Mattina dell’8 Ottobre 2000, l’Italia si sveglia davanti al televisore meno assonnata del solito, pronta a tifare come non mai. Stavolta, almeno per stavolta, non si sta parlando di calcio, ma di Formula Uno; già, perché la Ferrari, simbolo dell’eccellenza italiana può vincere il suo primo campionato mondiale dopo addirittura 21 anni di digiuno, troppi per un marchio così nazionale e internazionale allo stesso tempo.
Può essere la rivincita di un’Italia operaia, patriottica, unita, con al capo un tedesco con discrete doti di guida al volante: Michael Schumacher ci sta provando dal 1996 senza mai mollare un centimetro, lottando tra macchine non all’altezza e sfortune personali. Ma era arrivato il momento di dimenticare tutti i momenti negativi.
Si arriva all’appuntamento di Suzuka, già teatro di sfide epiche tra campioni, con Schumi che ha a disposizione un bottino di 8 punti di vantaggio sulla McLaren di Mika Hakkinen: il finlandese deve, per forza di cose, arrivare davanti al suo rivale per sperare ancora nel titolo. Per Mika, però, la situazione comincia a farsi complicata dal sabato quando il Kaiser conquista la pole position precedendolo di soli 9 millesimi. Il livello di guida è elevatissimo, la tensione è enorme e fa un brutto scherzo al tedesco che pattina in partenza e si fa scavalcare da Hakkinen, con i due campioni che cominciano a macinare un ritmo impressionante, sovrumano per tutti gli altri, guidati dalla loro voglia primordiale di sconfiggere il nemico.
Dopo la prima sosta, Hakkinen rimane davanti a Schumacher con un distacco di circa due secondi, il che fa presagire una gara decisa dalla velocità e dal tempismo del pit stop: il tedesco comincia a guadagnare qualcosa sul rivale-amico finlandese che va ai box per la seconda e ultima sosta. Schumi, come suo solito, spinge come solo lui sa fare, macinando giri veloci, ed esce dai box davanti ad Hakkinen; il campione in carica prova un’ultima disperata prova d’orgoglio ma non ce n’è, per nessuno. Per far capire il ritmo e la qualità messa in pista dai due contendenti, il terzo classificato, David Coulthard, è arrivato al traguardo con più di un minuto di ritardo.
Michael Schumacher, al quinto tentativo, è il nuovo campione del mondo, a bordo della Ferrari, in una giornata leggendaria per lo sport italiano; una tiepida mattina di ottobre che resterà nella storia e negli annali come la fine di un incubo durato 21 anni e l’inizio di un ciclo. Da sogno.