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    Playoff scudetto, Bologna torna in corsa e vince gara 5: Olimpia ko 84-78

    BOLOGNA – La Virtus Bologna batte l’Olimpia Milano 84-78 in gara cinque e riporta la finale sul 3-2 per i meneghini. La squadra di Sergio Scariolo porta a casa una sfida equilibrata e divertente, che si è decisa solo nel finale. I padroni di casa partono forte, chiudono il primo quarto con tredici punti di vantaggio, poi subiscono il recupero di Milano, che all’inizio dell’ultima frazione ottiene il sorpasso. Ma nel finale Bologna torna in cattedra e grazie a Shengelia, porta a casa il successo. Tutto rimandato in gara sei. 
    Bologna parte forte, Milano risponde
    Bologna parte forte e trascinata da Jaiteh imprime subito un gran ritmo alla gara, chiudendo il primo parziale sul 25-12. Ad inizio del secondo quarto Milano torna in partita: Rodriguez e Melli salgono in cattedra e sono protagonisti di un parziale di 10-0, che permette all’Olimpia di accorciare le distanze ed andare al riposo sul 42-37. Ad inizio ripresa la Virtus parte con il piede sull’acceleratore, sfruttando gli assist di Teodosic e i canestri di Hackett. Ma sul 54-42, viene fischiato un doppio fallo tecnico: alla panchina di Scariolo e a Teodosic: Melli dalla lunetta è implacabile e riporta sotto l’Olimpia. Poi, dalla distanza segna il canestro che accorcia ulteriormente le distanze. Milano si riporta a meno 3 (57-54), Belinelli prova ad allungare con una tripla, ma Hall è implacabile e riporta Milano sul 62-58, risultato con cui si chiude il terzo quarto. 
    Shengelia decisivo
    Grant riporta Milano in parità con un’azione da quattro punti (centro dalla distanza e canestro dalla lunetta dopo un fallo di Belinelli), poi arriva anche il sorpasso (62-64). Ma prima Belinelli (azione da tre punti) e un tecnico fischiato a Shields, riportano Bologna in corsa. La gara diventa bella ed equilibrata, tra sorpassi e controsorpassi. A 2’17” dalla fine, Shengelia insacca la tripla che riporta Bologna a più 5 (80-75), poi stoppa Shields che volava in contropiede esaltando la Segafredo Arena. E’ il momento decisivo. La Virtus regge e porta a casa il successo (84-78). Appuntamento al Mediolanum Forum per gara sei.  LEGGI TUTTO

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    Playoff scudetto, Bologna vince e torna in corsa: Olimpia ko 84-78

    BOLOGNA – La Virtus Bologna batte l’Olimpia Milano 84-78 e si aggiudica gara cinque nella finale scudetto, riportando il parziale sul 3-2 per Milano. Gli uomini di Scariolo vincono una sfida divertente, emozionante ed estremamente equilibrata. Bologna parte forte, subisce il recupero di Milano, che si porta in vantaggio per la prima volta nell’ultimo quarto, ma alla fine riesce a portare a casa il successo. Sabato gara sei a Milano.
    Partenza sprint per Bologna
    Inizio aggressivo di Bologna, che trascinata da un sontuoso Jaiteh, prende subito in mano la partita. La Virtus chiude il primo quarto a più tredici (25-12). Ettore Messina invita i suoi a mantenere la calma e Milano torna in gara con un inizio di secondo quarto sontuoso (parziale di 10-0). Rodriguez e Melli trascinano l’Olimpia e portano le due squadre all’intervallo sul parziale di 42-37. I padroni di casa tornano in campo con forza e vigore e ad inizio ripresa sono protagonisti di uno strappo importante, portandosi sul 54-42. Teodosic e la panchina di Scariolo si beccano un doppio fallo tecnico, che portano Melli in lunetta: il capitano dell’Olimpia è infallibile, poi segna anche dalla distanza e riporta nuovamente sotto Milano.  Gli ospiti accorciano fino al -3 (57-54): Belinelli prova ad allungare con una tripla, ma Hall riporta Milano sul 62-58, con cui si chiude il terzo quarto. 
    Shengelia tripla e stoppata
    L’ultimo quarto si apre con Grant, che segna dalla distanza, si prende un fallo e dalla lunetta impatta (62-62). Per la prima volta Milano si porta in vantaggio (62-64), ma Belinelli (canestro e doppio centro dalla lunetta dopo un tecnico fischiato a Shields), riporta avanti Bologna. La partita diventa bellissima, tra sorpassi e controsorpassi. A 2’17” dalla fine, Shengelia insacca la tripla che riporta Bologna a più 5 (80-75), poi stoppa Shields: è il momento decisivo della sfida: Bologna porta a casa il successo con il risultato di 84-78, portando la finale alla sesta gara che si giocherà  al Mediolanum Forum. LEGGI TUTTO

