Un Carlos Alcaraz sorridente e rilassato si è presentato alla stampa dopo la vittoria contro Rublev, il suo primo successo in carriera alle ATP Finals. Si è detto contento di aver ritrovato il livello di gioco che gli appartiene, visto che le sue sensazioni sbarcato a Torino erano tutt’altro che positive. Si è soffermato anche su Sinner: ha visto la splendida partita contro Djokovic e crede fermamente nelle possibilità di Jannik di vincere uno Slam il prossimo anno e anche puntare al trono del ranking mondiale. Ecco i passaggi più salienti del pensiero dello spagnolo.
“Penso che di aver disputato una bella partita” inizia Carlos. “Credo che la chiave fosse ritrovare il mio gioco. Non importava vincere o perdere, il focus era mostrare il mio stile, il mio tennis. Penso di averlo fatto abbastanza bene”.
“Onestamente non ricordo l’ultima volta che avevo perso tre partite di fila. Ho visto poi che era accaduto nel 2021, ma adesso non ricordo le partite (sorride). È passato molto tempo. Dopo la prima partita cerco semplicemente di allenarmi bene arrivando alla seguente con un po’ più di fiducia rispetto a quella che provavo nella prima partita”.
“Sono davvero, davvero contento della vittoria di oggi. Battere Rublev, un grande giocatore, ti dà molta fiducia. Ovviamente è un po’ più speciale vincere dopo la sconfitta nella prima partita. È stato davvero, davvero difficile per me. Ho sofferto come livello di gioco negli ultimi mesi, pochi tornei. Giocare questa partita con questa qualità, a questo livello, è stato davvero utile per me per arrivare alla terza. Sono davvero felice di ritrovare questo livello e di rendermi conto che il mio livello è ancora lì, che ho ancora una possibilità in questo torneo”.
“La chiave oggi? Essere più aggressivo di Rublev. So che è davvero difficile esserlo, tutti conoscono la sua potenza, il suo diritto, i suoi colpi. Ma ce l’ho fatta. Mi sono allenato ieri davvero, bene. Ero concentrato sull’eseguire i miei colpi migliori. In allenamento ho puntato a colpire più forte possibile, spingere tanto sopratutto col diritto”.
“Preparerò la prossima partita come ho fatto oggi. Cercherò di portare in campo il mio meglio e cercherò di battere Medvedev. L’ultima volta mi ha battuto, giocando ad alto livello. Prenderò gli aspetti positivi e quelli negativi di quella partita e cercherò di giocare nel miglior modo possibile venerdì. Non sto pensando alle vacanze in questo momento. Sto pensando di fare del mio meglio e provare ottenere un posto in semifinale”.
“Sinner – Djokovic? Sì, l’ho vista. Da grande appassionato di tennis, è stata una delle migliori partite dell’anno. La qualità del tennis era massima. È stata una partita incredibile. Davvero lottata. Penso che a tutti sia piaciuta. Onestamente sarebbe davvero dura se dovessi affrontare Jannik in Italia. Il pubblico sarebbe tutto con lui. Ma chi lo sa. Mi piacerebbe giocare una battaglia contro di lui qua. Ogni partita che giochiamo io e lui è fantastica”.
“Credo assolutamente che Sinner possa vincere uno Slam nel 2024, non ho dubbi a riguardo. È uno dei ragazzi che sono in grado di vincere uno Slam. Penso che nel 2024 si darà la possibilità di raggiungere il numero 1. Questa è la mia previsione (sorride)”.
“Outdoor il gioco è più lento. I campi su cui abbiamo giocato quest’anno erano assai più lenti rispetto a questo torneo. Nei campi indoor tutto è più veloce. Per me è un po’ difficile adattare il mio gioco e i miei movimenti durante le partite. Ma tutto può cambiare con un buon allenamento, una buona preparazione. Per quanto mi riguarda, ho trovato un po’ difficile cambiare il mio gioco”.
“Lo swing americano è stato un buon swing per me, anche se non ho vinto nessun titolo, ho raggiunto la finale contro Novak a Cincinnati, ottima partita, e la semifinale di un Grande Slam agli US Open. Non lo prendo come un fallimento. Probabilmente tutti pensano che io debba vincere ogni titolo o ogni torneo. Penso che sia un errore. Ho avuto delle difficoltà negli ultimi mesi. Probabilmente lo swing asiatico, Shanghai, è uno di quei tornei che non sono stati buoni per me”.
da Torino,
Marco Mazzoni