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    F1, Norris: “Minacce di morte? Ci rido su leggendo i commenti”

    ROMA – Hater online, commenti irripetibili e tanto rancore immotivato. Le parole di Lando Norris all'”Independent” sollevano di nuovo la questione sugli abusi online in Formula 1: “Ogni tanto ricevo minacce di morte. Non se ne parla abbastanza ed è dura. Avrebbero avuto più effetto a inizio carriera, ma ora capisco che bisogna anche ridere dei commenti sciocchi fatti da gente che cerca di attirare l’attenzione”. Anche Nicholas Latifi, pilota della Williams, ha avuto il suo momento no dopo aver causato la safety car ad Abu Dhabi nel finale di stagione scorso.
    Sulla fidanzata
    “Io voglio correre, viaggiare per il mondo, incontrare nuove persone e farmi nuove esperienze – ha aggiunto Norris – mentre loro passano la loro unica vita seduti dietro un computer nella loro camera da letto per cercare di maltrattare qualcuno”. Non solo lui, ma anche la sua ragazza, la modella portoghese Luisinha Oliveira, è stata oggetto di commenti spiacevoli dopo che Norris ha rivelato la loro relazione. “La quantità di pagine di odio sui social media dedicate a lei è ormai spaventosa, soprattutto su Instagram e Twitter. Non è facile per lei: è passata da una vita abbastanza normale ad avere improvvisamente molti follower, quindi deve stare più attenta”, ha infatti concluso il britannico. LEGGI TUTTO

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    F1, Norris: “Ogni tanto ricevo minacce di morte, ma ci rido su”

    ROMA – “Ogni tanto ricevo minacce di morte. Non se ne parla abbastanza ed è dura. Avrebbero avuto più effetto a inizio carriera, ma ora capisco che bisogna anche ridere dei commenti sciocchi fatti da gente che cerca di attirare l’attenzione”. Queste le parole di Lando Norris, pilota di Formula 1 per McLaren, pronunciate in un’intervista all'”Independent”. Tema ricorrente quello degli abusi online verso gli alfieri del paddock, con il culmine raggiunto l’anno scorso quando Nicholas Latifi ha di fatto deciso involontariamente il campionato causando la safety car ad Abu Dhabi.
    La paura per la fidanzata
    “Io voglio correre, viaggiare per il mondo, incontrare nuove persone e farmi nuove esperienze – ha aggiunto Norris – mentre loro passano la loro unica vita seduti dietro un computer nella loro camera da letto per cercare di maltrattare qualcuno”. Anche la modella portoghese, Luisinha Oliveira, è stata presa di mira da quando il pilota britannico ha rivelato la loro relazione. “La quantità di pagine di odio sui social media dedicate a lei è ormai spaventosa, soprattutto su Instagram e Twitter. Non è facile per lei: è passata da una vita abbastanza normale ad avere improvvisamente molti follower, quindi deve stare più attenta”. LEGGI TUTTO

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    GP di Gran Bretagna: è una Formula 1 “grandi numeri”

    TORINO – Oltre 350 mila spettatori l’anno scorso hanno assistito dal vivo al GP di Gran Bretagna a Silverstone, oltre 400 mila sono attesi quest’anno. La “nuova” Formula 1 ama i grandi numeri e fa di tutto per inseguire e ottenere platee oceaniche. E’ una delle linee seguite dall’attuale management, diretto da Stefano Domenicali. Da una parte tenere alto l’interesse delle platee televisive (ad esempio con le gare Sprint, oggi al centro di un braccio di ferro con la Fia, nonché oggetto di discussione tra puristi e innovatori), dall’altro cercare nuove fasce di pubblico, possibilmente giovani, da attirare con i social (del tutto ignorati nell’era precedente) o attraverso canali creativi mai esplorati (la narrazione romanzata di Netflix, ad esempio, cui potrebbero seguire altre produzioni simili). E tuttavia il focus sul pubblico in autodromo resta molto alto. Il modello cui si tende è quello delle gare americane, in primis l’ultima arrivata (Miami), che cerca di proporre un’offerta di spettacolo ampia e diversificata, non solo limitata al momento in cui le monoposto sono in pista. In fondo, anche le nuove gare (Arabia Saudita, ad esempio) sono già state pensate in funzione di questo modello.
    CALENDARIO – Le grandi folle ci sono state (e che folle!) anche in passato, ma solo in alcuni autodromi: quelli italiani, Silverstone, le due location tedesche (oggi fuori dal calendario), Ungheria, Giappone, Australia, Brasile, Canada. Il tentativo è di migliorare la qualità dell’offerta dove il pubblico tradizionalmente risponde e stimolare i tifosi laddove in passato prevaleva la freddezza. Ma la gente sugli spalti, anche nella Formula 1 del nuovo corso, è ritenuto un ingrediente irrinunciabile per un mondiale di successo. Caso mai bisognerà riflettere sui prezzi: a Miami si sono raggiunte vette che, nemmeno nel segmento premium dell’offerta, sono proponibili in Europa. E soprattutto bisognerà trovare una strada per avvicinare le fasce più giovani, quelle che già interagiscono su sociali o piattaforme di gioco on line, con proposte economiche abbordabili. LEGGI TUTTO

