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    Gordon Murray Automotive T.50, ecco l'hypercar erede della McLaren F1

    Ridisegnare i confini e gli stilemi delle hypercar moderne. Questo l’imperativo che si è posto il sud africano Gordon Murray con la versione definitiva della T.50. Una supercar “inedita”, controcorrente, fuori dagli schemi, in grado però di garantire un perfetto connubio tra leggerezza, potenza e massimo divertimento alla guida. Ridurre il peso dell’auto in luogo dell’essenziale. 
    La fibra di carbonio fa la differenza

    Filosofia che ha portato a realizzare una vettura lunga 4,35 metri, larga 1,85, alta 1,16 e con il passo di 2,70 e dal peso di soli 986 kg. Massa così contenuta grazie all’utilizzo della fibra di carbonio per telaio e carrozzeria, oltre al largo uso di materiali come alluminio e titanio per il resto della componentistica e la scelta di rendere motore e cambio semi strutturali per risparmiare altri 25 kg sulla bilancia. Paragone pratico: la T.50 ha dimensioni paragonabili alla Porsche 718 e peso vicino a quello di una MX5… ma con un V12 sotto al cofano.
    Un motore senza eguali
    Propulsore realizzato in collaborazione con la Cosworth, un opera d’arte della tecnica, ma anche dell’estetica: Murray, infatti, ha dato indicazioni precise su come e dove posizionare gli organi del motore, per renderlo bello da vedere come una vera e propria scultura. L’unità, come detto, è un V12 aspirato con le bancate da 65°, da 3.9 litri di cubatura, che eroga la potenza massima di 663 cv e 467 Nm di coppia a 9.000 giri, ma già a 2.500 il motore sprigiona il 71% della sua potenza di fuoco. I valori che impressionano, però, sono altri, L’unità, realizzata tutta in alluminio, pesa appena 178 kg e in tre decimi passa dal regime di rotazione minimo, alla zona rossa del contagiri fissata a 12.100 giri per minuto. Il propulsore, montato in posizione posteriore centrale, invia la potenza alle ruote posteriori tramite una trasmissione manuale trasversale della Xtrac a sei rapporti, con le prime 5 marce corte e la sesta dalla rapportatura più lunga, praticamente una marcia di “riposo” per veleggiare in autostrada. Proprio così perché la T.50 non è stata pensata per battere i record di velocità o mangiarsi i cordoli delle piste, infatti lo 0-100 km/h non è stato dichiarato, ma per godersi al 100% un’esperienza di guida assoluta. Piacere dietro al volante garantito da sospensioni push-rod, su entrambi gli assi e l’impianto frenante carboceramico fornito dalla Brembo, con dischi da 370 mm all’anteriore e 340 mm al posteriore. Di ispirazione F1 anche i mozzi monodado, mentre i cerchi, forgiati in alluminio, sono da 19” e 20”.
    Aerodinamica a ventola

    Il design è la rivisitazione in chiave moderna della McLaren F1. Il muso piatto e basso e le linee pulite della fiancata ricordano molto la hypercar diventata leggenda negli anni ’90. In più, per non sporcare la pulizia stilistica, gli specchietti retrovisori sono stati sostituiti da due telecamere che trasmettono le immagini a due display nell’abitacolo. La scelta di non voler estremizzare l’auto con ali visibili è voluta perché figlia del concetto aerodinamico seguito per realizzare la T.50, spiegato dalla ventola che campeggia sul retrotreno. La turbina da 400 mm di diametro, azionata da un motore elettrico da 48 volt che la fa muovere al ritmo di 7000 giri al minuto, non è altro che una citazione della Brabham BT46B del 1978, monoposto di F1 realizzata proprio da Murray, ma bandita dopo una gara perché soluzione giudicata ben oltre l’interpretazione dei regolamenti aerodinamici dell’epoca. In pratica l’elemento, assieme al diffusore posteriore, ha la funzione di accelerare i flussi d’aria in uscita dal fondo per incollare la vettura all’asfalto: la Gordon Murray Automotive dichiara che la T.50 genera, in questo modo, il 50% del carico aerodinamico in più in curva e il 12,5% di drag in meno rispetto a una vettura normale. Inoltre, la GMA T.50 è dotata di aerodinamica attiva, con alette installate ai lati della ventola che si azionano automaticamente e migliorano la tenuta aerodinamica in funzione della modalità di guida. Ad esempio, in caso di frenata di emergenza, si alzano di scatto opponendo un freno aerodinamico che permette alla macchina di andare da 240 km/h a 0 in soli 10 metri.
    Gordon Murray Automotive T.50 si fa in quattro
    Il guidatore può scegliere come sfruttare bilanciare la downforce in accelerazione, frenata e tenuta secondo 4 modalità di guida: High Downforce, che aumenta la motricità del 30%, la Streamline, configurazione più scarica per andare forte sul dritto a caccia della velocità massima, la Test, che da auto attiva il sistema dimostrandone il funzionamento e la Vmax, che dà un boost in più la motore pompando più aira in camera di combustione facendo raggiungere all’unità i 700 cv di potenza. Ma visto che è sempre un’auto pensata “per tutti i giorni”, il motore ha anche una mappa specifica basata su un’erogazione più morbida della potenza limitata a 600 cv.
    Gli interni