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    Golden State a un passo dal titolo: tutto quello che c’è da sapere sulle Nba Finals

    Golden State Warriors e Boston Celtics, il verdetto finale è sempre più vicino: mai come quest’anno le Nba Finals (visibili in diretta su NOW e raccontate dalla squadra di Sky Sport NBA) sono all’insegna dello spettacolo con continui capovolgimenti di fronte, rimonte in salsa epica e sfide che si decidono al fotofinish. Da una parte c’è la storia del basket a stelle e strisce, i Boston Celtics, una delle franchigie simbolo della pallacanestro statunitense; dall’altra il recente passato, il presente e il futuro della palla a spicchi ‘made in Usa’, i Warriors del mentore Steve Kerr. Ma non è tutto: Golden State-Boston è la sfida tra due mostri sacri del basket americano tra gli anni ‘50 e ‘60, Bill Russell e Wilt Chamberlain, e la supersfida odierna, quella tra Stephen Curry e Jayson Tatum, che tiene tutti gli appassionati con il fiato sospeso. Gara-6, in programma nelle prime ore del prossimo 17 giugno, emetterà il verdetto finale: trionfo Warriors sul 4-2 o pareggio Celtics con, sullo sfondo, una gara-7 da ‘win or die’. Ai posteri (cestistici) l’ardua sentenza.
    Warriors e Celtics: tutte le strade portano…alle Finals
    Se qualcuno, lo scorso novembre, avesse scommesso un solo penny sui Boston Celtics alle Nba Finals, sarebbe stato facilmente etichettato come pazzo squilibrato. Era l’ottobre del 2021 quando la franchigia del Massachusetts navigava nelle cattive acque della Eastern Conference con un record da brividi: 18 vittorie e ben 21 sconfitte nelle prime 39 gare della stagione in regular season. A gennaio, però, la stagione di Boston svolta: coach Ime Udoka compatta ambiente e gruppo e i Celtics si trasformano. La regular season si chiude con un clamoroso record di 51-31 e un insperato secondo posto a Est, alle spalle dei Miami. Heat Da qui la cavalcata trionfale ai playoff: sweep con i Brooklyn Nets al primo turno, 4-3 al cardiopalma ai quarti di finale contro i Bucks campioni in carica e apoteosi a Miami, in gara-7, contro gli Heat dello spauracchio Jimmy Butler. Se il cammino dei Celtics fino alle Finals assume tutte le sembianze di una gloriosa cavalcata, più lineare e meno arduo è il percorso stagionale dell’altra finalista, Golden State. I Warriors di coach Steve Kerr, terzi a Ovest con un record di 53-29, hanno letteralmente “passeggiato” nel post-season: 4-1 al primo turno ai Nuggets, 4-2 rifilato ai Grizzlies ai quarti di finale e 4-1 in semifinale con i Dallas Mavericks che poco hanno potuto contro lo strapotere di Steph Curry e Kyle Thompson.
    Nba Finals: la storia sorride ai Celtics
    Esiste, a oggi, un solo precedente tra le due franchigie alle Finals e sorride a Boston. Era la stagione 1963-1964 e i Celtics di coach Red Auerbach infliggono una sonora lezione agli, allora, San Francisco Warriors. Dopo le prime due partite vinte in scioltezza dai Celtics con i 59 punti complessivi di Samuel Jones, la serie si sposta a San Francisco con i Warriors che riaprono i giochi in gara-3 con la doppia doppia (35 punti e 25 rimbalzi) di Wilt Chamberlain. In gara-4, nel catino infernale del ‘Cow Palace’ di Daly City, tutti si aspettano il pareggio nella serie dei padroni di casa, galvanizzati dal trionfo nel terzo game ma i Celtics ammutoliscono i quasi 15mila spettatori dell’impianto californiano. Sontuosa la prova del solito Bill Russell che limita il più possibile lo strapotere tecnico e fisico di Wilt Chamberlain e spegne ogni velleità della franchigia californiana. L’happy end-Celtics arriva il 26 aprile 1964: al Boston Garden, il 105-99 finale chiude la serie sul 4-1 e vale alla franchigia del Massachusetts il settimo titolo. Cinquantotto anni dopo, la storia si ripete e si gioca ancora una volta per l’anello: i Celtics sognano il loro 18esimo titolo per staccare i Lakers e diventare così la squadra più titolata d’America. Golden State cerca invece il quarto anello in otto stagioni, il settimo complessivo (ultimo trionfo nel 2018, 4-0 in finale ai Cavs di LeBron James). Nell’ultima regular season invece il bilancio tra le due finaliste è in perfetta parità: il 18 dicembre 2021, i Warriors espugnano il TD Garden di Boston per 111-107: Steph Curry il mattatore della serata con 30 punti a referto. Rivincita Boston il 17 marzo 2022 con doppia doppia di Jayson Tatum (26 punti e 12 rimbalzi) e Celtics che vincono 110-88 a San Francisco.