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    F1, Piquet chiarisce: “Termine colloquiale in brasiliano, traduzioni errate”

    ROMA – Le scuse sono arrivate. L’ufficio stampa di Nelson Piquet pubblica un comunicato stampa nel quale si legge: “Vorrei fare chiarezza sugli articoli che stanno circolando sui media circa un commento da me fatto in un’intervista dell’anno scorso. Ciò che ho detto è stato irragionevole e non ho scusanti, ma vorrei chiarire che il termine che ho utilizzato è sempre stato ampiamente utilizzato in maniera colloquiale nel portoghese-brasiliano come sinonimo per ragazzo o persona e non è mai stato mia intenzione offenderlo”. Parole che si sono rese necessarie dopo le polemiche legate alla parola offensiva utilizzata dal tre volte iritato nei confronti di Lewis Hamilton a novembre 2021.
    La difesa di Piquet
    Insomma, il dilemma è sempre lo stesso: è offensiva la parola in sé oppure l’uso che se ne fa? Prosegue l’ex pilota brasiliano: “Non utilizzerei mai la parola che alcune traduzioni riportano. Condanno fortemente qualsiasi sospetto che io abbia utilizzato quel termine con l’intenzione di denigrare un pilota a causa del colore della sua pelle. Chiedo scusa con tutto il cuore a chiunque che si sia sentito offeso, incluso Lewis, che è un incredibile pilota. La traduzione che sta circolando sui media non è affatto corretta. Non c’è posto nella Formula 1 o nella società per la discriminazione e sono lieto di riuscire a chiarire il mio pensiero con il massimo rispetto”, dice Piquet, sperando di aver convinto l’opinione pubblica. LEGGI TUTTO

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    F1, arrivano le scuse di Piquet: “Traduzione sbagliata, non volevo offendere”

    ROMA – “Vorrei fare chiarezza sugli articoli che stanno circolando sui media circa un commento da me fatto in un’intervista dell’anno scorso. Ciò che ho detto è stato irragionevole e non ho scusanti, ma vorrei chiarire che il termine che ho utilizzato è sempre stato ampiamente utilizzato in maniera colloquiale nel portoghese-brasiliano come sinonimo per ragazzo o persona e non è mai stato mia intenzione offenderlo”. Sono queste le scuse che Nelson Piquet porge a Lewis Hamilton dopo le polemiche montate nelle scorse ore per la parola offensiva usata dal brasiliano per riferirsi al pilota Mercedes.
    Le parole di Piquet
    Insomma, il dilemma è sempre lo stesso: è offensiva la parola in sé oppure l’uso che se ne fa? Prosegue l’ex pilota brasiliano: “Non utilizzerei mai la parola che alcune traduzioni riportano. Condanno fortemente qualsiasi sospetto che io abbia utilizzato quel termine con l’intenzione di denigrare un pilota a causa del colore della sua pelle. Chiedo scusa con tutto il cuore a chiunque che si sia sentito offeso, incluso Lewis, che è un incredibile pilota. La traduzione che sta circolando sui media non è affatto corretta. Non c’è posto nella Formula 1 o nella società per la discriminazione e sono lieto di riuscire a chiarire il mio pensiero con il massimo rispetto”, conclude Piquet. LEGGI TUTTO