    Come erede della McLaren F1 e figlia dello stesso padre, la T.50 non poteva non avere la configurazione dell’abitacolo basata sul posto di guida centrale e due sedili laterali. I comandi sono tutti orientati verso il guidatore, ma nonostante l’impostazione minimal, ci sono comodità essenziali come l’impianto audio da 700 watt e infotelematica con possibilità di dialogo con Apple CarPlay e Andoid Auto. Un gioiello per pochi e facoltosi appassionati perché il prezzo di partenza per ognuno dei 100 esemplari previsti è di 2.62 milioni di euro, escluse tasse e personalizzazioni. Prime consegne a partire dal 2022. LEGGI TUTTO

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    GP Repubblica Ceca, Rossi: “Brno mi piace: cerchiamo continuità dopo Jerez”

    BRNO – “Rinnovo? Ad agosto siamo in ferie e ce la prendiamo con calma. Misano potrebbe essere il posto giusto”. Sono queste le parole di Valentino Rossi durante la conferenza stampa del giovedì che fa da apripista al weekend del Gran Premio della Repubblica Ceca, terzo appuntamento del Motomondiale 2020 di MotoGP.
    Lotta per il podio
    Il Dottore, parlando ai microfoni di Sky Sport, ha fissato gli obiettivi per il weekend: “Penso che sia un weekend molto importante per varie ragioni, dobbiamo vedere se le modifiche di Jerez mi piacciono anche qui. Brno mi piace moltissimo ma storicamente è difficile negli ultimi anni per la Yamaha. Vogliamo capire se anche qui possiamo essere competitivi. Sarà importante fare punti qua, dobbiamo cercare di lottare per il podio” ha concluso Rossi.
    Proprio in merito al podio, Vale ha fatto una precisazione: “Quando si è vecchi si cominciano a guardare le statistiche. Ma io non sono qui per il podio numero 200, ma piuttosto perché mi piace gareggiare. Non è quella legata ai numeri la motivazione principale che mi spinge a correre ancora, e penso per nessuno”. Non è mancato poi un passaggio sul rapporto con il nuovo capotecnico David Munoz, scelto proprio dal Dottore: “Abbiamo un bel rapporto. L’estate scorsa abbiamo cambiato meccanico e preso un giovane dalla Moto2: abbiamo scommesso nonostante non avesse esperienza. Mi piace la sua calma e il suo ottimismo, mi può insegnare tantissimo: Munoz ci dà una ventata di aria fresca”.
    Non abbassare la guardia
    La stagione è particolare e il Covid-19 impone a tutti di non abbassare la guardia: “Non incontro tante persone, il protocollo anti-Covid vale per tutti. Abbiamo visto come Sergio Perez (pilota di Formula 1 della Racing Point, ndr) sia andato in Messico e si sia contagiato: io incontro poche persone per il momento, da noi la situazione non è drammatica ma bisogna stare attenti” ha concluso Valentino Rossi.   LEGGI TUTTO

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    GP Repubblica Ceca, Rossi: “Rinnovo? Misano potrebbe essere il posto giusto”

