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    F1, Verstappen: “Non andrei a cena con Hamilton”

    ROMA – Max Verstappen ha parlato del rapporto con Lewis Hamilton in un’intervista al “Telegraph”. L’olandese della Red Bull ha confermato il grande rispetto reciproco con il rivale della Mercedes, negando però la possibilità di un’amicizia o rapporto al di fuori del circuito di Formula 1: “No, con Hamilton non andrei a cena. Siamo come dovrebbero essere due rivali. Non andremo a cena insieme, ma va bene. Abbiamo uno spirito competitivo e cerchiamo sempre di batterci a vicenda in pista, ma anche di rispettarci a vicenda fuori. Finora ce ne sono stati alcuni di momenti di tensione, ma nel complesso è andato tutto bene. Lotta al titolo? Sono concentrato sul massimizzare ogni fine settimana. Non sono un gran sognatore, quindi non penso ancora molto ad Abu Dhabi. Vado gara dopo gara per cercare di ottenere più punti possibili, ogni volta”.
    Sulla prima vittoria in F1
    “Io il più giovane a vincere in F1? Non ho pensato alla mia età, a dire il vero. Ho sempre guidato nelle categorie in cui ero il più giovane. Ho sempre gareggiato contro ragazzi di due o tre anni più grandi, o anche di più. Soprattutto il mio ultimo anno nel go-kart. Avevo 16 anni e gareggiavo contro ventenni e persino 35enni. Erano pagati dalle fabbriche per restare sui go-kart. Quindi, non mi sentivo fuori dalla mia zona di comfort quando ho iniziato in F1. Certo, non avevo mai fatto gare a livello di Formula 1 prima, ma non ci ho mai pensato davvero. Ero solo molto felice di essere lì. Devi commettere errori, devi imparare. Avevo fatto solo un anno di corse al di fuori dei kart, in F3, quindi è stata una curva di apprendimento naturale da percorrere”. LEGGI TUTTO

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    F1, Hamilton: “Nei primi anni non avevo fiducia in me stesso”

    ROMA – Lewis Hamilton, intervistato dal “Financial Times”, ha raccontato le difficoltà attraversate nei primi anni in Formula 1, soprattutto per episodi legati al razzismo. Il pilota britannico della Mercedes porta ora avanti una serie di battaglie contro il razzismo e le discriminazioni. “Non ero felice. Avevo realizzato il mio sogno, ma non ero io, non potevo essere io e non avevo fiducia in me stesso allora, quindi sono rimasto in silenzio. Reprimiamo così tante cose che non ci rendiamo conto del dolore che abbiamo sperimentato”.
    Le parole di Hamilton
    “Mentre guardavo le foto dei festeggiamenti della squadra e mi sono reso conto che le squadre erano ancora completamente bianche, c’erano pochissime persone di colore e mi sono chiesto come potesse succedere questo dopo che sono stato qui così tanto tempo – ha aggiunto Hamilton -. Poi tutto quello che è successo dopo la morte di George Floyd mi ha colpito duramente. Non potevo credere che così tante persone fossero ancora in silenzio su quello che era successo. Ora sono disposto a rischiare il mio lavoro, la mia reputazione. Voglio che la comunità nera sappia che li ascolto e che sono con loro”. LEGGI TUTTO

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    F1, Hamilton: “Nei primi anni di carriera non ero felice”

    ROMA -“Non ero felice. Avevo realizzato il mio sogno, ma non ero io, non potevo essere io e non avevo fiducia in me stesso allora, quindi sono rimasto in silenzio. Reprimiamo così tante cose che non ci rendiamo conto del dolore che abbiamo sperimentato”. Lewis Hamilton, intervistato dal “Financial Times”, ha raccontato le difficoltà attraversate nei primi anni in Formula 1, soprattutto per episodi legati al razzismo. Il pilota britannico della Mercedes porta ora avanti una serie di battaglie contro il razzismo e le discriminazioni.
    Le battaglie di Hamilton
    “Mentre guardavo le foto dei festeggiamenti della squadra e mi sono reso conto che le squadre erano ancora completamente bianche, c’erano pochissime persone di colore e mi sono chiesto come potesse succedere questo dopo che sono stato qui così tanto tempo – ha aggiunto Hamilton -. Poi tutto quello che è successo dopo la morte di George Floyd mi ha colpito duramente. Non potevo credere che così tante persone fossero ancora in silenzio su quello che era successo. Ora sono disposto a rischiare il mio lavoro, la mia reputazione. Voglio che la comunità nera sappia che li ascolto e che sono con loro”. LEGGI TUTTO

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    F1, sorpresa Hamilton: si traveste da ingegnere per tre bambini

