TOKYO – Inevitabile parlare di Egonu, a fine Olimpiade, parlare di lei per cercare di capire cosa le sia successo e, magari, lasciarla un po’ più in pace nei prossimi giorni, nei prossimi impegni, nel suo prossimo scorcio di vita. L’impressione è che fisicamente Paola non avesse nessun problema, eppure tutta l’Olimpiade è stata una sofferenza, nonostante tabellini sempre importanti, col culmine del match con la Serbia nel quale ha perso il confronto diretto con la Boskovic che in tante altre occasione col club invece aveva vinto, se non dominato.
I NUMERI – Col senno di poi il match migliore è stato quello d’esordio con la Russia: 56% in attacco, 33% di efficienza, 3 ace. Con la Turchia addirittura 29 punti, ma percentuali in calo: 48% in attacco, 27% di efficienza, 1 solo ace in quattro set. Con l’Argentina una passeggiata, 56% in attacco, 32% di efficienza e 1 ace.
Sin qui le vittorie, ma dall’efficienza si capisce già che gli errori (più delle murate) arrivano. Poi il calo evidente. Con la Cina ancora 18 punti, 2 ace e 2 muri la tirano un po’ su, ma sono le schiacciate che non vanno: 40% in attacco, 14% di efficienza con 9 errori. Con gli Stati Uniti 28 punti, tantissimi, ma andando a guardare bene nessun ace e il 43% in attacco col 19% di efficienza con 15 tra errori e murate. E poi, purtroppo, il disastro tecnico con la Serbia, con ancora 16 punti ma il 33% in attacco e il 4% di efficienza. Tradotto: a fronte di 15 punti schiacciando, Paola ne ha regalati 13 tra errori (9) e murate (4) alle avversarie.
CHE SUCCEDE?– Cosa sia successo a questi Giochi alla nostra donna simbolo, e parliamo del lato tecnico, non è facile da capire. Lo stesso Mazzanti ha analizzato bene la questione, usando le parole giuste: “Si era preparata benissimo quest’estate, la miglior Paola da quando la conosco: attentissima a mettere insieme la squadra, a creare il clima giusto per le Olimpiadi. Ha speso molte energie in questo. In campo invece non è riuscita a esprimersi come sa: quali sono i perché non lo so io e non lo sa lei, dovrà metabolizzarlo. Però è stata un’esperienza da cui imparare”. E poi sui social, le critiche, il peso delle responsabilità: “Ho detto alle ragazze che di emozioni ne avevamo già tante e che la melma quando arriva è melma, al di là di chi te la tira. Ho consigliato loro di staccarsi dai social e dai commenti: non so se ci sono riuscite, ma è stata sicuramente una palestra per loro”.
Che non sia stata solo una questione prettamente tecnica (e ieri, ad esempio, le prime alzate di Malinov erano molto imprecise) sembra evidente: il clamore del suo personaggio, della bandiera del CIO portata con orgoglio, di una Nazionale simbolo della spedizione italiana che doveva lottare fino in fondo per l’oro… forse tutto questo l’ha sopraffatta, o comunque Paola ha faticato a gestirlo. Come dice Mazzanti, in fondo lo sa solo lei. E solo lei, da grandissima campionessa qual è già da qualche anno, al contrario di come la pensa qualche sedicente politico, saprà come uscirne più forte.