Il doppio sta vivendo uno dei suoi momenti più critici nel tennis moderno, e la recente decisione dello US Open di dimezzare il tabellone del doppio misto, riservando metà dei posti ai singolaristi in base al ranking e metà alle wild card, ha riacceso il dibattito sul futuro di questa specialità. Andrea Vavassori, numero 8 del mondo in doppio e vincitore dell’ultimo US Open misto con Sara Errani, ha preso una forte posizione contro chi considera questa disciplina un’opzione di ripiego.
La scintilla è stata innescata dalle dure dichiarazioni di Reilly Opelka su Instagram: “Dovrebbero sbarazzarsi al 100% del doppio. È per i singolaristi falliti. Non esistono gli specialisti del doppio: non vendono alcun biglietto, ottengono campi di allenamento, fisioterapisti e risorse che poi non tramutano in profitti”. La risposta di Vavassori è stata immediata e appassionata: “Un ragazzino che guarda una finale di doppio di uno Slam e si innamora di questa specialità, dovremmo considerarlo un fallito?”
Nonostante una storia gloriosa che ha visto protagonisti da John McEnroe a Roger Federer e Rafael Nadal, l’ATP ha concentrato la sua strategia commerciale sulla visibilità dei singolaristi, relegando il doppio a un ruolo marginale. Un esempio eclatante è passato quasi inosservato: “L’anno scorso Mate Pavic e Sara Errani hanno completato il Career Golden Slam, un’impresa leggendaria di cui quasi nessuno ha parlato”, ricorda Vavassori.
La situazione è particolarmente preoccupante nei tornei ATP 250, dove spesso le finali di doppio non vengono nemmeno trasmesse sulla piattaforma streaming ufficiale. Un paradosso che evidenzia come questa specialità venga considerata di serie B, nonostante il suo valore storico e tecnico.
Il doppio ha dimostrato di poter essere anche un potente strumento di unione sociale, come nel caso del “PaqIndo Express” formato da Bopanna e Qureshi, che ha unito India e Pakistan attraverso lo sport. “Il tennis non riguarda solo classifiche o premi in denaro”, sottolinea Bopanna, “riguarda le porte che apre, le vite che trasforma e le opportunità che crea.”
La specialità offre un tennis completamente diverso dal singolare moderno: angoli impossibili, gioco a rete, colpi al volo e una varietà tattica che spesso manca negli scambi basati sulla pura potenza del singolare contemporaneo. “Sono discipline divertenti e molto specializzate che dovrebbero solo essere promosse in modo diverso”, insiste Vavassori, “valorizzandone i protagonisti che sono nel loro ambito grandi atleti.”
La storia recente ci ricorda momenti indimenticabili: dalle finali di Coppa Davis, dove il doppio era il momento cruciale del sabato, alle ATP Finals di Londra con Verdasco e Marrero che facevano impazzire il pubblico. Senza dimenticare le partite olimpiche, dove il doppio ha sempre avuto un ruolo fondamentale.
L’impatto sociale del doppio è un altro aspetto sottolineato da Bopanna: “Giocare a doppio e guadagnare un reddito da esso mi ha dato il potere di restituire in modi che contano davvero. Ha aiutato i bambini sfavoriti a scoprire lo sport, ha fornito istruzione a oltre 30 ragazze e ha costruito un’accademia che aiuta i futuri campioni.”
“Ci servono passione, competenze e la voglia di stare uniti”, conclude il tennista torinese, “perché c’è tanto che possiamo fare per cambiare questo ottuso modo di pensare e riportare il doppio dove merita di stare.”
La sfida per il futuro sarà quella di trovare un equilibrio tra le esigenze commerciali e la necessità di mantenere viva una specialità che rappresenta una delle tre colonne portanti del tennis. Come sottolineato da molti addetti ai lavori, basterebbe un po’ più di attenzione mediatica e promozione per far riscoprire il fascino di questa disciplina al grande pubblico, evitando che una parte fondamentale della tradizione tennistica venga sacrificata sull’altare del business.
Francesco Paolo Villarico