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Atp Finals, le pagelle

Zverev: 10 e lode

È scoccata l’ora della consacrazione. A Londra più puntuale del Big Ben. Una settimana onirica. Per battere uno dopo l’altro in due set Federer e Djokovic, Zverev doveva sfiorare la perfezione e ci è riuscito. Dopo Becker e Stich, la Germania ha di nuovo un fenomeno. “Boom boom” Becker vinse Wimbledon a 17 anni, irrompendo nel Tour con una forza impressionante. La scelta di un coach di grande spessore come Lendl non è casuale. L’ex n.1 portò Murray a trionfare nel suo primo Slam. A 21 anni è il tennista ad aver vinto più partite nella stagione: 58, con 18 sconfitte. Limando qualche passaggio a vuoto, il primo posto nel ranking è scritto nel destino. Tecnicamente e fisicamente era già pronto. Ora con Lendl lo è anche sulla tenuta mentale. Chiude il 2018 in bellezza. Nel 2019 vincerà anche il primo Slam in carriera. È solo questione di mesi.

Djokovic: 9

Era tornato a vincere uno Slam a Wimbledon. E sempre a Londra ha chiuso il cerchio arrivando a giocare il Master da n.1. Un cerchio però non proprio perfetto perché nell’ultima curva si è fatto sorprendere dalla forza rampante di Zverev. Una sconfitta dopo una settimana in cui sembrava imbattibile e che comunque non sposta di un centimetro una stagione straordinaria. Lo avevano dato per finito dopo la sconfitta con Cecchinato al Roland Garros. Si è aggrappato al suo orgoglio smisurato. Ha tirato a lucido i suoi muscoli di gomma. Ha risistemato un tennis con pochissimi errori gratuiti e la miglior difesa al mondo. Nessuno risponde e passa come lui. Ma a Londra stavolta ha trovato un 21enne che ha bussato alla porta delle leggende ed è entrato senza nessun timore reverenziale.

Federer: 8

Un miracolo che a 37 anni sia ancora così competitivo ad altissimo livello. Ha cominciato male con Nishikori, poi ha dato lezioni di tennis a Thiem e Anderson. Perdendo di un soffio con Zverev. La classe lo assisterà fino all’ultimo punto della sua carriera. Attacchi in controtempo, back per cambiare ritmo, senso dell’anticipo e fluidità unica. La capacità immutata di rendere semplici i colpi inaccessibili agli umani. Poterlo vedere accarezzare la volèe anche il prossimo anno è un regalo che il Dio del tennis ha voluto concedere agli umani. Un regalo divino.

Anderson: 7,5

Mai un giocatore africano era arrivato in semifinale al Master. Una semifinale persa nettamente contro il miglior Djokovic, ma il rendimento ormai è una garanzia. Non è solo servizio fulminante. Ha una risposta sempre più aggressiva. Colpi robusti da fondo dove il salto di qualità è arrivato migliorando negli spostamenti laterali. Terra battuta a parte, sarà una mina vagante per tutti anche nella prossima stagione.

Cilic: 7

Ha battuto Isner, perso con Djokovic e Zverev (76 76). Rimane lì a un passo dal podio del ranking. È un esempio didattico. Sa fare tutto benissimo il croato, anche come capacità di coprire rapidamente il campo pur essendo alto 198 cm. Sa giocare su tutte le superfici. Sa stare in campo e fuori con una cultura sportiva e una serenità che gli fa onore. Trovarsi a giocare gli Slam con Djokovic, Nadal e Federer è come sopravvivere nella giungla dei leoni. Ma a 30 anni è ancora in una splendida condizione. Potrebbe chiudere la carriera tra 3-4 anni non con un solo titolo dello Slam, vinto agli US Open nel 2014 in finale su Nishikori.

Isner: 6

Tris di sconfitte con Djokovic, Zverev e Cilic. È stato già tanto per lui essere alle Atp Finals. Picchiatore in grado di trovare l’acuto a Miami, ma con dei limiti tecnici e fisici ben precisi. Il gap con i primi sul piano della varietà dei colpi è evidente. Colpisce forte da fermo, ma lateralmente è e sarà sempre vulnerabile. Alto 208 cm, a 33 anni sarà difficile per lui ripetere questa stagione e riqualificarsi al Master tra 12 mesi.

Nishikori: 6

Aveva illuso battendo subito Federer. Poi fermato da un fisico sempre più usurato, non solo dal terribile crack al polso destro. Un guerriero che nessuno vuole incontrare quando sta bene. Una profondità di colpi nel braccio di ferro da fondo e una capacità difensiva in cui rimane sempre un esempio. Ma è ora sulla tenuta dei suoi muscoli che si gioca la partita del futuro. A 29 anni l’ago della bilancia diventano le mille battaglie e lo sforzo sostenuto senza avere il talento di Federer. Anche se ancora oggi porta a casa 20 milioni di euro l’anno di soli sponsor. Potenza del Sol Levante.

Thiem: 5

È la grande delusione degli 8 presenti a Londra. Ha battuto Nishikori sceso in campo infortunato, ha perso giocando male con Federer e Anderson. Non è da indoor con campi molto veloci perché ha aperture troppo ampie e cede troppo il campo. Il meglio su terra e cemento, dove potrà vincere grandi tornei. Ma deve lavorare di più sulla qualità dei colpi dentro il campo, selezionando anche una migliore programmazione. Con Zverev rimane il migliore della new generation, ma non deve sedersi. Altrimenti il prossimo anno rischia di farsi sorpassare dalla “fame” di vittorie di chi è sulla rampa di lancio: dal russo Khachanov fino al braccio raffinato del greco Tsitsipas


Fonte: https://sport.sky.it/rss/sport_tennis.xml


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