La bellezza è negli occhi di chi guarda. Per questo motivo, anche se il risultato e le statistiche sembrerebbero dire il contrario, il 6-3, 6-4, 6-3 con cui Daniil Medvedev ha sconfitto Laslo Djere ha avuto un fascino alternativo, da partita brutta, sporca e cattiva. D’altronde, non poteva essere altrimenti, dato che il russo si prepara per il servizio impugnando la racchetta come un’arma contundente e colpisce di dritto come se tirasse uno schiaffo a qualcuno, mentre il serbo ha un rovescio bimane che esegue come fosse una trottola. La naturale conseguenza tattica di una partita già nata strana è stata che Djere ha attaccato sapendo di dover spingere senza esclusione di colpi, anche perché non aveva chissà quali altre soluzioni tattiche a disposizione, mentre Medvedev si è accartocciato su ogni palla nella speranza che prima o poi l’altro sbagliasse.
Togliendo un terzo set in cui era esasperato e fisicamente stravolto, almeno la metà di quei 68 errori non forzati commessi dal serbo andrebbero ascritti alla voce “errori commessi partendo da una buona idea”. Poi, però, ovviamente la matematica non si presta a interpretazioni filosofiche, per cui il risultato è che a qualificarsi per il terzo turno del Roland Garros è stato Medvedev, che si spinge così avanti a Parigi per la seconda volta in carriera, al secondo torneo giocato dopo i due mesi di stop per infortunio e sulla superficie a lui più ostile. Chiaramente contro Miomir Kecmanovic il russo non potrà continuare a immaginare che lo Chatrier e il Lenglen in realtà siano l’Arthur Ashe e dovrà per forza cercare di slittare con un po’ più di naturalezza sulla terra rossa.
In una parte bassa di tabellone così sbilanciata, probabilmente la tentazione è trovare un nome credibile che possa sbarrare la strada a Tsitsipas che ha impiegato 4 ore e 9 minuti per battere il ceco Zdenek Kolar, n° 134 al mondo. Ruud e Sonego, entrambi vittoriosi in tre set rispettivamente contro lo svizzero Henri Laaksonen e il portoghese Joao Sousa, sarebbero i primi indiziati a venire in mente. Eppure, il coniglio dal cilindro potrebbe nascondersi nel match tra il classe 2003 danese Holger Rune, il quale non disdegna essere protagonista di eliminazioni eccellenti, e il francese Hugo Gaston, che in patria sembra rigenerato. La previsione è che la partita possa durare almeno quattro set, che la pallina viaggerà velocissima e che ci saranno molte scorribande a rete da parte di entrambi.
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Nel frattempo, il tabellone WTA continua a perdere regine. Il 6-2, 6-2 che Karolina Pliskova ha subito dalla wild card francese Leolie Jeanjean, è stata la quarta peggior sconfitta mai che la ceca abbia mai sofferto in carriera in uno Slam. Non che l’ex numero 1 al mondo fosse tra le favorite per vincere al Roland Garros, ma lo zero che rimane alla voce Major vinti diventa per lei di volta in volta meno facile da sistemare. Quanto a Simona Halep, la rumena aveva già rischiato di uscire all’esordio contro la finalista di Wimbledon juniores Nastasja Schunk. Che a eliminarla sia stata un’altra teenager da tenere d’occhio, la cinese Qinwen Zheng, è sinonimo di nuovo che avanza.
A proposito di nuovo che avanza: Iga Swiatek non sarà poi così vecchia anagraficamente, ma ormai è ufficialmente una veterana. D’altronde, come definire una giocatrice alla vittoria numero 30 di fila e al quindicesimo 6-0 rifilato in stagione, questa volta alla malcapitata statunitense Alison Riske? La sensazione che questo Roland Garros ormai possa perderlo soltanto Iga. Specialmente perché se due tra le sue rivali più accreditate, ossia Paula Badosa e Jessica Pegula, oggi hanno dovuto disfare tutto prima di vincere al terzo set, il rischio è di arrivare all’appuntamento con la schiacciasassi polacca già completamente svuotate a livello psico-fisico.