In un’intervista rilasciata a Tennis Majors, Andrey Rublev ha fatto il punto su un 2024 che, nonostante le critiche, ha visto il russo chiudere tra i top 8 mondiali con un bilancio di 43-27, la vittoria del Masters 1000 di Madrid e la finale in Canada.
Le parole di Rublev mostrano un atleta in piena evoluzione personale, consapevole che il miglioramento professionale passa necessariamente attraverso la crescita umana.
Un Anno di Lezioni
“Fuori dal campo, il tennis quest’anno mi ha dato molte lezioni da cui ho imparato e che mi hanno fatto crescere,” ha rivelato Rublev. “Oggi sono più maturo, vedo le cose da una prospettiva diversa, in un modo in cui non le avevo mai viste prima.”
La Transizione verso la Maturità
“Tutto è collegato, il mio comportamento in campo era influenzato da quello che mi stava succedendo fuori,” ha spiegato il russo. “Crescere significa comportarsi meno da bambino e più da uomo maturo, da adulto. Ho ancora molti lati infantili, ma dopo questa stagione devo lasciarmi alle spalle certi atteggiamenti.”
Il Lavoro Mentale
Rublev ha rivelato di lavorare con degli psicologi: “Ogni aiuto è prezioso. Cerco di imparare da loro e allo stesso tempo da me stesso. Studio il perché di certi miei comportamenti e come funziona la vita in generale. Piano piano sto capendo e comprendendo le cose.”
Bilancio della Stagione
“Dal punto di vista tennistico, ho avuto molti alti e bassi quest’anno, quindi potrebbe sembrare una stagione non molto buona. Tuttavia, ho finito tra i primi otto al mondo, che è incredibile. Spero che tutte le mie peggiori stagioni finiscano così, considerando che molti giocatori hanno fatto un anno incredibile finendo 12° o 15°.”
La Chiave del Successo
“Tutto si basa sulla mentalità, su come mi sento fuori dal campo. Alla fine, come ti senti fuori dallo sport si riflette in come ti sentirai in campo. È impossibile avere una mentalità di ferro in un ambito e non averla nell’altro. Nel lungo termine tutto si equilibrerà, fino a sentirti bene ovunque. Se stai bene con te stesso, il resto verrà da sé.”
Marco Rossi