Andrey Rublev è uno dei tennisti più “caldi” dell’ultimo periodo. Quest’anno vanta la vittoria a Rotterdam, con un record di 16 vittorie e 3 sconfitte complessive. Tuttavia il bilancio nei confronti diretti contro i migliori non è esaltante. Sbarcato a Miami, è stato intervistato dal sito ufficiale dell’ATP. Le sue parole sono chiare: sente di poter far bene, ma ha paura di esser stato anche “fortunato” nel raggiungere i suoi risultati, che il suo tennis ancora non sia abbastanza. Vuole di più, e la paura di non fercela lo spinge a migliorare, a cercare di crescere ancora. Ecco alcuni passaggi dell’intervista.
“È vero, ad un certo punto la mia crescita come risultati e nella classifica è stata rapida, ma per un po’ invece ho fatto molta fatica ad impormi. Ho sofferto degli infortuni, le cose non andavano come speravo. A quel punto ho smesso di pensare a come sarebbe stato e cosa aspettarmi, perché forse mi stavo creando troppe aspettative. L’anno precedente stavo pensando: ‘Oh, se sta andando bene, forse presto sarò tra i primi 20, o ancora più in alto’. Invece mi sono infortunato e sono crollato fuori dalla Top 100. Da quel momento, ho smesso di pensare a come sarà … la mia mente si è focalizzata solo su cosa fare per essere migliore e basta”.
Ecco il paggaggio chiave del suo pensiero, in merito al suo livello e quel che davvero desidera: “Voglio essere sempre migliore. Non si tratta di quello che sto facendo adesso o di quello che ho fatto. Voglio continuare a giocare e vincere per un lungo periodo. Voglio continuare ad essere migliore. Ho raggiunto buoni risultati, è vero, ma ho paura di essere stato solo fortunato, che forse non sono abbastanza bravo per dove voglio arrivare. Ecco perché voglio continuare a lavorare per vedere se posso continuare a giocare al massimo livello, allo stesso livello per un po’ e migliorare ancora. È questo tipo di paura che non sia abbastanza, paura che non ce la farò o paura che non sarò abbastanza bravo che mi ha aiutato a migliorare, ed è per questo che voglio migliorare e migliorare. Il mio pensiero deve focalizzarsi solo su un aspetto: migliorare. È per questo che quando commetto un errore, ripenso al perché e voglio ripetere quella situazione per renderla perfetta e non sbagliare più. Voglio che tutto sua perfetto. Questa è una mentalità un po’ estrema forse, ma per il momento, mi aiutato”.
Un atteggiamento perfezionista all’estremo, che finisce per aumentare la pressione su se stesso. Ma parlando di pressione, Rublev la distingue dai risultati: “Non posso controllare se perderò al secondo turno o al primo. Alla fine, non importa quale pressione hai. Se vinci, vincerai comunque con la pressione del risultato o meno; se perdi, non importa cosa farai o quanto ci penserai, perderai comunque. Alla fine, è solo importante cercare di concentrarti su te stesso, sulle cose che devi migliorare per fare del tuo meglio e basta. Pressione sul mio atteggiamento e voglia di migliorare, non sul risultato”.
Andrey dice di prendere i tornei uno alla volta, pensando di poter fare bene, ma resta consapevole che la stagione è lunga e in caso di qualche cattivo risultato, c’è sempre tempo per recuperare: “Come andrò a Miami? Lo vedremo, spero bene, ma non mi pongo obiettivi. Anche se qui non andasse bene, tra qualche settimana giocherò a Monte Carlo. Dopo Monte Carlo ecco Madrid, Roma, e Roland Garros. Avrò possibilità di fare bene, vedremo. Anche se non andassi bene in tutti questi eventi, mi resterà la seconda parte dell’anno per ottenere risultati. Alla fine, tutti noi abbiamo delle pressioni, ci sentiamo sotto pressione. È una bella sfida vedere come affronti questa situazione”.
Marco Mazzoni