I termini per un appello al Tas non sono ancora scaduti ma l’agenzia antidoping deve valutare la necessità di un ricorso contro una sentenza solida, che non ha riscontrato colpa né negligenza del numero uno mondiale
Bisogna ancora attendere, i tempi non sono definitivi, ma per Jannik Sinner una certezza c’è: può contare sulle motivazioni molto solide che hanno portato alla sua assoluzione da parte dell’Itia, l’international Tennis Integrity Agency, motivazioni che l’agenzia mondiale antidoping sta ancora indagando. La sentenza del 19 agosto scorso ha stabilito che non sussiste colpa o negligenza di Sinner per la doppia positività al clostebol. La Wada, l’agenzia antidoping mondiale, non ha presentato al momento alcun ricorso al Tas contro la sentenza. Ha ancora tempo per farlo visto che ha diritto ad un supplemento nelle scadenze. Si tratta di 21 giorni da quando Wada fa richiesta di ricezione degli atti, o di 21 giorni dal momento in cui ogni altra parte ha diritto a fare ricorso. La richiesta di altra documentazione è stata fatta la scorsa settimana, il caso rimane aperto. La discriminante, che Wada deve valutare, è se questo ricorso potrebbe avere ragioni convincenti per il Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna. Le sentenze delle agenzie indipendenti come l’Itia sono estremamente motivate dal punto di vista giuridico. Ci sono fattori determinanti. Il panel a cui è stata affidata la decisione è stato di altissimo profilo, l’autorevolezza del collegio offre già molte garanzie. Spesso Wada considera con più attenzione le sentenze emesse da giudizi nazionali, a volte meno autorevoli e distaccati nei casi di doping di atleti dello stesso paese. Gli esperti consultati per valutare la concentrazione infinitesimale di clostebol nel caso Sinner erano estremamente referenziati. Hanno ritenuto molto plausibile l’assunzione involontaria di Sinner, documentandola con una ricca letteratura scientifica. In diversi casi recenti dove sono state rilevate tracce di clostebol, le sentenze hanno accreditato l’assunzione involontaria degli atleti. Facendo attenzione più al fatto se gli atleti, pur avendo fiducia nel proprio nucleo di familiari e nel proprio staff, abbiano avuto una qualche percezione del rischio e del pericolo, e quindi per questo negligenti, o fossero totalmente all’oscuro. È quanto sostenuto nella ricostruzione degli avvocati di Sinner. È importante anche il controllo antidoping avuto un mese prima rispetto alla positività riscontrata in marzo. Poco plausibile che un’assunzione volontaria, in dosi adeguate e per tempi prolungati per avere un effetto sulle prestazioni, non abbia lasciato alcuna traccia in altri controlli. Insomma: la scadenza dei termini sarà entro fine mese. Nel frattempo deve sempre contare sulle ragioni. Che assomigliano a come gioca Sinner. Sono molto solide e credibili.
La ricostruzione della vicenda
Lo scorso aprile, durante il torneo di Indian Wells, Jannik Sinner viene sottoposto a un test antidoping, che rileva una positività al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato (presente però in quantità inferiori a un miliardesimo di grammo nelle sue urine). Viene sospeso in via provvisoria, ma fa immediato appello d’urgenza (come suo diritto) rivolgendosi a un tribunale indipendente (Itia) e ottiene la revoca immediata della sospensione che gli permette di finire quel torneo (viene eliminato in semifinale da Alcaraz) e di giocare nei mesi successivi a Miami, Monte-Carlo, Roland Garros, Wimbledon e Cincinnati. Un’udienza che si è tenuta presso Sport Resolutions il giorno di Ferragosto ha chiuso il “caso”, con il tribunale indipendente che ha stabilito che si sia trattato di un caso di ‘contaminazione’ e che da parte di Sinner non ci sia stata colpa o negligenza.
Come è avvenuta la contaminazione
Un documento di 33 pagine dell’Itia ha spiegato la sentenza e tutat la vicenda: il 13 febbraio Umberto Ferrara (preparatore atletico di Jannik fino a quest’estate), ha acquistato presso una farmacia di Bologna il “Trofodermin“, spray per curare le ferite acquistabile senza ricetta che contiene, tra le varie sostanze, anche il clostebol. Lo spray è stato portato a Indian Wells, dove Giacomo Naldi (fisioterapista, anche lui ha interrotto la collaborazione con Sinner lo scorso mese) l’ha usato per curarsi una ferita alla mano (senza sapere che contenesse clostebol), che si era procurato con un tronchesino per i calli usato trattando un piede di Sinner.
Naldi nel corso del torneo ha effettuato diversi massaggi a Sinner, alcuni durati anche più di un’ora e tutti a mani nude, senza guanti. La contaminazione sarebbe avvenuta perché Sinner, a sua volta, presentava delle ferite aperte (soprattutto sui piedi). Il tribunale indipendente ha ritenuto credibili, plausibili e veritiere le spiegazioni fornite da Sinner. Ma decisivo è stato anche il parere degli esperti (il professor Jean-François Naud, il dottor Xavier de la Torre, e il professor David Cowan) della commissione medica interpellati dal tribunale indipendente.
Punti e premi persi a Indian Wells
Per responsabilità oggettiva Sinner ha dovuto rinunciare al montepremi guadagnato a Indian Wells e ai punti conquistati in quel torneo (400 in totale).