1.502 metri di altitudine.

    Dove seguire il Tour de France
    Tutta la corsa è trasmessa in diretta integrale da Eurosport, canale 210 del telecomando Sky. La partenza da Saint-Paul-Trois-Châteaux è fissata per le ore 12:45, con arrivo previsto a Superdévoluy tra le 17 e le 17:20. La tappa si potrà seguire anche su Sky Go e su NOW. LEGGI TUTTO

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    Longo Borghini: “Giro, non potevo chiedere di più. Olimpiadi? So di essere in forma”

    Dopo la vittoria del Giro d’Italia Women, la piemontese racconta sensazioni e progetti futuri a Sky: “Quando c’è in palio qualcosa di importante si riesce ad andare oltre ciò che si pensava di poter fare, ed è quello che mi è successo. Volevo vincere, ma non solo per un secondo”. Sulle Olimpiadi: “Saranno gare particolari e dure, ma sono consapevole della mia ottima forma fisica” LEGGI TUTTO

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    Pogacar, il record al Tour de France 2024 a Plateau de Beille spiegato bene

    1998: Pantani in maglia gialla bissava il giro della rosa, celebrato come mito e con simil doppietta raggiungeva Coppi, Merckx, Indurain, Anquetil, Hinault e Roche. 1998 è l’anno del Panta ma è anche l’anno di nascita di Tadej Pogacar. Sembra un gioco del destino perché i tempi record da battere (Plateau de Beille) sono proprio quelli del Pirata e Tadej, Taddeo, Pogi, Ciuffettino o semplicemente fenomeno, lo frantuma, lo liofilizza, lo annienta: 39 e 42 contro 43 e 12. Disumano o inumano, mostruoso. Fino a dopo il traguardo sì, perché le braccia le alza al cielo solo dopo l’ultima botta, colpo di reni, quasi a voler suggellare il suo primo posto, il suo record, il suo primato giallo, il suo impero pirenaico del momento. Prevedibile e di enorme modernità. È il modo di correre attuale che ti stravolge. Pantani 1998-Pogacar 2024, 26 anni di cambiamento radicale che determinano i tempi e tempistiche, a questo devi aggiungere il tipo di tattica che si è sviluppato subito sulla salita finale. Innanzitutto, parliamo di fuoriclasse. In questo Tour sono 3: Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, i primi due con due squadre fortissime, micidiali. Ritmo impressionante all’attacco degli ultimi 15 chilometri in salita, soprattutto in considerazione che erano già passate 4 montagne di prima categoria, insomma una passeggiata di salute. La corsa la fa la Visma di Vingegaard, il danese sta bene e deve recuperare sulla maglia gialla e questa è la tappa giusta. Per Pogacar è la situazione perfetta, lui si mette dietro Vingegaard con qualche scudiero e attende, rilassato e neppure preoccupato. Rispetto alle tappe precedenti è assai più concentrato e sente la corsa come non mai. Prestissimo il gruppo dei migliori è ridotto al lumicino, sono in pochi. Ai -10 km l’ultimo vagone della Visma si fa da parte e il capitano si muove aumentando il ritmo con la speranza di stroncare l’avversario. Non si volta, testa bassa e gambe che frullano veloci. Dietro, sembra senza far fatica, l’ombra gialla dello sloveno. Ecco la prima analisi, i tempi e la velocità espressa prima dalla squadra e poi da Vingegaard sono stratosferici e tutto è partito assai presto. Evenepoel è già dietro e va su del suo passo, gli altri di classifica dispersi. Vingegaard continua senza scattare, allenta la tensione dei reni, della schiena, alzandosi qualche volta sui pedali. La sua faccia è una maschera, fa fatica, e le braccia che attanagliano il manubrio, inquadrate da vicino, sono sudatissime. Fila via e i tempi di salita sono da record totale. I raffronti sono imparagonabili, anche l’asfalto è migliorato più fluido e le ruote scorrono quasi senza resistenza, piccole variazioni di percorso agevolano i miglioramenti. Una sola volta si gira il danese, una sola ma quel volto, quello sguardo al suo avversario dietro di lui è una radiografia precisa dello stato fisico del momento. È un attimo e Pogacar scatta, uno scatto in faccia a chi aveva dettato ritmo e esaurito la squadra. Quindi, nonostante gli sforzi, Pogacar si è risparmiato nella prima parte, tirava la Visma, ed anche dal nono al quinto chilometro stando alle spalle e coprendosi dall’aria aperta da Vingegaard. Guadagna subito metri preziosi per l’agilità messa nelle pedalate, rapporti non durissimi e più gambe che girano, oltre al colpo psicologico a chi doveva fare sfracelli. Vola “Pogastar” senza problemi fino a sotto il traguardo tagliato come detto.

    Confronti difficili da fare: il ciclismo è cambiato
    Record e distacchi notevoli a tutti, nessun escluso, un Tour quasi messo in cassaforte. All’arrivo è una mesta processione tanto da far aumentare anche il tempo massimo per non cancellare la buona parte dei corridori, l’ultimo Demare (un vincitore di Milano- Sanremo) arriva ad un’ora. Sbriciola il record ma, come detto, è stata il tipo di corsa che ha permesso in primis di poterlo sbriciolare, poi consideriamo tutta la tecnologia espressa sulla bicicletta, dalla posizione, messa in sella, al cambio elettronico più rapido nei passaggi, ampia scelta di rapporti tanto da decidere fino all’ultimo anche con un cambio di bici, materiali di enorme leggerezza e addomesticabilità, ti alzi sui pedali e la bici ti segue come una frustata dandoti maggiore elasticità. I nuovi disegni e la ricerca della aerodinamicità permettono ampie differenze. Una ricerca continua. Froome verso il 2010 dava frullate e aveva cambiato il modo di pedalare ora la frullata è più regolare e si lavoro molto sul ritmo e meno sulla forza e i corridori seguono come la bibbia i dettami dei watt, la potenza e le istruzioni dei loro preparatori. Come anche la nutrizione e la perdita di peso per aumentare la leggerezza sui pedali e diminuire lo sforzo, Pogacar è altro un metro e 77 e pesa dopo due settimane di Tour circa 64 chili. Copertoni più scorrevoli e più larghi danno maggiore scorrevolezza in salita e sicurezza in discesa. Da non tralasciare l’abbigliamento studiato nei minimi dettagli per dare quasi una seconda pelle, più leggera della prima. Tutto è cambiato da quel 1998 di Pantani, era rimasto questo record come ve ne sono altri su altre cime ma prima di tutto è la tattica fatta dai campioni e poi tutto il resto. Sono confronti inconfrontabili, la modernità e la ricerca di ogni minimo dettagli permettono il radicale cambiamento non tanto verso il record ma verso chi deve staccare l’altro per poter vincere, come in salita o come in volata. Pogacar ha vinto 14 volte al Tour e 80 volte in carriera,  2 Tour e un Giro come corse a tappe e ora potrebbe entrare nel ristretto, lotto dei fenomeni dove l’ultimo è stato Pantani: Giro-Tour. Pantani certamente è il riferimento anche per i campioni attuali come Nibali lo è per l’ultima vittoria di tappa italiana alla Grande Boucle, 27 luglio 2019, 100 tappe fa, tanto tempo fa, troppo tempo che un italiano non passa primo sotto il traguardo del Tour. Ci consoliamo con le vittorie e i record altrui. Peccato.  LEGGI TUTTO