Oramai il cambio è fatto e la Coppa Davis così come abbiamo imparato ad amarla non esisterà più: la competizione tennistica a squadre più antica letteralmente rivoluzionata, con accordi e partnership milionari a prova di bomba e che non verranno di certo modificati da una lettera. Eppure, sento il bisogno di scrivere quello che credo avete provato in tanti.
Cara International Tennis Federation, ci hai pensato bene? Lo so che il pubblico lentamente si stava allontanando dalla Coppa Davis, dai suoi match maratona e spesso estenuanti in 5 set, che gli accordi pubblicitari non erano più vantaggiosi e che l’interesse attorno alle finali era sempre meno. Però, non esisteva un’altra soluzione? Non c’era un’altra strada da percorrere piuttosto che una riforma così brutale? Non esistevano modifiche meno eclatanti, magari progressive nel tempo, per farci abituare a un cambio importante? Era proprio necessario un addio così doloroso?
Ti parla il bambino che si è appassionato al tennis, anno dopo anno, partita dopo partita anche grazie ai weekend della Coppa Davis: 18 squadre a disputarsi l’insalatiera (cambierà pure il trofeo?) in 6 gironi all’italiana, incontri all’insegna del numero 3 (tre partite ognuna al meglio dei 3 parziali), due singolari, un doppio e punti anche a chi perde (un risultato di 0-3 assegnerà zero punti, un 1-2 invece un punto, in puro stile volleyball per intenderci). Ma tutto questo mi domando, cara ITF…cosa c’entra con la Coppa Davis?
So che c’era bisogno di un cambio, perché l’emorragia di amore verso la Davis era più di un allarme: ma quanto ci mancheranno partite divenute leggenda con protagonisti campioni dal valore assoluto come Becker, Sampras, Edberg, Agassi fino alle “recenti” vittorie di Federer, Djokovic e Nadal? Nei miei ricordi ci sono tante partite durate più di 5 ore in campo, partite che sembravano interminabili ma che senza accorgersene entravano di diritto nella storia del tennis: più di tutte, più di qualsiasi altro match non potrò dimenticarne una, importante perché mi fece innamorare ancora di più del tennis. Nel 1997 a Pesaro vedo un incredibile Omar Camporese risorgere e tornare tennista spettacolare quando su un sintetico rapidissimo batte il favorito Carlos Moya: il tennis era già una parte importantissima della mia vita ma su quelle grate fu un saliscendi di emozioni pure. Ogni tifoso, ogni amante del tennis, ha la sua partita del cuore, per i motivi più differenti, match giocati nell’incantevole cornice della Davis.
L’anno prossimo la Davis che tutti amiamo o abbiamo amato non ci sarà più, evento unico sacrificato sull’altare del vil danaro. I tempi cambiano ma il rammarico e il dispiacere sono enormi: insieme alla Davis se ne va un pezzo di storia del tennis. Arriverà la Coppa del mondo del tennis, sparirà però la vera competizione.
Alessandro,
innamorato del tennis e della Coppa Davis.
Alessandro Orecchio