In un’intervista esclusiva a GQ Italia, Matteo Arnaldi ha offerto uno sguardo approfondito sul momento d’oro del tennis italiano e sulla sua carriera, rivelando dettagli interessanti sulla “generazione d’oro” di cui fa parte.
La testimonianza di Arnaldi offre uno spaccato interessante di questa generazione di talenti che sta riscrivendo la storia del tennis italiano, con una maturità e una consapevolezza che vanno ben oltre l’età anagrafica.
Una Generazione Straordinaria
“A generazioni come la nostra non bisogna abituarsi: quello che stiamo facendo non è semplice,” spiega Arnaldi. “Della nostra generazione, nati nel 2001-2002, un buon 50% è arrivato con buoni risultati al professionismo. Non è normale: di solito ne arrivano uno, due.”
L’Amicizia nel Circuito
Il tennista sanremese ha sottolineato il forte legame che unisce i tennisti italiani: “Ci conosciamo tutti sin da bambini. Siamo veramente amici, ci divertiamo insieme, ci troviamo spesso a cena. In campo ognuno ha il proprio percorso, ma fuori siamo un gruppo di amici.”
La Crescita Personale
Sul 2024, Arnaldi riflette: “Non ho espresso il tennis che volevo, però è stato un anno di miglioramenti: il lavoro fisico, quello mentale, la gestione delle partite. Ho giocato match importanti in campi importanti, che prima non mi erano mai capitati.”
Il Suo Modello
“Kobe Bryant è il mio punto di riferimento,” rivela Arnaldi. “Il lavoro su se stessi, l’autoperfezionamento, sono tutte cose in cui mi rivedo. Sono un lavoratore, mi piace allenarmi, stare in campo, la palestra. Se non mi alleno, non sto bene con me stesso.”