Altra aggiunta nel roster di Francesco Ponticiello per la stagione 2018/2019: la Pallacanestro Palestrina è lieta di comunicare l’approdo in maglia arancio verde di Nelson Rizzitiello.
Veterano di questa categoria, è un classe 1984 che ha incrociato Palestrina già nei primi anni dello scorso decennio quando ha mosso i primi passi senior nelle fila della Stella Azzurra. Da lì in poi sarà spesso uno degli ostacoli sulla strada della squadra della presidentessa Cilia: nel 2008 è a Barcellona, nel 2009 a San Severo, prima di spiccare il volo in maglia Trapani con la quale torna ad assaporare la A2 dopo la precoce esperienza di Jesi: per Nelson la miglior stagione realizzativa in carriera con oltre 16 punti per gara. Nel 2014 è di nuovo in Sicilia a guidare la corazzata Palermo che si infrange in semifinale di Coppa Italia proprio contro Palestrina. Rizzitiello passa poi all’Eurobasket divenendo autentico uomo delle promozioni, abitudine confermata nei passaggi a Montegranaro tirando col 45% da tre e proprio a giugno con la festa in maglia Cento (anche qui incrocio con Palestrina nella ben nota Final Eight di Coppa). Soprannominato da tutti “Ammiraglio”, è un’ala di 198 centimetri che risulta assolutamente completa, eccellente tiratore ma assicura aiuto in difesa con un fisico che lo rende anche un buon rimbalzista. Con le ufficializzazioni già perfezionate di G.Rossi e Morici si va componendo la back-court del quintetto arancio verde, impreziosita ora da un elemento di comprovata classe, sicura esperienza e in grado di guidare i compagni più giovani nel sempre difficile campionato di Serie B.
Ti sei specializzato in promozioni, cosa significa per te dopo i recenti successi scegliere Palestrina? Qual è il segreto per integrarsi bene ogni anno in un contesto nuovo?
“Dopo l’anno scorso credo che una società come Palestrina un po’ ci sia rimasta male, migliorare una finale è difficile perché c’è solo una cosa da fare: vincere. Ritengo Palestrina ambiziosa e al tempo stesso concreta, capace di fare un passo alla volta, si muove con discrezione ma cercando di migliorare di anno in anno. Si punta comunque a vincere ed è quello che piace anche a me. Purtroppo il campionato è tosto e fare tanta strada per poi perdere ti lascia con un pugno di mosche, come chi termina la stagione ad aprile. Contento della scelta, quella che a istinto mi è sembrata la migliore tra le possibili, stimo il coach, lo staff, tutto, e poi mi riavvicino a casa a Roma proprio nel periodo che diventerà padre di un’altra bambina. Spero di continuare ad essere il talismano degli ultimi anni!”
Un aggettivo per descriverti come giocatore e un altro come personaggio dentro e fuori dal campo.
“Innanzitutto mi ritengo una persona solare, a cui piace ridere e scherzare, ma un serio professionista al tempo stesso perché sul campo serve lavorare e per noi alla fine questo resta un “lavoro”. Ma occorre essere seri anche nei confronti di chi fa investimenti, per cui sono sempre stato corretto e preciso. E penso che serva anche questo per raggiungere i risultati.
Sul campo non potrei definirmi in una parola soltanto, sono un giocatore che si impegna a fare tutto quello che è necessario, quando c’è da tirare tiro, quando c’è da difendere mi butto a rimbalzo, credo serva un po’ di tutto e quindi mi vedranno sempre pronto in ogni circostanza. ”
Il primo pensiero o ricordo che ti viene se ti dicono Palestrina?
“Su questa cosa vado a botta sicura: a Palestrina non ho vinto MAI! In quindici anni è una di quelle cose che mi è rimasta sul groppone, e non ci siamo incontrati poche volte a memoria credo 6-7 volte. Prima a Zagarolo, poi a Palestrina, in casa arancio verde ho sempre perso ed è la conferma che è davvero un campo difficile e uno dei simboli di questa società che fa delle tradizioni da difendere un suo vanto. Adesso ovviamente la mia speranza è che questa tradizione venga rispettata, di mantenere inviolato il nostro campo e quando sarà il momento rendere impossibile a tutti venire a vincere da noi. Ascoltando alla fine quel PA-PA-Palestrina che è un’altra di quelle cose che ti resta in mente.”
Dal 2003 in cui hai incontrato Palestrina, quanto è cambiato il basket? Tu stesso sei cambiato in qualcosa? E da veterano cosa pensi si sia perso?
“Cambiato sicuramente e in tutte le serie, ripenso a quando ho cominciato e a quanti senior italiani giocavano. Forse si è perso lo spirito di una volta, a cominciare dai giovani, quello di stare in palestra anche prima e dopo gli allenamenti per migliorarsi. Se posso dare un consiglio in base alla mia esperienza, dico di lavorare e non fissarsi su una cosa che si pensa di fare già bene, fossilizzarsi su un particolare perdendo di vista l’importanza di essere un giocatore completo e affinare i punti deboli. Vedo sempre meno giovani che sanno giocare senza palla, muoversi e ragionare sulle letture, prendersi un tiro uscendo dai blocchi…abbiamo più avuto in Nazionale un giocatore come Basile? E io personalmente penso che in questo decennio sia diventato meno istintivo di prima, sono più portato a ragionare e pensare per la squadra. “