    Nba Finals, il duello Curry-Tatum vale una stagione
    A 12 anni dalle ultime Finals disputate (era la stagione 2009-2010, sconfitta 4-3 con i Lakers in un’indimenticabile serie), i Boston Celtics si affidano alla clamorosa stagione disputata dalla loro stella più luminosa, Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha trascinato i suoi nella decisiva gara-7 di Miami nelle finali di Conference e nelle gare disputate finora nelle Finals (sempre a referto con oltre 20 punti tranne in gara-1, in ombra con soli 12 punti a sua firma). Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, Tatum è un profilo di livello assoluto, un classe 1998 che ha tutte le carte in regola per poter quantomeno emulare le gesta di due leggende della pallacanestro mondiale: Paul Pierce, Mvp delle Finals 2008 proprio in maglia Boston, e l’indimenticato Kobe Bryant. Tatum si è inoltre aggiudicato il nuovo premio istituito dalla Nba come miglior giocatore delle finali di Conference (a Est il titolo è dedicato a sua maestà Larry Bird). Stesso riconoscimento anche per Stephen Curry: l’Mvp della finali di Western Conference (premio dedicato a un’altra leggenda del basket, Magic Johnson) è un giocatore completo. Uno di quei profili che lega il proprio nome alla storia di uno sport ma soprattutto una macchina da guerra alla sua sesta partecipazione alle Finals in otto stagioni. Non servono tante presentazioni per Curry, per lui sono sufficienti alcuni numeri che certificano l’impressionante valore del giocatore: lo scorso 14 dicembre, a Indianapolis contro i Pacers, è diventato il giocatore con il maggior numero di triple segnate nella storia dell’Nba battendo il record di 2973 tiri dall’arco appartenente a Ray Allen. Non contento, due settimane dopo, il 28 dicembre 2021, diventa il primo e unico giocatore della storia dell’Nba a superare i 3mila tiri messi a segno dall’arco in carriera in un match contro i Nuggets. Record spazzati via e qualità al potere: l’Nba è Curry-centrica.
    Celtics-Warriors: i protagonisti delle Finals
    L’ultimo atto tra Celtics e Warriors non tradisce le attese e si conferma spettacolare: in vantaggio per 3-2 nella serie, Golden State ha ora la possibilità di chiudere i giochi in gara-6, in programma giovedì 17 giugno al TD Garden di Boston, e di mettere le mani sul Larry O’Brien Championship Trophy. Artefice del progetto Warriors è Steve Kerr, esperto di trionfi tanto in campo quanto in panchina: protagonista del secondo three-peat con i Bulls di Michael Jordan, Toni Kukoc, Scottie Pippen e Dennis Rodman e dei due storici successi degli Spurs nel 1999 e 2003, l’ex guardia di Chicago e San Antonio ci ha preso gusto anche con la lavagnetta in mano. Con i Warriors ha infatti vinto l’anello in tre occasioni: 2015, 2016 e 2018. Il quarto trionfo sembra vicinissimo anche se le Finals sono più equilibrate di quanto si potesse pensare: dopo il 2-1 Celtics in gara-3, Golden State si è sempre trovata con le spalle al muro e con la pressione, delle volte ingestibile, di chi deve inseguire e non può permettersi di sbagliare. Ma l’abitudine dei ‘Guerrieri’ di San Francisco alla gestione dei momenti più difficili si è palesata nella sua miglior versione: con un Klay Thompson pienamente recuperato (ritornato in campo a gennaio dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro del giugno 2019 e la lesione al tendine d’Achille destro nel novembre 2020), la fisicità di Draymond Green, la freschezza atletica di Jordan Poole e l’apporto decisivo di giocatori come Andrew Wiggins (decisivo a rimbalzo in gara-3 e 4) e Gary Payton II, Golden State è a un solo passo dalla gloria. Attenzione però ai ‘bad boys’ di Boston che venderanno cara la pelle pur di portare la serie a gara-7. Marcus Smart, anima della franchigia verde, Robert Williams III, uno dei più interessanti giocatori nel suo ruolo in entrambi i lati del campo e la stella Tatum sono pronti al ‘Not in my house’: al TD Garden di Boston, per gara-6, è contemplata solo la vittoria dei padroni di casa.
    Nba Finals: i risultati e i prossimi appuntamenti
    G1 – Golden State Warriors-Boston Celtics 108-120G2 – Golden State Warriors-Boston Celtics 107-88G3 – Boston Celtics-Golden State Warriors 116-100G4 – Boston Celtics-Golden State Warriors 97-107G5 – Golden State Warriors-Boston Celtics 104-94G6 – Boston Celtics-Golden State Warriors: venerdì 17 giugno ore 3.00 in streaming su NOWG7* – Golden State Warriors-Boston Celtics: lunedì 20 giugno ore 2.00 in streaming su NOW LEGGI TUTTO

