MODENA – Carpigiana, schiacciatrice, diverse stagioni in serie A, Lara Lugli, 41 anni, è l’emblema di come la “festa della donna” nello sport non abbia ancora raggiunto la maturità piena, un senso vero e profondo del suo significato per gli atteggiamenti di dirigenze sportive che anno radici medioevali.
MATERNITA’ E PALLAVOLO
Certo la maternità nello sport non è più stigmatizzata come ancora si tendeva fare negli anni ’90. Sembra ieri di rileggere il “fax” di un vice presidente di club di A1 femminile in cui si attaccava apertamente la campionessa che aveva lasciato la squadra perché scopertasi in dolce attesa, salvo poi quel vice presidente, donna, rimangiarsi maldestramente il contenuto della comunicazione sostenendo che c’era stato un problema di “taglia e incolla” del testo dattiloscritto…
Sembra ieri, erano gli ultimi anni ’90. Poi c’è chi, come Casalmaggiore perde per gravidanza la sua palleggiatrice prima dell’inizio del campionato (accadimento che fa saltare i piani e i programmi stagionali) e anche per questo accarezza l’orrore della retrocessione nel corso della stagione, ma quando apprende la notizia fa una conferenza stampa per esprimere i più sentiti auguri all’atleta e sostenerla contro un manipolo di webeti che sui social l’avevano criticata, dove l’uso della parola criticata è un eufemismo.
C’è anche Bergamo che proprio oggi redige un comunicato stampa di felicitazioni per la gravidanza di Giulia Mia Bertolo e, – contraltare – c’è il buio del medioevo, la storia di Lara Lugli che d’incanto porta il volley rosa (ma il problema non è il volley rosa, il problema sono le persone) alla ribalta anche su media nazionali.
LA STORIA DI LARA & PORDENONE
Lara, schiacciatrice, nella stagione 2018/19 è il punto di forza del sd Volley Pordenone, serie B1 femminile. Per questo strappa al club – in un libero mercato, dove si sposano senza costrizione alcuna domanda e offerta – un accordo pari al suo valore per la categoria. Vola il Pordenone, a -3 dalla vetta, fin quando il 10 marzo la ragazza si vede costretta a interrompere la collaborazione con la società. “Sono incinta” deve spiegare al club, situazione inattesa, non cercata, ma che fa parte del cerchio della vita. Situazione che nei contratti della pallavolo al femminile è chiara, contemplata e porta ad una sola conclusione: rescissione contrattuale. Ne sono a conoscenza i club, ne sono a conoscenza le giocatrici. Carli Lloyd, regista statunitense di spessore mondiale, alla notizia della sua gravidanza sottolineò che era a conoscenza che il contratto con il club era diventato “carta straccia”.
Rescissione contrattuale dal 10 marzo. Ma non finisce qui. La triste storia per Lara Lugli conosce altre due tappe. Una umana, personale: l’8 aprile, meno di un mese dopo, arriva l’aborto spontaneo. L’altra sempre personale arriva due anni dopo la fine di quell’avventura sportiva in cui viene “citata dalla stessa Società per DANNI, in risposta al decreto ingiuntivo dove chiedevo il mio ultimo stipendio di Febbraio per il quale avevo interamente lavorato e prestato la mia attività senza riserve”.
Insomma, l’ASD Volley Pordenone, nella persona del suo presidente Franco Rossato, imputa alla Lugli la colpa di essere rimasta incinta, le imputa la gravità dell’abbandono perché era la punta di diamante della squadra (tanto che dal momento della sua assenza la stessa formazione ha raccimolato una manciata di punti perdendo posizioni di classifica), le imputa addirittura di aver “preteso” un contratto più elevato del resto della squadra e la colpevolizza del mancato rispetto dei contratti di sponsorizzazione da parte di aziende sponsor… (cara società di Pordenone, ma impugnare i contratti con gli sponsor?)
MORALE…. SE C’E’ UNA MORALE
Tralasciando la questione morale ed etica legata alla vicenda della maternità e al rapporto che questo dolce stato umano femminile ha con la contrattualistica sportiva dilettantistica e tralasciando la specificità della storia di Lara e del compagno (e il loro dolore) che nemmeno un mese dopo hanno subito l’interrompersi della gravidanza, l’assurdità della storia è che nello specifico Lara Lugli vantava un credito di una sola mensilità che di certo non è lontanamente paragonabile agli stipendi della serie A1 e A2 e per non riconoscerglielo il club e il suo presidente Franco Rossato – da oggi con una bella lettera scarlatta sulla maglia per l’impatto mediatico negativo della vicenda – si sono rivolti ad una legale per un atto di citazione in opposizione per tutte le “mancanze” di cui sopra…
Il 18 maggio l’atleta – che a 41 anni gioca ancora perché alla passione non si comanda – è attesa davanti al Giudice di Pace di Pordenone. Se ne parlerà ancora…
FACEBOOK, IL COMMENTO DI LARA