TORINO – Spaesato, per il lungo viaggio e la nuova vita che sta per iniziare, ma con lo sguardo vigile, attento, curioso. Il primo impatto di Larry Brown con la sua nuova avventura torinese è avvenuto questa mattina al Golden Palace di Torino: la firma alle 11.40 sul contratto di un anno, con opzione per il secondo, che lo legherà alle sorti della Fiat Torino insieme al suo assistente personale, il ‘paisà’ di ritorno Dante Calabria, e ai due assistenti Paolo Galbiati e Stefano Comazzi, confermati dallo scorso anno.
L’EROE DEI DUE MONDI – Sguardo curioso ma sicuro, l’emozione è uno stato dell’animo dei presenti, silenziosi al cospetto della leggenda delle panchine: il coach dei due mondi cestistici americani, la NBA e la NCAA entrambe vinte (con Detroit e Kansas), prova a far prendere forma alla sua terza dimensione, quella europea. Da Garibaldi, l’eroe dei due mondi, a Larry Brown, il coach che prova ad alzare ulteriormente l’asticella. “Il mio modo di allenare è più simile a quello europeo che a quello NBA, ho tantissimo rispetto per giocatori e allenatori italiani – spiega con lo sguardo semplice e diretto che lo contraddistingue -. Per vincere servono tante cose che vanno al posto giusto, la proprietà è giovane, ha voglia di imparare. Il mio staff composto da Galbiati e Comazzi, due incredibili coach: sono circondato da persone in gamba, non puoi vincere se non hai staff. Sono certo che si farà una squadra competitiva, che imparerò tantissimo, sono nervoso ma eccitato”.
BROWN E L’ITALIA – Eccitato perché Torino è il punto cardinale più caldo del basket italiano, quello più in crescita e dall’outlook, mutuando il termine dall’economia, più positivo: “Sono contento di essere qui, tanti aspetti della mia vita sono legati all’Italia – sorride Brown, 77 anni -. Doug Moe, mio grande amico, ha giocato a Padova nella stagione 1964/65, poi abbiamo giocato in ABA insieme. Coach Dean Smith, il mio mentore, era grande amico di Sandro Gamba. Ho allenato contro i migliori allenatori e ho allenato i migliori giocatori, Torino mi dà l’opportiunità di condividere il mio bagaglio. Amo insegnare, amo allenare: le aspettative sono play hard, play the right way. Non sono preoccupato di vincere il campionato, ma voglio che i giocatori siano contenti ogni giorno quando vengono ad allenarsi”.
COLONNA VERTEBRALE ITALIANA – Snocciola nomi di monumenti della pallacanestro con disinvoltura, parla di realtà NBA con la serenità di chi fino a ieri faceva parte di quel mondo. Ma la base su cui costruire la squadra saranno gli italiani: “Amo il basket europeo, penso che sia più bello di quello americano. La NBA è super, ma è fatta per le star. Qui è gioco di squadra. Il nostro obiettivo adesso è creare una squadra dove ci siano tanti giocatori italiani”.