Marco Belinelli, neo giocatore degli Spurs, affezionato alla Nazionale e costretto a rinunciare per preparare la stagione con San Antonio, ha fatto capolino nel ritiro bolognese dell’Italbasket: “Ha avuto modo di scambiare qualche parola con lui?”. “Beh sì, è venuto a mangiare con noi perché c’erano i tortellini. E li ha graditi”. Un modo elegante per dire “meglio non parlarne”. Polemiche che stanno non permettendo di mettere a fuoco il cammino di una Nazionale che per ora è in linea con i risultati che immaginava di raccogliere (quattro vittorie e due sconfitte): “Beh, la sconfitta contro l’Olanda c’è andata un po’ di traverso. Adesso testa bassa per la sfida con la Polonia: come dice il presidente, non ci sono partite facili, però dobbiamo avere la consapevolezza di battere la Polonia in casa nostra, perché è giusto che sia così”.
Quando invece si fanno paragoni con le Nazionali del passato, Sacchetti non ha dubbi: “Facciamo delle partite con squadre che sono più o meno del nostro livello. Un pelo al di sotto di noi o con la Croazia e i giocatori NBA eravamo un po’ più indietro. Noi però dobbiamo lavorare pensando a oggi e non guardando troppo più in là. Adesso bisogna essere operai con qualche giocatore che esce ogni tanto dagli schemi. Il problema però è dover prima conquistare qualcosa per meritare di essere definita una squadra di talento: ne abbiamo qualcuno in squadra, però la completezza di un talento arriva soltanto quando vince. Abbiamo ragazzi che hanno vinto in campo nazionale e internazionale, ma ci serve che si arrivi a vincere e a lottare per qualcosa di importante anche in azzurro per avere il passaporto di un giocatore di primo livello. Il vero talento, quando si arriva in quel momento lì, decide le partite”. Un messaggio chiaro e diretto soprattutto agli assenti.