MODENA – Potrebbe davvero scoppiare un caso che va ben oltre la positività al test antidoping del singolo giocatore Alberto Polo, in quel di Piacenza. E la speranza è che qualcuno, prima o poi, parli chiaramente della vicenda, spiegandola senza possibilità di equivoci.
La premessa è doverosa e necessaria: fino a un provvedimento ufficiale, c’è la presunzione di innocenza per tutti, Alberto Polo in primis ovviamente. Fino a che non ci sarà un pronunciamento definitivo della giustizia sportiva, nessuno può essere indicato come colpevole di qualcosa, perché ci possono essere errori nelle analisi (molto difficile, in verità) o spiegazioni mediche che finora non sono saltate fuori. Ci sono però da analizzare i vari aspetti della vicenda per provare ad avere un quadro di partenza chiaro. Andiamo con ordine.
LE SOSTANZE TROVATE COL TEST – Nelle urine di Alberto Polo sono state trovate tracce di varie sostanze. Il Meldonium è un farmaco molto discusso, originariamente prodotto per curare malattie delle coronarie e disturbi cardiaci. Il Meldonium è costato alla fuoriclasse del tennis Maria Sharapova due anni di squalifica e di fatto la fine della carriera e ha portato la Wada a comminare svariati anni di squalifica a decine di altri atleti russi. La sua efficacia in quanto a ‘doping’ è ancora molto discussa, ma la Wada lo ha inserito tra le sostanze proibite in quanto ha la capacità di aumentare il flusso sanguigno arterioso, garantendo ovviamente un maggiore apporto di ossigeno ai muscoli e agli organi interni. Sul testosterone e i suoi derivati (non endogeni, secondo il referto della Nado sulla positività di Polo, quindi indotti da farmaci) poco da dire: l’ormone ‘maschile’ serve per aumentare la forza, la massa muscolare, serve per migliorare i tempi di recupero e altro ancora. Tra tutte le sostanze trovate però quella che balza più all’occhio è l’idroclorotiazide. Che cos’è? Un diuretico, utilizzato in soggetti con la pressione alta o con stati edematosi a carico di cuore o reni, al fine di smaltire con più urina le sostanze tossiche, talvolta utilizzato per perdere peso. Come mai è nell’elenco delle sostanze dopanti? Perché è un farmaco che serve a mascherare, a eliminare attraverso l’urina i residui dei prodotti illeciti. Un esempio recente, in Italia, di positività a questa sostanza è quello del calciatore del Cagliari Joao Pedro, squalificato per sei mesi esattamente tre anni fa proprio a causa dell’idroclorotiazide.
Il meldonium è un farmaco per il cuore inserito dal 1 gennaio 2016 nella lista delle sostanze dopanti e pertanto proibito dalla World Anti-Doping Agency (WADA). È balzato agli onori della cronaca perché la tennista russa Maria Sharapova, sospesa per due anni dalla Federazione Internazionale
FARMACI LEGATI AL COVID? – Qui c’è il primo mistero della vicenda, ovvero la società che dichiara come “da una prima ricostruzione” la positività a quelle sostanze potesse essere riconducibile a un farmaco prescritto all’atleta con finalità terapeutiche “volte alla guarigione dalle patologie residue da sindrome post – Covid 19”. Realistico? Improbabile. Ammettendo che il Meldonium possa rientrare in una prescrizione utile a recuperare dopo il Covid (non abbiamo trovato comunque alcun articolo che parli di questa prassi medica) cosa c’entrano un diuretico e il testosterone col recupero dopo la guarigione da coronavirus?
IL LICENZIAMENTO DI DE LELLIS – Di stamattina poi, lo scarno comunicatoPiacenza: Settimana calda… Interrotto il rapporto con De Lellis che annunciava il licenziamento in tronco del preparatore atletico, Juan Carlos De Lellis. Perché questo allontanamento improvviso?
LE IPOTESI – Intanto, la squalifica al giocatore. Qualora, lo ripetiamo ancora, fosse confermata la positività di Alberto Polo, il rischio è quello di vederlo inibito da competizioni e allenamenti fino a un massimo di addirittura quattro anni. Per qualsiasi atleta professionista la responsabilità relativa al doping rimane comunque individuale, è bene rimarcarlo, si firma una liberatoria per questo. Immaginiamo poi che la Nado amplifichi le sue ricerche, probabilmente sottoponendo a test (sul sangue?) anche il resto della rosa a disposizione di coach Bernardi, tra cui alcuni giocatori (vedi Clevenot, Russell o Mousavi) che a luglio saranno a Tokyo per le Olimpiadi. Ora: se il giocatore (ripetiamo, nell’ipotesi in cui i risultati delle analisi fossero confermati e portassero a una squalifica) ha fatto tutto da solo, ovviamente non c’è nessun ulteriore ‘rischio’ per altri atleti della rosa. Per togliere tutte le ombre a una vicenda che, come vedete, chiarissima non è, sarebbe però utile che sia la società che il giocatore si esponessero per spiegare l’accaduto. Quelle sostanze (se confermate) non sono nelle urine di Polo per caso: il giocatore ha commesso una leggerezza individuale? Qualcuno, anche di esterno, gli ha prescritto quei farmaci, magari assunti senza sapere bene cosa fossero? Speriamo arrivino presto chiarimenti, non solo dalla giustizia sportiva.