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    F1, Antonio Perez alla conquista del Messico: il padre del pilota Red Bull si è candidato per il 2024

    ROMA – Il padre di Sergio Perez, Antonio Perez Garibay, scende in campo per le prossime presidenziali del Messico come candidato. Conosciuto in pit-lane per aver accompagnato suo figlio in ogni fase della sua carriera, ora Toño si prepara alla campagna presidenziale, che però si preannuncia già in salita. Anche Checo Perez, grazie agli ultimi successi con la casa di Milton Keynes in Formula 1, è diventato un vero e proprio beniamino nazionale. Circostanza che, spera suo padre, possa contribuire alla sua elezione.
    Primo ostacolo
    Qualcosa però nel lancio della candidatura non è andato nel verso giusto. La costituzione messicana, infatti, proibisce chiaramente l’utilizzo della fascia presidenziale in campagna elettorale. Nonostante questo, il padre del pilota messicano ha postato una foto dove già indossa il simbolo tricolore. La scelta del 63enne imprenditore e parlamentare ha scatenato gli attacchi agli oppositori del suo partito Movimento di Rigenerazione Nazionale (MORENA), che spera con Perez senior di conquistare la presidenza nel 2024. LEGGI TUTTO

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    F1, Perez senior si candida alla presidenza del Messico: appuntamento al 2024

    ROMA – Antonio Perez Garibay, padre di Sergio Perez, pilota Red Bull di Formula 1, si candida come nuovo presidente del Messico. Personaggio noto nel paddock per aver accompagnato suo figlio in ogni tappa della sua carriera, ora Toño si prepara alla campagna presidenziale, che però si preannuncia già in salita. Anche Checo Perez, grazie agli ultimi successi con la casa di Milton Keynes, è diventato un vero e proprio beniamino nazionale. Cosa che, spera suo padre, possa contribuire alla sua elezione.
    La polemica
    Qualcosa però nel lancio della candidatura non è andato nel verso giusto. La costituzione messicana, infatti, proibisce chiaramente l’utilizzo della fascia presidenziale in campagna elettorale. Nonostante questo, il padre del pilota messicano ha postato una foto dove già indossa il simbolo tricolore. Questo ha scatenato le reazioni dei rivali di Movimento di Rigenerazione Nazionale (MORENA), partito dell’imprenditore e deputato 63enne, che spera di raccogliere la vittoria finale alle urne, che si apriranno nel 2024. LEGGI TUTTO

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    Paulo Coelho accusa Piquet: “L'autista del peggior presidente nella storia del Brasile”

    ROMA – Per la vicenda Piquet contro Hamilton scende in campo anche Paulo Coelho, scrittore e poeta brasiliano. Il ritratto che l’autore di fama mondiale dà dell’ex pilota di Formula 1 è impietoso. Scrive infatti sui social: “Caro Lewis Hamilton, Piquet è al momento l’autista del peggior presidente della storia del Brasile. Le sue frasi razziste dimostrano il disperato bisogno di tornare sotto i riflettori. Mi scuso a nome del popolo brasiliano, che ti rispetta e ti ama”. Altro messaggio di solidarietà per Lewis Hamilton, vittima di frasi razziste pronunciate da Nelson Piquet, brasiliano e vincitore di tre mondiali negli anni Ottanta.
    Piquet e Bolsonaro
    Lo scrittore di fama mondiale ricorda a Hamilton che il Brasile gli è amico. Non molto tempo fa, infatti, il parlamento di Brasilia ha conferito la cittadinanza onoraria al pilota Mercedes, da sempre ammiratore di Ayrton Senna. Ciononostante, il commento di Piquet è sintomo di quanto ci sia ancora tanta strada da fare per correggere atteggiamenti retrogradi. Per quanto riguarda poi la questione del Piquet autista, Coelho fa riferimento a quanto accaduto il 7 settembre scorso, Festa dell’Indipendenza in Brasile, quando Piquet ha guidato la Rolls Royce presidenziale con Jair Bolsonaro a bordo. LEGGI TUTTO