L’occasione di una lunga intervista che il Direttore sportivo della Virtus Bologna Marco Martelli ha concesso a Daniele Labanti sul Corriere di Bologna, per parlare nuova Virtus Segafredo e delle ambizioni del club.
L’emozione di tornare a Bologna? “E’ più importante entrare in un club di rilievo italiano ed europeo. Io e Dalla Salda veniamo da esperienze simile per quanto riguarda il radicamento e il supporto della proprietà. Impossibile per me negare la componente affettiva anche se non sono più quello che lasciava Bologna dieci anni fa e i miei contatti in città non sono più gli stessi. Conta di più la chiamata della Virtus, un club importante capace di accendermi il più grande stimolo che potesse esserci.”
Meglio avere le idee o i soldi? “La forza delle idee batte quella economica. La Virtus ha forza economica ma per svilupparla ha bisogno di identità e metodo di lavoro. Creare un metodo Virtus sarà un passaggio fondamentale. Abbiamo parlato molto con Dalla Salda e Sacripanti a riguardo. L’identità che viene percepita dal pubblico è data dai giocatori in campo ma dietro di loro, per trasmetterla, deve esserci la società. La capacità di incidere in questo determina il risultato sportivo, vale come prendere un giocatore forte in più, anche Luca Baraldi la pensa così.”
Non è cambiato quello che il tifoso Virtussino guarda nel club. “Il tifoso capisce molto di più di quello che si crede. Non perde la passione, non bisogna raccontargli le favole ma bisogna dargli un’identità ben chiara. Se c’è una squadra forte, la squadra rende e il pubblico lo percepisce. Vidi la prima partita nel 1994, Virtus-Scavolini in finale. L’identità era chiarissima. Cazzola diceva “società corta e panchina lunga”. Forse le esigenze attuali richiedono qualcuno in più in società ma il senso rimane.”
A Bologna c’è qualcosa che impedisce di vincere ad alto livello? “Non so dirlo ma non dobbiamo avere paura del passato. Se siamo qui è perché Messina, Danilovic e altri hanno costruito una storia clamorosa. Il nostro dovere è superare i problemi quotidiani. Il risultato è figlio del lavoro di tutti, non solo della performance della squadra. Finora grazie alla disponibilità di Massimo Zanetti e al supporto di Luca Baraldi, sono stati mesi di lavoro eccezionali.”
Società e squadra dal grande potenziale, cosa significa? “Il potenziale è la molla che ti spinge a far parte di un progetto. Questo motiva dirigenti, allenatori e giocatori. La proprietà ci ha messo a disposizione una struttura unica in Italia, ora dovremo metterci le idee per ripagare la fiducia. La responsabilità dei dirigenti sarà anticipare i tempi, per non rendere Arco Campus e la Virtus già vecchi ancor prima di partire. Siamo dentro ad una palestra costruita da Porelli cinquant’anni fa e ancora attuale: quella fu la sua visione. Ora dobbiamo lavorare al meglio e trasportare la sua eredità nel futuro. Da qui passa il successo della Virtus.”