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    Nba Finals, Golden State a un passo dal titolo: tutto quello che c’è da sapere

    Golden State Warriors e Boston Celtics, il verdetto finale è sempre più vicino: mai come quest’anno le Nba Finals (visibili in diretta su NOW e raccontate dalla squadra di Sky Sport NBA) sono all’insegna dello spettacolo con continui capovolgimenti di fronte, rimonte in salsa epica e sfide che si decidono al fotofinish. Da una parte c’è la storia del basket a stelle e strisce, i Boston Celtics, una delle franchigie simbolo della pallacanestro statunitense; dall’altra il recente passato, il presente e il futuro della palla a spicchi ‘made in Usa’, i Warriors del mentore Steve Kerr. Ma non è tutto: Golden State-Boston è la sfida tra due mostri sacri del basket americano tra gli anni ‘50 e ‘60, Bill Russell e Wilt Chamberlain, e la supersfida odierna, quella tra Stephen Curry e Jayson Tatum, che tiene tutti gli appassionati con il fiato sospeso. Gara-6, in programma nelle prime ore del prossimo 17 giugno, emetterà il verdetto finale: trionfo Warriors sul 4-2 o pareggio Celtics con, sullo sfondo, una gara-7 da ‘win or die’. Ai posteri (cestistici) l’ardua sentenza.
    Warriors e Celtics: tutte le strade portano…alle Finals
    Se qualcuno, lo scorso novembre, avesse scommesso un solo penny sui Boston Celtics alle Nba Finals, sarebbe stato facilmente etichettato come pazzo squilibrato. Era l’ottobre del 2021 quando la franchigia del Massachusetts navigava nelle cattive acque della Eastern Conference con un record da brividi: 18 vittorie e ben 21 sconfitte nelle prime 39 gare della stagione in regular season. A gennaio, però, la stagione di Boston svolta: coach Ime Udoka compatta ambiente e gruppo e i Celtics si trasformano. La regular season si chiude con un clamoroso record di 51-31 e un insperato secondo posto a Est, alle spalle dei Miami. Heat Da qui la cavalcata trionfale ai playoff: sweep con i Brooklyn Nets al primo turno, 4-3 al cardiopalma ai quarti di finale contro i Bucks campioni in carica e apoteosi a Miami, in gara-7, contro gli Heat dello spauracchio Jimmy Butler. Se il cammino dei Celtics fino alle Finals assume tutte le sembianze di una gloriosa cavalcata, più lineare e meno arduo è il percorso stagionale dell’altra finalista, Golden State. I Warriors di coach Steve Kerr, terzi a Ovest con un record di 53-29, hanno letteralmente “passeggiato” nel post-season: 4-1 al primo turno ai Nuggets, 4-2 rifilato ai Grizzlies ai quarti di finale e 4-1 in semifinale con i Dallas Mavericks che poco hanno potuto contro lo strapotere di Steph Curry e Kyle Thompson.
    Nba Finals: la storia sorride ai Celtics
    Esiste, a oggi, un solo precedente tra le due franchigie alle Finals e sorride a Boston. Era la stagione 1963-1964 e i Celtics di coach Red Auerbach dà una sonora lezione agli, allora, San Francisco Warriors. Dopo le prime due partite vinte in scioltezza dai Celtics con i 59 punti complessivi di Samuel Jones, la serie si sposta a San Francisco con i Warriors che riaprono i giochi in gara-3 con la doppia doppia (35 punti e 25 rimbalzi) di Wilt Chamberlain. In gara-4, nel catino infernale del ‘Cow Palace’ di Daly City, tutti si aspettano il pareggio dei padroni di casa, galvanizzati dal trionfo nel terzo game ma i Celtics ammutoliscono i quasi 15mila dell’impianto californiano. Sontuosa la prova del solito Bill Russell che limita il più possibile lo strapotere tecnico e fisico di Wilt Chamberlain e spegne ogni velleità della franchigia californiana. L’happy end-Celtics arriva il 26 aprile 1964: al Boston Garden, il 105-99 finale chiude la serie sul 4-1 e vale alla franchigia del Massachusetts il settimo titolo. Cinquantotto anni dopo, la storia si ripete e si gioca ancora una volta per l’anello: i Celtics sognano il loro 18esimo titolo per staccare i Lakers e diventare così la squadra più titolata d’America. Golden State cerca invece il quarto anello in otto stagioni, il settimo complessivo (ultimo trionfo nel 2018, 4-0 in finale ai Cavs di LeBron James). Nell’ultima regular season invece il bilancio tra le due finaliste è in perfetta parità: il 18 dicembre 2021, i Warriors espugnano il TD Garden di Boston per 111-107: Steph Curry il mattatore della serata con 30 punti a referto. Rivincita Boston il 17 marzo 2022 con doppia doppia di Jayson Tatum (26 punti e 12 rimbalzi) e Celtics che vincono 110-88 a San Francisco.
    Nba Finals, il duello Curry-Tatum vale una stagione