    “Da ragazzi mi dicevano che non sarei mai stato un pilota”
    “Mi piace fare domande sul design della macchina, anche per capire come ragionano gli altri. La parte migliore è sicuramente guidare, ma anche sapere di poter contare su un gruppo di molte persone, oltre 2.000, al contrario di quanto può sembrare da casa. Ed è bello vedere nel team persone di colore o donne. – spiega Hamilton –  Mentre la parte peggiore è rimanere concentrato, credere continuamente in sè stessi senza dare peso a ciò che dice la gente. Da ragazzo mi dicevano che non sarei mai stato un pilota e un campione del mondo. Ho dimostrato loro che si sbagliavano. Anche voi potete fare lo stesso”. Un messaggio importante, soprattutto quello finale, per i tre ragazzi, che sicuramente non scorderanno mai una giornata del genere a contatto con una delle leggende dello sport. LEGGI TUTTO

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    F1, Hamilton che sorpresa: si finge ingegnere per tre bambini

    “Ho dimostrato agli altri che si sbagliavano”
    Il pilota, in lotta per l’ottavo titolo iridato con Verstappen, non si è sottratto alle domande dei tre. “Mi piace fare  domande sul design della macchina, anche per capire come ragionano gli altri. La parte migliore è sicuramente guidare, ma anche sapere di poter contare su un gruppo di molte persone, oltre 2.000, al contrario di quanto può sembrare da casa. Ed è bello vedere nel team persone di colore o donne. Mentre la parte peggiore è rimanere concentrato, credere continuamente in sè stessi senza dare peso a ciò che dice la gente”. In chiusura un consiglio: “Da ragazzo mi dicevano che non sarei mai stato un pilota e un campione del mondo. Ho dimostrato loro che si sbagliavano. Anche voi potete fare lo stesso”, ha concluso Hamilton. LEGGI TUTTO

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    F1, Ayrton Senna: morto il padre Milton da Silva

    ROMA – Si è spento all’età di 94 anni per cause naturali Milton Guirado Theodoro da Silva, padre di Ayrton Senna. Il papà del leggendario pilota brasiliano, scomparso a Imola nel 1994, si è spento nella mattinata di mercoledì 27 ottobre. Da sempre, papà Milton aveva seguito il figlio Ayrton nelle corse, accompagnandolo dagli esordi con i kart, fino all’esperienza leggendaria in Formula 1, che lo ha reso uno dei nomi più importanti nella storia di questo sport.
    L’annuncio sui social
    L’annuncio della morte di Milton da Silva, per tutti Miltão, è stata data sui canali social dedicati ad Ayrton Senna: “È morto questo mercoledì il signor Milton Guirado Theodoro da Silva, padre di Ayrton Senna – si legge -. I nostri sentimenti per tutta la famiglia e gli amici. Grazie,Miltão”. LEGGI TUTTO

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    F1, Norris: “Ferrari chiaramente più veloce di noi”

    ROMA – “La Ferrari è stata chiaramente più veloce di noi. Forse non può sembrare così dato che Carlos è rimasto bloccato alle spalle di Daniel, ma se fosse riuscito a passarlo sarebbe scappato via come ha fatto Charles”. Queste le parole di Lando Norris in seguito al Gran Premio degli Stati Uniti, diciassettesimo appuntamento stagionale della Formula 1. Il pilota britannico della McLaren ha evidenziato i grandi progressi fatti nell’ultimo periodo dalla Ferrari, capace di portare Charles Leclerc alla quarta posizione finale nella gara di Austin.
    Passo inferiore
    “Per tutto il weekend non abbiamo mai avuto lo stesso passo della Ferrari – ha aggiunto Norris -. Loro sono sicuramente in vantaggio al momento. Forse non hanno la monoposto più veloce su tutti i tracciati, ma è più consistente della nostra e più guidabile. Questo però non cambia il nostro approccio. Cercheremo di spingere per restare davanti. Non è certamente quello che vogliamo giunti a questo punto della stagione, ma dobbiamo cercare di fare qualcosa per tornare davanti a loro”. LEGGI TUTTO

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    F1: morto Milton da Silva, padre di Ayrton Senna

    ROMA – Milton Guirado Theodoro da Silva, padre di Ayrton Senna, è morto all’età di 94 anni. Il papà del leggendario pilota brasiliano, scomparso a Imola nel 1994, si è spento nella mattinata di mercoledì 27 ottobre per cause naturali. Da sempre, papà Milton aveva seguito il figlio Ayrton nelle corse, accompagnandolo dagli esordi con i kart, fino all’esperienza leggendaria in Formula 1, che lo ha reso uno dei nomi più importanti nella storia di questo sport.
    L’annuncio
    L’annuncio della morte di Milton da Silva, per tutti Miltão, è stata data sui canali social dedicati ad Ayrton Senna: “È morto questo mercoledì il signor Milton Guirado Theodoro da Silva, padre di Ayrton Senna – si legge -. I nostri sentimenti per tutta la famiglia e gli amici. Grazie,Miltão”. LEGGI TUTTO