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Basket, Billups: “Larry Brown rivoluzionerà la A italiana. Europa ed Nba sono più vicine”

MILANO – Chauncey Billups si gode la vista sul Duomo di Milano da una delle terrazze più famose della città. Girando lo sguardo verso la piazza è possibile vedere i primi tendoni della fan zone NBA che richiamerà per due giorni gli appassionati di basket a stelle e strisce. L’ex giocatore, 41 anni, campione NBA nel 2004 con i Detroit Pistons (e miglior giocatore di quelle finali), è in Italia come ambasciatore del campionato più famoso del mondo. Uno dei tanti momenti creati per esportare questo famosissimo brand in giro per il globo, come il prossimo London Game in programma a gennaio 2019 nella capitale britannica tra New York Knicks e Washington Wizards. Ma Billups avrebbe voluto rivedere una persona in particolare in Italia: Larry Brown, il coach con cui vinse il titolo NBA 14 anni fa, nuovo allenatore della Fiat Torino, impegnato in questi giorni a Lucca per un quadrangolare.

Billups, ha sentito Brown prima di venire in Italia?
“Sì, speravo di incontrarlo, ma lui non poteva. Peccato. Rivoluzionerà la Serie A italiana. E’ stato il miglior coach che ho mai avuto in carriera”.
Perché?
“Era molto duro, chiedeva molto a noi giocatori e ancora oggi mi capita di avere gli incubi sui suoi allenamenti. Però per lui farei tutto: mi sarei buttato nel fuoco o da un tetto, se solo me lo avesse chiesto. Coach Brown mi ha cambiato la vita e mi ha fatto vincere un titolo Nba. Mangiava e beveva basket”.
In NBA qualcuno riuscirà a battere Golden State?
“Non credo. Alla fine vinceranno ancora i Warriors. Per riuscire a fermarli le altre squadre devono cercare di giocare da collettivo al di là delle individualità: giocare compatti, aiutarsi a vicenda. Poi i Lakers hanno LeBron James che è ancora il più forte di tutti e credo che, se andrà a vanti così, lo potrà essere per altri 15 anni”, sorride Billups.
C’è qualcuno che può essere considerato l’erede di LeBron?
“Il più forte dopo LeBron è Kevin Durant. Poi mi piacciono Russell Westbrook, Joel Embiid e Ben Simmons”.
Questo dominio dei Warriors può togliere fascino al torneo NBA?
“No, non credo. Ci sono sempre state le dinastie che hanno segnato un periodo. C’era stata quella di Michael Jordan che con Chicago ha vinto sei titoli in otto anni. Ma questo è positivo perché costringe tutti a migliorare per raggiungere il livello del più forte. Penso che tra un paio d’anni il dominio di Golden State finirà”.  
Le piacciono i giocatori italiani in NBA?
“Sì, molto. Il Gallo e Belli – dice abbreviando i cognomi di Gallinari e Belinelli – sono molto amico del Gallo perché ha giocato a Denver che è la mia città. Mi piace il loro modo di giocare. Mi sarebbe piaciuto giocare con loro”.
Potrà accorciarsi il gap tra basket europeo e campionato NBA?
“Penso che si sia già ridotto. Le capacità dei giocatori europei sono migliorate. Il gioco si sta uniformando perché molti europei vengono a giocare in America e quindi poi possono trasferire quello che imparano a casa”.
Le piace questo ruolo di ambasciatore NBA in giro per il mondo?
“Sì, è molto bello sentirsi di ispirazione alle nuove generazioni. Mi piace parlare del gioco ai giovani. Ed è importante portare il brand NBA in ogni continente. Mi ricordo una tournée in Cina con i Denver Nuggets. E’ giusto seguire questa strada”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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