    BRNO – “Rinnovo? Ad agosto siamo in ferie e ce la prendiamo con calma. Misano potrebbe essere il posto giusto”. Lo ha dichiarato Valentino Rossi a margine della conferenza stampa del giovedì che anticipa il weekend del Gran Premio della Repubblica Ceca, terzo appuntamento del Motomondiale 2020 di MotoGP.
    Pista difficile per la Yamaha
    Il Dottore, parlando ai microfoni di Sky Sport, ha fissato gli obiettivi per il weekend: “Penso che sia un weekend molto importante per varie ragioni, dobbiamo vedere se le modifiche di Jerez mi piacciono anche qui. Brno mi piace moltissimo ma storicamente è difficile negli ultimi anni per la Yamaha. Vogliamo capire se anche qui possiamo essere competitivi. Sarà importante fare punti qua, dobbiamo cercare di lottare per il podio” ha concluso Rossi.
    Proprio in merito al podio, Vale ha fatto una precisazione: “Quando si è vecchi si cominciano a guardare le statistiche. Ma io non sono qui per il podio numero 200, ma piuttosto perché mi piace gareggiare. Non è quella legata ai numeri la motivazione principale che mi spinge a correre ancora, e penso per nessuno”. Non è mancato poi un passaggio sul rapporto con il nuovo capotecnico David Munoz, scelto proprio dal Dottore: “Abbiamo un bel rapporto. L’estate scorsa abbiamo cambiato meccanico e preso un giovane dalla Moto2: abbiamo scommesso nonostante non avesse esperienza. Mi piace la sua calma e il suo ottimismo, mi può insegnare tantissimo: Munoz ci dà una ventata di aria fresca”.
    Sempre attenti
    La stagione è particolare e il Covid-19 impone a tutti di non abbassare la guardia: “Non incontro tante persone, il protocollo anti-Covid vale per tutti. Abbiamo visto come Sergio Perez (pilota di Formula 1 della Racing Point) sia andato in Messico e si sia contagiato: io incontro poche persone per il momento, da noi la situazione non è drammatica ma bisogna stare attenti” ha concluso Valentino Rossi.  

    Moto Gp, Jerez: bis di Quartararo, super Rossi: 3° LEGGI TUTTO

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    GP Repubblica Ceca, Marini: “Nell'ultimo tratto spesso si decide la gara”

    BRNO – Il doppio impegno di JErez è già alle spalle e la grande macchina del Motomondiale viaggia spedita verso uno dei circuiti più affascinanti, Brno. Domenica, infatti, è in programma il GP della Repubblica Ceca, quarta prova stagionale iridata dove lo Sky Racing Team VR46 è attualmente terzo in classifica, in Moto2, grazie a Luca Marini.
    Grande lavoro di squadra
    Il doppio impegno di Jerez ha visto il fratello di Valentino Rossi e Marco Bezzecchi grandi protagonisti con una vittoria e tre podi complessivi. Un enorme lavoro di squadra sottolineato anche dal team manager Pablo Nieto: “Brno è sicuramente una delle piste più particolari rimaste all’interno del nuovo calendario. Un tracciato storico e dalle caratteristiche uniche. Tra i più amati dai piloti, ben si può adattare alla guida dei nostri ragazzi. Luca e Marco hanno dimostrato di essere tra i più forti e in forma della categoria a Jerez. Con qualche giorno di relax poi, il piede di Marco darà ancora meno fastidio e potrà partire subito bene” le parole dello spagnolo.
    Decisivo ultimo tratto
    Luca Marini, nella pista dove suo fratello Valentino Rossi ha colto la prima vittoria iridata in 125 e va a caccia del podio numero 200 in carriera, dimostr di conoscere molto bene il tracciato: “Una pista tra le più particolari e più belle del calendario: i primi due settori in discesa, diverse chicane, l’ultima in salita davvero impegnativa per la Moto2, e appunto il T4 che porta al traguardo caratterizzato da un dislivello molto marcato. Lì spesso si decidono le sorti della gara”. LEGGI TUTTO

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    Il papà della Formula E Agag è positivo al Covid-19

    Anche il fondatore della Formula E si arrende al coronavirus. Alejandro Agag è il secondo nome del Circus elettrico risultato positivo al Covid-19, dopo quello del team principal della Mahindra Racing, Dilbagh Gill. L’ombra della pandemia quindi non risparmia nemmeno il gran finale a Berlino, dove ieri è partito il primo ePrix dei sei che si correranno sul circuito del Tempelhof e che decreteranno il campione della stagione 2019-20.

    “Sono molto triste per aver perso la mia prima gara di Formula E, l’ho guardarta dalla mia stanza a Berlino – ha detto Agag attraverso il suo profilo Instagram e riferendosi al Round 6 -. Sono risultato positivo al Covid al mio arrivo e sto seguendo gli eccellenti protocolli che abbiamo implementato per tenere tutti al sicuro”.