    A 12 anni dalle ultime Finals disputate (era la stagione 2009-2010, sconfitta 4-3 con i Lakers in un’indimenticabile serie), i Boston Celtics si affidano alla clamorosa stagione disputata dalla loro stella più luminosa, Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha trascinato i suoi nella decisiva gara-7 di Miami nelle finali di Conference e nelle gare disputate finora nelle Finals (sempre a referto con oltre 20 punti tranne in gara-1, in ombra con soli 12 punti a sua firma). Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, Tatum è un profilo di livello assoluto, un classe 1998 che ha tutte le carte in regola per poter quantomeno emulare le gesta di due leggende della pallacanestro mondiale: Paul Pierce, Mvp delle Finals 2008 proprio in maglia Boston, e l’indimenticato Kobe Bryant. Tatum si è inoltre aggiudicato il nuovo premio istituito dalla Nba come miglior giocatore delle finali di Conference (a Est il titolo è dedicato a sua maestà Larry Bird). Stesso riconoscimento anche per Stephen Curry: l’Mvp della finali di Western Conference (premio dedicato a un’altra leggenda del basket, Magic Johnson) è un giocatore completo. Uno di quei profili che lega il proprio nome alla storia di uno sport ma soprattutto una macchina da guerra alla sua sesta partecipazione alle Finals in otto stagioni. Non servono tante presentazioni per Curry, per lui sono sufficienti alcuni numeri che certificano l’impressionante valore del giocatore: lo scorso 14 dicembre, a Indianapolis contro i Pacers, è diventato il giocatore con il maggior numero di triple segnate nella storia dell’Nba battendo il record di 2973 tiri dall’arco appartenente a Ray Allen. Non contento, due settimane dopo, il 28 dicembre 2021, diventa il primo e unico giocatore della storia dell’Nba a superare i 3mila tiri messi a segno dall’arco in carriera in un match contro i Nuggets. Record spazzati via e qualità al potere: l’Nba è Curry-centrica.
    Celtics-Warriors: i protagonisti delle Finals
    L’ultimo atto tra Celtics e Warriors non tradisce le attese e si conferma spettacolare: in vantaggio per 3-2 nella serie, Golden State ha ora la possibilità di chiudere i giochi in gara-6, in programma giovedì 17 giugno al TD Garden di Boston, e di mettere le mani sul Larry O’Brien Championship Trophy. Artefice del progetto Warriors è Steve Kerr, esperto di trionfi tanto in campo quanto in panchina: protagonista del secondo three-peat con i Bulls di Michael Jordan, Toni Kukoc, Scottie Pippen e Dennis Rodman e dei due storici successi degli Spurs nel 1999 e 2003, l’ex guardia di Chicago e San Antonio ci ha preso gusto anche con la lavagnetta in mano. Con i Warriors ha infatti vinto l’anello in tre occasioni: 2015, 2016 e 2018. Il quarto trionfo sembra vicinissimo anche se le Finals sono più equilibrate di quanto si potesse pensare: dopo il 2-1 Celtics in gara-3, Golden State si è sempre trovata con le spalle al muro e con la pressione, delle volte ingestibile, di chi deve inseguire e non può permettersi di sbagliare. Ma l’abitudine dei ‘Guerrieri’ di San Francisco alla gestione dei momenti più difficili si è palesata nella sua miglior versione: con un Klay Thompson pienamente recuperato (ritornato in campo a gennaio dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro del giugno 2019 e la lesione al tendine d’Achille destro nel novembre 2020), la fisicità di Draymond Green, la freschezza atletica di Jordan Poole e l’apporto decisivo di giocatori come Andrew Wiggins (decisivo a rimbalzo in gara-3 e 4) e Gary Payton II, Golden State è a un solo passo dalla gloria. Attenzione però ai ‘bad boys’ di Boston che venderanno cara la pelle pur di portare la serie a gara-7. Marcus Smart, anima della franchigia verde, Robert Williams III, uno dei più interessanti giocatori nel suo ruolo in entrambi i lati del campo e la stella Tatum sono pronti al ‘Not in my house’: al TD Garden di Boston, per gara-6, è contemplata solo la vittoria dei padroni di casa.
    Nba Finals: i risultati e i prossimi appuntamenti
    G1 – Golden State Warriors-Boston Celtics 108-120G2 – Golden State Warriors-Boston Celtics 107-88G3 – Boston Celtics-Golden State Warriors 116-100G4 – Boston Celtics-Golden State Warriors 97-107G5 – Golden State Warriors-Boston Celtics 104-94G6 – Boston Celtics-Golden State Warriors: venerdì 17 giugno ore 3.00 in streaming su NOWG7* – Golden State Warriors-Boston Celtics: lunedì 20 giugno ore 2.00 in streaming su NOW LEGGI TUTTO

