“Considerando quanto è ‘pazzo’, non mi sorprenderebbe vederlo anche a Los Angeles 2028″. Così Goran Ivanisevic, ex coach di Novak Djokovic, parla del campionissimo serbo in un’intervista rilasciata al collega Sasa Ozmo dopo la straordinaria vittoria dell’Oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Nole aveva affermato da mesi che l’Oro era il suo grande obiettivo, unico alloro mancante nel suo sterminato palmares. Missione compiuta, con un crescendo favoloso e una finale giocata da campione, durissimo e lucido nelle fasi decisive contro un Alcaraz tutt’altro che “docile”. Per Ivanisevic l’aver vinto tutto quello che è in palio nel tennis non placherà la fame di vittorie di Djokovic, tanto che ipotizza ancora 4 anni di grande tennis e successi, magari fino alle prossime Olimpiadi in California, dove Novak avrebbe ben 41 anni… Interessante anche la chiave di lettura del croato della finale Olimpica: portare Carlos ad innervosirsi.
“È semplicemente incredibile, era scritto da qualche parte che doveva finire così”, afferma Ivanisevic a Tennis Majors. “Il suo primo trofeo di questa stagione: Oro olimpico! Questo scenario è il migliore, il più dolce. Ha avuto un grave infortunio, un intervento chirurgico, poi una brutta finale di Wimbledon, ma domenica abbiamo visto cosa possono farti fare la volontà e il desiderio. Quando Novak gioca come sa fare, è il migliore al mondo, nessuno può toccarlo“.
I due erano insieme a Tokyo tre anni fa, dove Djokovic era in vantaggio di un set e un break contro Alexander Zverev in semifinale, ma non è riuscito a battere il tedesco e l’Oro è rimasto un sogno. Questa volta ci è riuscito, e anche di più. “Ne abbiamo parlato così tante volte, era uno dei miei più grandi desideri per lui, lo desiderava tanto ed è per questo che è stato così emozionante per tutti”, continua Goran. “È affascinante vedere come ha giocato in finale per l’Oro rispetto a quella di Wimbledon. È stato incredibile quello che è riuscito a fare nella sua mente, Wimbledon è stato solo due o tre settimane fa. La volontà, il desiderio, la forza… Alcaraz ha 16 anni in meno, colpisce più forte ed è più veloce, ma Novak con la sua testa ha fatto sembrare che Carlos non fosse il più giovane, più veloce e quello che colpisce più forte“.
“Solo un pazzo direbbe di lui che non ha più, che non ha più niente da dare. Quando Novak vuole davvero qualcosa, nessuno può batterlo, indipendentemente da chi si trovi dall’altra parte della rete. È stato incredibilmente intelligente, ha giocato in modo aggressivo e tirato ogni colpo con convinzione. Alcaraz colpisce duro, ma Novak ha colpito ancora più duro! Penso che questo abbia sorpreso Carlos e lo abbia reso un po’ nervoso. È più facile a dirsi che a farsi, ma questa è la chiave: portare Alcaraz ad innervosirsi e costringerlo a fare qualche errore. È quello che è successo nel tie break del secondo set: Alcaraz sapeva che sarebbe stato punito se avesse giocato più corto e ha fatto qualche errore. Non è facile fare quello che ha fatto Novak, ma ancora una volta, lo voleva così tanto da riuscirci“.
“Novak è come se non avesse giocato la finale di Wimbledon, ma qui c’era eccome… Se fossero rimasti altre cinque ore su quel campo, il risultato sarebbe stato lo stesso. Novak stava volando, stava ballando. La gente si è dimenticata che questa era la sua prima finale olimpica, sentiva che era questa la chance, doveva cogliere quest’opportunità. Ora ce l’ha fatta, ma considerando quanto è pazzo, non mi sorprenderebbe vederlo anche a Los Angeles nel 2028”
“Sono così contento che abbia finalmente vinto questo oro. Gli auguro adesso di vincere il 25° Slam, di battere il record assoluto, e poi potrà ritirarsi, anche se non si ritirerà mai… Penso che possa trovare la motivazione per farcela, l’oro lo solleverà di nuovo. Se gioca così, è l’uomo da battere agli US Open. A Wimbledon è stato un miracolo che abbia anche solo giocato, ed è arrivato in qualche modo anche in finale, ma non sappiamo mai se qualcosa di simile all’Australian Open di quest’anno potrà accadere. Contro Sinner non ha dato il suo meglio. Non abbiamo una sfera di cristallo, ma se è motivato come lo era a Parigi, sarà il favorito a New York” conclude Ivanisevic.
Parole al miele per il suo ex pupillo, ancora una volta capace di superare infortuni, dolori e l’età che avanza, mostrando una forza mentale e lucidità superiore anche all’esuberanza e potenza di Alcaraz, che veniva da una serie pazzesca di vittorie (due Slam) e quindi in totale fiducia. Non resta che attendere US Open, dove oltre a Sinner e Alcaraz il “Djoker” sarà certamente uno dei favoriti. O forse, il vero grande favorito…
Marco Mazzoni