In ogni previsione perfetta prima o poi qualcosa deve andare storto. Eppure immaginare Stefanos Tsitsipas fuori agli ottavi di finale del Roland Garros sembrava un azzardo intrigante, ma troppo rischioso. Puntuale è arrivata la smentita: sottovalutare le qualità di Holger Rune è stato un errore. Il danese ha dimostrato non soltanto di essere a proprio agio sia a fondocampo che a rete, ma di avere un ottimo feeling con le sfide con i migliori al mondo. Varietà, esuberanza e sana arroganza: così il classe 2003 di Copenhagen ha dominato uno Tsitsipas progressivamente abbandonato sia dal servizio che dal dritto e in generale troppo nervoso per sfruttare la maggiore esperienza nei Major. Più che nei due set persi, il greco ha difettato di killer instinct nel momento in cui, chiamato alla rimonta sul 2-5 nel quarto parziale, ha recuperato il primo break agevolmente, ma poi ha sprecato tre palle break per rimettersi in partita contro un Rune che per la prima volta nel match aveva iniziato a sentire la pressione. La parola, anzi il numero chiave, è 2003, come l’anno di nascita di quel Carlos Alcaraz, numero 6 ATP, pronto per la sfida da copertina contro Alexander Zverev. Dovesse lo spagnolo rispettare i pronostici e sconfiggere il tedesco, sarebbe inevitabile pensare che la “Next Next Gen” sia già sulla corsia di sorpasso per superare la “Next Gen”. E forse qualcuno inizierà a scommettere su una potenziale finale “millennials”. Prima, però, Rune dovrà mettersi alla prova contro un Casper Ruud che è un misto tra un muro di gomma e una sfinge imperscrutabile.
A completare il pacchetto di quarti di finale nel tabellone maschile sarà la sfida tra Andrey Rublev e un Marin Cilic stellare che ha messo a nudo tutte le difficoltà tattiche e i problemi di preparazione atletica di Daniil Medvedev sulla terra rossa. In teoria il russo potrebbe consolarsi con il risultato nudo e crudo, ossia aver raggiunto gli ottavi di finale nello Slam a lui più indigesto non essendo al meglio fisicamente. Il “no show” psicofisico messo in scena contro il croato, però, toglie a Medvedev un po’ di soddisfazione per il percorso a Parigi.
Avanti Swiatek, ma che fatica
In una giornata che finalmente ha regalato qualche sorpresa nel tabellone maschile, a momenti il Roland Garros rischiava di perdere anche la propria regina in pectore. Che Qinwen Zheng potesse essere forse l’unico reale test per Iga Swiatek a Parigi era chiaro fin dalla vigilia, ma la teenager cinese è andata ben oltre le aspettative, non soltanto sfidando la polacca in termini di variazioni tattiche, ma riuscendo in un’impresa titanica: mettere pressione a chi sembra impermeabile a ogni dubbio o pensiero. Vien da pensare che se la Zhang non avesse avuto problemi di stomaco a inizio di secondo set, la Swiatek avrebbe pagato a caro prezzo le incertezze nel primo parziale e quel sanguinoso tiebreak perso da un vantaggio di 5-2 come se fosse ancora una “semplice” ventenne e non l’invincibile numero 1 al mondo. Alla Swiatek, comunque adesso importa soltanto che nei quarti di finale troverà la statunitense Jessica Pegula la quale, un paio di mesi fa, al pensiero di poter incontrare la polacca sulla terra rossa, aveva ironicamente commentato su Twitter: «Che Dio ci aiuti». Il suo piano tattico, ovviamente, dovrà essere più elaborato di così.
Si sa già, invece, che l’altra semifinalista nella parte alta di tabellone sarà russa. A contendersi il posto saranno Daria Kasatkina, che ha spiegato a Camila Giorgi quanto a volte tirare a tutta non sia necessariamente la chiave per la vittoria, e Veronika Kudermetova, che più o meno ha riservato lo stesso trattamento a Madison Keys, ma con un set di ritardo. Guardate bene questa sfida perché a Wimbledon sicuramente non si ripeterà.