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    Eurolega ed Eurocup, club russi out anche la prossima stagione

    ROMA – E’ ufficiale: i club russi sono fuori dall’Eurolega e dalla Eurocup anche per la stagione 2022/23. Questa la decisione del board dell’ECA che ha quindi sospeso la licenza pluriennale del Cska Mosca, tra i membri fondatori della massima competizione europea. Alla base delle motivazioni, che conferma quella stabilita a marzo a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, ci sono “le crescenti difficoltà di giocare contro squadre di quel Paese, che includono restrizioni ai viaggi aerei e divieti o altre limitazioni al rilascio di visti ai residenti russi”. L’ECA evidenzia come non si tratti di una scelta isolata: “Questa decisione ha preso in considerazione anche quelle analoghe prese da altre organizzazioni internazionali di sport di squadra come il CIO, la UEFA, la FIBA, la EHF (pallamano), la EHF (hockey) e la FIVB, tra le altre, nonché le dichiarazioni di 37 ministri dello sport europei che hanno affermato che alle squadre della Federazione Russa dovrebbe essere vietato di gareggiare nei loro Paesi”. Alla prossima Eurolega parteciperanno Milano e Vritus Bologna; le due wild card sono state assegnate al Partizan Belgrado e al Valencia. In Eurocup invece difenderanno la bandiera italiana la Dolomiti Energia Trento, la Germani Brescia e la Reyer Venezia. LEGGI TUTTO

