Tutto quello che non doveva succedere a Monza per Sebastian Vettel, la Ferrari e i tifosi, è successo.
Partendo dal presupposto che ogni qual volta si tenti di fare un’analisi oggettiva, sarebbe opportuno togliersi di dosso (e dal cervello) la casacca. Casacca rossa, in questo caso.
Quella di ieri è stata una grande mazzata al morale per tutti i tifosi in rosso ma sopratutto per il pilota tedesco Sebastian Vettel, “punta di diamante” della Scuderia Ferrari.
Quella tuta rossa pesa, pesa terribilmente.
L’esempio lampante sono questi ultimi due Gran Premi, Spa e Monza. Essere pilota Ferrari è capace di renderti eroe una domenica, e il pollo di turno la domenica dopo. Ma è così, si sa… non tutti sono adatti a questa forte pressione psicologica.
Sebastian Vettel è stato preso dalla Ferrari per un solo scopo: ovvero essere il nuovo Schumacher. Il che è tutto, e niente allo stesso tempo.
Se da un lato ti accostano il nome Schumacher, vuol dire che sei un grandissimo pilota. Dall’altro lato, di Schumacher ce n’è, e ce ne sarà, solo uno.
Sebastian Vettel è un grande pilota, questo è un dato di fatto innegabile. Ma poi i numeri parlano per il tedesco: 31 anni, 4 Mondiali (terzo di tutti i tempi assieme a Hamilton), 52 vittorie, 55 pole position, 107 podi, e ancora almeno 5 anni da poter fare ad alti livelli in F1.
Premesso questo, parliamo del Gran Premio di Monza: non è iniziato benissimo il week-end italiano per il tedesco, con un piccola figuraccia all’esibizione di Milano, urtando il muretto che lo separava dai numerosi fans.
Ma questo poco conta, il Gran Premio inizia Venerdì.
La Ferrari a Monza era chiamata a un banco di prova importante. Le attese non sono state tradite, con la SF71-H che ha dominato tutte le sessioni di prova sull’asciutto, prendendosi al Sabato tutta la prima fila. Anche se (forse) in pole c’era il pilota “sbagliato”.
Ma comunque entusiasmo a mille e “testa bassa e lavorare, i punti si fanno la domenica“, per citare Murizio Arrivabene.
E da lì son circolate le più svariate, e fantasiose strategie di gara: Chi doveva far passare chi in partenza, chi doveva partire male di proposito, chi doveva bloccare le Mercedes… eccetera, eccetera. Insomma, robe che con la F1 hanno poca attinenza.
Al primo giro sappiamo tutti come è andata: Sebastian Vettel è stato probabilmente ingenuo, e vittima della sfortuna. Il contatto col rivale inglese alla variante della Roggia ha danneggiato solo la sua gara, mandandolo in testacoda.
Come scritto all’inizio, tutto quello che non doveva succedere, è successo.
Hamilton è un leone in gara, si sa. E quando il leone tira fuori le zanne, è meglio esser cauti, e usare la testa. D’altronde era solo il primo giro, ne restavano altri 52 a Vettel per rispondere ad Hamilton.
Il mezzo c’era. Il pilota forse non del tutto con la testa. La forte pressione del mix di essere a Monza e guidare una Ferrari si è fatta sentire.
Certo, è sempre facile parlare dal divano, e va sottolineato che il pilota deve dare lettura delle situazioni in brevi attimi in pista.
Vettel dunque un pò troppo frenetico, questo si. Non appena ha visto la Mercedes negli specchietti alla Roggia, Sebastian non ha accettato di farsi passare all’esterno. Questo è ascrivibile anche all’istinto del campione, che davanti ai suoi tifosi non ci sta a subire un “umiliante” sorpasso all’esterno, dal diretto contendente al titolo.
Nella malasorte, il ferrarista è stato fortunato a concludere la corsa a punti, e a non ritirarsi. Otto anni prima proprio Lewis Hamilton ebbe un contatto molto simile al via di Monza, e ruppe il tirante della sospensione per difendersi da un’attacco alla Roggia, dicendo addio ai sogni di gloria.
Hamilton ha comunque dimostrato nel corso della carriera (e in special modo quest’anno) che può sovvretire le gerarchie in pista, mettendo fuori tutto il suo talento. Forse è proprio questa la sottile differenza fra questi due grandi campioni, ossia il talento puro.
Talento che l’inglese della Mercedes pare posseder di più, rispetto al numero 5 della Ferrari.
Analizzando il corso del Gran Premio, l’assenza di Vettel nelle posizioni di testa è stata fatale anche per la Ferrari di Raikkonen.
KR7, facendo un garone, come il Kimi dei tempi d’oro, nulla ha potuto contro il duo Mercedes di Hamilton e Bottas. Giocando con due alfieri, il team di Toto Wolff ha letteralmente distrutto la gara della rossa numero 7.
Sacrificando la gara di Bottas, il team Mercedes ha stretto in una morsa la Ferrari di Kimi Raikkonen, che nella prima parte di gara aveva difeso a spalle larghe la testa della corsa. Rallentando così il finaldese della Ferrari con Valterri Bottas, la squadra anglo-tedesca ha favorito il ricongiungimento di Hamilton.
Al contempo, a furia di seguire Bottas da vicino per tanti giri, Kimi ha distrutto le gomme soft della sua Ferrari, con del blistering mai visto sulla rossa questa stagione. Hamilton nel finale ha così avuto gomme più fresche, e la scia del pilota Ferrari, per poterlo attaccare e sopravanzare. Quando si dice “lavoro di squadra”, in Formula 1 si intende anche questo.
Comportamento scorretto? No! Il regolamento non vieta ordini di scuderia.
Comportamento poco sportivo? Forse sì. Sicuramente non è un bel messaggio quello che passa. Sarebbe bello poter vedere ogni pilota lottare per il proprio miglior risultato personale. La F1 è un business, e se qualcosa è concesso, è lecito usarlo pista. Nessuno può dir niente.
E ora?
Ora bisogna ripartire da -30, e sarà dura. Quasi impossibile con un Hamilton così.
Questo svantaggio in classifica non è solo figlio di Monza. La corsa Brianzola è l’emblema di come questa Ferrari stia buttando via un mondiale pienamente alla portata. Trenta punti sono circa quelli buttati per i tanti errori nel corso della stagione da Sebastian Vettel: Azerbaijan, Francia, Austria, Germania…
Nelle ultime quattro gare, dove la rossa è apparsa molto competitiva, è stata raccolta solo 1 vittoria.
Troppo, troppo, troppo poco.
Inoltre c’è da considerare che la Ferrari è in credito con l’affidabilità rispetto alla rivale Mercedes. (Vedasi il doppio zero di Hamilton e Bottas in Austria).
Mancano sette gare, ed è DEFINITIVAMENTE finito il tempo degli sbagli per piloti, e muretto.
Sebastian Vettel ha tutte le capacità (oltre che il mezzo) per vincerle tutte d’ora in avanti. Se volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno, questa è una nota più che positiva, e da questo bisogna ripartire. Il mondiale sarà deciso anche da piccoli dettagli. C’è bisogno di un “PerFettel”.
Forse questo “-30”, in caso di un’ipotetica vittoria finale del mondiale, servirà a rendere l’impresa ancor più eroica.
Sarebbe un’utopia pensare che il mondiale sia finito. Adesso il motto, che ha accompagnato Ferrari in questi ultimi anni, più che mai dovrà essere: “ TESTA BASSA, E LAVORARE“.