I nuotatori Filippo Magnini e Michele Santucci sono stati squalificati per 4 anni dal Tribunale Nazionale Antidoping. È stata dimezzata la richiesta di otto avanzata in Procura, ma l’impianto accusatorio – la violazione dell’Articolo 2.2 del codice Wada “uso o tentato uso di sostanze dopanti” – è rimasto in piedi. I due ex velocisti azzurri pagano la frequentazione col nutrizionista Guido Porcellini, che a sua volta è stato condannato a 30 anni ed è a processo penale a Pesaro. Magnini, ritiratosi dalle competizioni un anno fa, era uscito assolto dal processo penale e si era dichiarato ottimista all’uscita dal processo di qualche settimana fa, dichiarandosi “totalmente estraneo ai fatti”. Oggi però, la prima sezione del Tna di Roma, presieduta da Adele Rando, ha punito il sospetto di uso del doping.
Ora Magnini e Santucci potranno fare ricorso in appello, ed eventualmente in ultima istanza al Tas di Losanna.
Magnini non ci sta: “Sentenza ridicola, già scritta prima del processo”
Il pesarese, campione del mondo nei 100 sl a Montreal (2005) e Melbourne (2007), commentando la squalifica ha espresso tutto il suo dissenso: “Sono dispiaciuto e anche arrabbiato, ma me l’aspettavo. So che la sentenza era stata scritta già prima del 15 ottobre, prima che io venissi qui a parlare. Perché? Non lo so, ce lo stiamo chiedendo con gli avvocati, stiamo pensando a chi potrei aver pestato i piedi. Non ho fatto nulla, questa sentenza è ridicola. Il procuratore Laviani mi ha detto a processo sbattendo i pugni sul tavolo: “Basta, ormai è una questione personale”. Parliamo di un accanimento, di una forzatura. Non ci sono prove, anzi le prove dimostrano il contrario. Faremo sicuramente ricorso”.
E ancora: “Una cosa mi fa ridere, anzi mi fa rabbia: la Procura dice di pensare che noi abbiamo pensato di fare qualcosa, anche se poi non lo abbiamo fatto. È un processo alle intenzioni e non mi sarei mai immaginato una cosa del genere: sono incazzato nero. Io e Michele abbiamo fatto un record insieme: siamo gli unici atleti non positivi che vengono squalificati. Finché non sono morto non posso accettare una cosa del genere”, ha concluso lasciando il Tribunale.