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    L'Eca conferma: club russi fuori da Eurolega ed Eurocup

    BARCELLONA (Spagna) – I club russi sono ufficialmente fuori dall’Eurolega e dalla Eurocup anche per la stagione 2022/23. Lo ha stabilito oggi il board dell’ECA che ha quindi sospeso la licenza pluriennale del Cska Mosca, tra i membri fondatori della competizione. Alla base delle motivazioni con cui l’assemblea ha annunciato la decisione, che arriva dopo l’esclusione stabilita a marzo a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, ci sono “le crescenti difficoltà di giocare contro squadre di quel Paese, che includono restrizioni ai viaggi aerei e divieti o altre limitazioni al rilascio di visti ai residenti russi”. L’ECA evidenzia come non si tratti di una scelta isolata: “Questa decisione ha preso in considerazione anche quelle analoghe prese da altre organizzazioni internazionali di sport di squadra come il CIO, la UEFA, la FIBA, la EHF (pallamano), la EHF (hockey) e la FIVB, tra le altre, nonché le dichiarazioni di 37 ministri dello sport europei che hanno affermato che alle squadre della Federazione Russa dovrebbe essere vietato di gareggiare nei loro Paesi”. Alla prossima Eurolega parteciperanno l’Ax Milano e la Segafredo Bologna; le due wild card sono state assegnate al Partizan Belgrado e al Valencia. In Eurocup invece difenderanno la bandiera italiana la Dolomiti Energia Trento, la Germani Brescia e la Reyer Venezia. LEGGI TUTTO

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    Olimpiadi Parigi 2024, soffitti troppo bassi: prima fase a Lille

    ROMA – Alle Olimpiadi di Parigi 2024 il basket arriverà solo nelle fasi finali: il programma era inizialmente quello di giocare la maggior parte delle partite di pallacanestro al polo fieristico Porte de Versailles ma le critiche al soffitto troppo basso dell’arena, arrivate in particolare dal cestista francese Evan Fournier, che gioca in Nba con i New York Knicks, hanno portato gli organizzatori a spostare le fasi iniziali del torneo olimpico di basket a Lille. Le finali resteranno invece nella capitale, nello stadio di Bercy.
    Nba Finals, Warriors a un passo dal titolo
    Parigi si cautela con…la pallamano
    Al posto delle fasi preliminari del basket, Parigi ospiterà la pallamano: una soluzione che la sindaca Anne Hidalgo ha ritenuto “la più ragionevole”. La Francia ha vinto tre volte il titolo olimpico di pallamano e la nazionale transalpina “non si preoccupa di giocare in una ‘stalla’”, ha dichiarato Pierre Rabadan, delegato ai Giochi Olimpici della sindaca parigina con un riferimento ironico e neanche troppo velato alle critiche giunte da oltreoceano. LEGGI TUTTO

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    Olimpiadi 2024, soffitti bassi a Parigi: trasloco a Lille

    TORINO – Basket protagonista alle Olimpiadi di Parigi 2024 solo nelle fasi finali: il programma era inizialmente quello di giocare la maggior parte delle partite di pallacanestro al polo fieristico Porte de Versailles ma le critiche al soffitto troppo basso dell’arena, arrivate in particolare dal cestista francese Evan Fournier, che gioca in Nba con i New York Knicks, hanno portato gli organizzatori a optare per Lille come sede alternativa. Le finali resteranno invece nella capitale, nello stadio parigino di Bercy.
    Italbasket: al via l’era Pozzecco
    Olimpiadi 2024, Parigi ospiterà la pallamano
    Al posto delle fasi preliminari del basket, Parigi ospiterà le gare di pallamano: una soluzione che la sindaca Anne Hidalgo ha ritenuto “la più ragionevole”. La Francia ha vinto tre volte il titolo olimpico di pallamano e la nazionale transalpina “non si preoccupa di giocare in una ‘stalla’”, ha dichiarato Pierre Rabadan, delegato ai Giochi Olimpici della sindaca parigina con un riferimento ironico ma piccato alle critiche giunte dagli States. LEGGI TUTTO