La vicenda della squalifica di Jannik Sinner, resa ufficiale da pochi giorni, ha sollevato un nuovo e significativo capitolo di discussione all’interno del mondo del tennis. La PTPA (Professional Tennis Players Association), fondata da Novak Djokovic, ha pubblicato un comunicato in cui critica apertamente il modo in cui l’intero procedimento è stato gestito, definendolo un vero e proprio “club” e non un sistema imparziale.
Nel testo, la PTPA mette in evidenza come la presunta discrezionalità “caso per caso” rappresenti, in realtà, una copertura per “trattamenti ingiusti e risoluzioni incoerenti”. Pur chiarendo di non voler puntare il dito contro Sinner a livello personale, l’associazione lamenta le numerose ombre e incertezze che hanno avvolto l’intero processo.
“La differenza di risultati per giocatori diversi è solo la punta dell’iceberg. Il vero problema è la mancanza di trasparenza, di processo, di coerenza. La mancanza di credibilità dell’intricata rete di organizzazioni che regolano i nostri sport e i nostri atleti”, si legge nel comunicato. Un riferimento esplicito alla complessa galassia di enti e sigle (ATP, WTA, Grand Slam, ITIA, WADA) che, secondo la PTPA, agirebbero in modo disordinato e poco chiaro.
L’associazione critica anche la presunta assenza di un impegno serio e condiviso da parte di tutte le istituzioni del tennis per riformare e creare un sistema più giusto e trasparente, ribadendo che questo atteggiamento rappresenta “un profondo mancanza di rispetto per lo sport e per i suoi appassionati”. La PTPA conclude con un appello al cambiamento: “È ora di cambiare. E noi lo cambieremo”.
Queste posizioni segnano un potenziale punto di svolta per il tennis professionistico. La PTPA, fondata con l’obiettivo di dare maggiore voce ai tennisti, si candida a diventare un interlocutore sempre più influente, spingendo per una riforma del sistema attuale. La vicenda Sinner, a detta di molti, potrebbe rappresentare uno spartiacque nella storia del tennis, inducendo i vari organismi sportivi a confrontarsi con una critica sempre più pressante e a considerare la necessità di una maggiore trasparenza nei propri processi decisionali.
Francesco Paolo Villarico