    Formula E blindata
    Fortunatamente non ci dovrebbero essere conseguenze per il resto del paddock. Tutte le poche persone autorizzate ad essere presenti a Berlino hanno effettuato il test sierologico lunedì scorso non appena arrivate nella capitale tedesca e inoltre sono rimaste in quarantena obbligatoria per 36 ore nella loro camera d’albergo prima di poter uscire.
    Misure di sicurezza obbligatorie vista l’importanza di garantire un finale di stagione sereno e tranquillo per tutti gli addetti ai lavori. Così come sarà necessario svolgere un ulteriore secondo tampone per il coronavirus dopo il periodo di isolamento che potrebbe durare fino a 10 giorni. Tempistica che potrebbe costringere dunque sia Agag e sia Gill all’assenza durante tutti i restanti cinque ePrix di Berlino.   LEGGI TUTTO

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    GP Repubblica Ceca, Marini: “Brno è una pista bella e complessa”

    BRNO – Uno dei circuiti storici e più iconici del Circus a due ruote, Brno, ospiterà questo fine settimana il GP della Repubblica Ceca, quarta prova stagionale del Motomondiale 2020 anche per lo Sky Racing Team VR46, attualmente terzo in classifica in Moto2 con Luca Marini.
    Coppia molto forte
    Il doppio impegno di Jerez ha visto il fratello di Valentino Rossi e Marco Bezzecchi grandi protagonisti con una vittoria e tre podi complessivi. Un enorme lavoro di squadra sottolineato anche dal team manager Pablo Nieto: “Brno è sicuramente una delle piste più particolari rimaste all’interno del nuovo calendario. Un tracciato storico e dalle caratteristiche uniche. Tra i più amati dai piloti, ben si può adattare alla guida dei nostri ragazzi. Luca e Marco hanno dimostrato di essere tra i più forti e in forma della categoria a Jerez. Con qualche giorno di relax poi, il piede di Marco darà ancora meno fastidio e potrà partire subito bene” le parole dello spagnolo.
    Circuito impegnativo
    Luca Marini, nella pista dove suo fratello Valentino Rossi ha colto la prima vittoria iridata in 125 e va a caccia del podio numero 200 in carriera, dimostr di conoscere molto bene il tracciato: “Una pista tra le più particolari e più belle del calendario: i primi due settori in discesa, diverse chicane, l’ultima in salita davvero impegnativa per la Moto2, e appunto il T4 che porta al traguardo caratterizzato da un dislivello molto marcato. Lì spesso si decidono le sorti della gara”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Puig: “Seguite tutte le indicazioni mediche con Marquez”

    BRNO – “Lunedì scorso Marc, aprendo una finestra a doppia vetrata con il braccio destro, ha fatto uno sforzo eccessivo, così la sua placca si è rotta”. Con queste parole Alberto Puig, team manager della Honda, ha voluto analizzare il motivo per il quale Marquez ha dovuto subire una seconda operazione che lo costringerà a saltare sicuramente il Gran Premio della Repubblica Ceca e, con molta probabilità, le due gare al Red Bull Ring in Austria.
    Supervisione medica
    Il manager spagnolo smentisce così a chi pensava che il secondo intervento al quale si è sottoposto il campione del mondo fosse causato dal rientro anticipato in pista fortemente voluto dal campione spagnolo. “Marc ha corso a Jerez seguendo le istruzioni dei medici e sotto la loro supervisione” aggiunge Puig. “I medici non hanno mai pensato che la piastra potesse rompersi, altrimenti né lui sarebbe sceso in pista né la Honda gli avrebbe dato una moto. L’unica cosa positiva è che l’incidente sia successo a casa sua e non qui a Brno perché le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Puig: “Seconda operazione Marquez? Un incidente domestico”

    BRNO – “Lunedì scorso Marc, aprendo una finestra a doppia vetrata con il braccio destro, ha fatto uno sforzo eccessivo, così la sua placca si è rotta”. Il team manager della Honda Hrc, Alberto Puig, spiega così la causa della seconda operazione per Marquez che lo costringerà a saltare sicuramente il Gran Premio della Repubblica Ceca e, con molta probabilità, le due gare in terra austriaca.
    Seguiti i consigli dei medici
    Il manager spagnolo smentisce così a chi pensava che il secondo intervento al quale si è sottoposto il campione del mondo fosse causato dal rientro anticipato in pista fortemente voluto dal campione spagnolo. “Marc ha corso a Jerez seguendo le istruzioni dei medici e sotto la loro supervisione” aggiunge Puig. “I medici non hanno mai pensato che la piastra potesse rompersi, altrimenti né lui sarebbe sceso in pista né la Honda gli avrebbe dato una moto. L’unica cosa positiva è che l’incidente sia successo a casa sua e non qui a Brno perché le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi”.

    MotoGp, Marquez operato di nuovo al braccio LEGGI TUTTO