MODENA – Sul “caso Lara Lugli”, atleta che due stagioni fa ha messo fine alla sua stagione anticipatamente perché rimasta incinta, dopo tutto il bailamme delle scorse settimane che ha toccato “vette d’interesse” inaspettate, dal mondo politico a quello sportivo, raccogliendo attestati di solidarietà e promesse di cambiare le regole (vi ricordate le parole della “affabile” responsabile comunicazione di legafemminile sul “progetto chiuso nel cassetto di lega”? A chiave, aggiungiamo noi), a caso dichiarato risolto dopo che all’atleta il club ha riconosciuto la famigerata ultima mensilità, oggi è arrivata in redazione una lettera (la prima) del Presidente del club di Pordenone. Una lettera scritta per evidenziare, tra le altre cose, che il club ha deciso “di giungere ad un accordo non perché ci sentissimo in difetto, ma perché la pressione mediatica abilmente orchestrata”…
LA LETTERA DEL PRESIDENTE PORDENONE
Ieri sera abbiamo raggiunto un accordo con Lara Lugli e quindi martedì 18 maggio non ci saranno udienze presso il Tribunale di Pordenone. Corre però l’obbligo di fare alcune precisazioni perché, come negli scorsi mesi, in queste ore si rincorrono le più disparate interpretazioni del caso, la maggior parte delle quali non si basa su fatti, ma su ipotesi, illazioni o pensieri, principalmente effettuati ascoltando un’unica campana.
Abbiamo deciso di giungere ad un accordo non perché ci sentissimo in difetto, ma perché la pressione mediatica abilmente orchestrata e che raramente riportava con pari dignità le due versioni delle parti in causa, si era fatta insostenibile e non permetteva più di vivere serenamente. Secondariamente abbiamo accolto la richiesta della Federazione Italiana Pallavolo, presso la quale svolgiamo attività da oltre quarant’anni. Proseguire in uno scontro nel quale la federazione non c’entrava avrebbe danneggiato in primis lo sport che amiamo, la pallavolo.
Siamo giunti ad un accordo pro bono pacis e per tornare al quieto vivere.
Corre però l’obbligo di precisare che:
- Lara Lugli non è mai stata licenziata. Una volta incinta non poteva più svolgere l’attività sportiva. Va precisato che il rapporto che la legava alla Società Sportiva non era di tipo lavorativo (e finché non verranno emanate leggi apposite in merito la situazione resterà sempre così..) ma dilettantistico e prevedeva rimborsi spesa e premi legati all’effettivo svolgimento di allenamenti e partite. Per questo la società sportiva riteneva di averla già pagata regolarmente per l’opera prestata. E’ dunque improprio sostenere che la società “ha pagato gli arretrati”.
- Il rapporto era regolato da una scrittura privata sottoscritto dalla Società sportiva e dall’atleta. Detta scrittura è stata presentata dall’atleta stessa per tramite del proprio agente. Va precisato che la clausola che prevedeva il recesso in caso di maternità non è stata inserita dalla società sportiva ma dalla giocatrice per tramite del proprio agente.
- La società “non ha citato in giudizio chiedendo danni all’atleta” ma ha fatto opposizione ad un decreto ingiuntivo che riteneva ingiusto per quanto scritto sopra. Sicuramente sono state utilizzate argomentazioni pesanti che hanno ottenuto una reazione della giocatrice che ha reso pubblica la vicenda tramite i social. Resta il fatto che non è mai stato chiesto a Lara un danno economico
Alla fine della vicenda crediamo sia utile a tutti abbassare i toni per una vicenda che forse è stata amplificata in maniera anche esagerata rispetto alle effettive ragioni del contendere.
Fa specie però constatare che anche da parte della politica ci siano state esternazioni, talvolta prive delle più banali conoscenze del diritto o del mondo dello sport in generale, che facevano ricadere sulle società o sulle istituzioni sportive, il problema della legislazione in merito ai lavoratori sportivi.
Speriamo che la vicenda serva fattivamente a migliorare la situazione in merito e che tutti si possa tornare a far volare serenamente la palla all’interno degli ottantuno metri quadri che tutti amiamo.
Franco Rossato
ASD Volley Pordenone
(l.muzz.) Caro Presidente, ma era proprio necessaria questa “precisazione”?