Grande esperienza nel mondo della pallavolo: come hai iniziato e quali squadre hai seguito negli ultimi anni?
“Ho giocato per tanti anni, ed alla fine della mia carriera ho deciso di intraprendere il cammino di preparatore atletico. Son partito dalla mia città con Atripalda, ed ho alle spalle diversi anni di serie A2 tra Atripalda, Aversa, Pontecagnano e di A3 con altre squadre campane”.
Cosa ti ha convinto a scegliere il progetto ShedirPharma Sorrento?
“Devo dire che questa società mi ha sempre colpito dall’esterno, e quando si è presentata l’occasione non ho esitato neanche un attimo. Ringrazio il presidente Ruggiero e tutto lo staff tecnico per avermi ritenuto la persona più adatta a ricoprire questo ruolo, e soprattutto per avermi dato la possibilità di seguire nuovamente una società campana. Tutto ciò mi riempie di orgoglio. Ricomincio dopo la parentesi di Marcianise, e mi fa piacere ritrovare mister Racaniello, con il quale ho condiviso la gioia della conquista della Coppa Italia ad Atripalda ed i playoff promozione”.
Quali sono le caratteristiche fondamentali per un preparatore atletico come parte attiva di un team di lavoro?
“Sono un punto di riferimento imprescindibile di tutto un sistema di rapporti e interazioni con medici, fisioterapisti ed allenatore. Il mio lavoro raggiunge infatti la sua massima efficacia, solo se perfettamente coadiuvato e programmato con l’allenatore. Oggi posso dire con certezza che ogni stagione può trasformarsi in un successo, solo ed esclusivamente grazie al “nostro” lavoro . L’impegno, la costanza e la professionalità devono diventare prerogativa di tutti, dal primo all’ultimo. Solo così si può arrivare il più in alto possibile, ed è quello che auguro a me ed alla mia nuova società: ovvero raggiungere traguardi ancora più importanti di quelli perseguiti fino ad oggi”.
Come si svolge la preparazione in questo periodo? I ragazzi avranno un piano di lavoro per essere pronti alla ripresa di agosto, e come si mette benzina nelle gambe dopo qualche mese senza gare ufficiali?
“In questo periodo di transizione contatto gli atleti, chiedo se hanno avuto problematiche negli anni precedenti, e cerco di personalizzare già il lavoro”.