Cosa sia accaduto realmente lo scopriremo presto. Non si sa se la caduta sia stata accidentale o se invece si sia trattato di un tragico gesto volontario. La cosa certa è che la giovane pallavolista Julia Ituma non c’è più. Precipitata dalla finestra di un Hotel di Istanbul dove alloggiava con la sua squadra, la Igor Novara, con cui aveva da poco giocato il ritorno delle semifinali di Champions League contro l’Eczacibasi.
Julia aveva solo 18 anni. Ragazza dagli occhi grandi e dal sorriso gentile, dotata di un fisico incredibile che aveva spinto la mamma di origini nigeriane ad iscriverla a pallavolo, dopo una breve parentesi nel basket. Nella squadra dell’Oratorio San Filippo Neri di Milano ci aveva messo poco a mettersi in evidenza e ad attirare le attenzioni del Club Italia, la fucìna degli azzurri del futuro. E diventare un talento in rampa di lancio. Del resto, era impossibile non notarla: sfiorava i due metri, ottime doti al salto e in battuta, grazie alle quali aveva vinto con le azzurrine il Mondiale U20 e l’Europeo U19 da miglior giocatrice. Per indossare la maglia della nazionale maggiore insomma sarebbe bastato pazientare ancora poco.
Nell’estate scorsa era arrivato il momento di confrontarsi con le grandi del campionato di A1 e aveva deciso di crescere con Novara, facendo da cambio alla turca Ebrar Karakurt una delle giocatrici simbolo di questo sport. Proprio per questo Julia si era trasformata recentemente da schiacciatrice in opposta, il ruolo di Paola Egonu, alla quale, manco a dirlo, veniva spesso paragonata anche se aveva caratteristiche diverse. Il suo mito era però il centrale cubano di Piacenza Robertlandy Simòn.
Di lei, gli allenatori delle nazionali giovanili raccontano di una giovane sognatrice ma con una gran disciplina, dotata di una potenza straordinaria che stava imparando a dominare. Mancherà, anzi manca già anche a loro, ai suoi affetti e a tutto il mondo della pallavolo e dello sport.