MODENA – Nella giornata di Venerdì sul Corsport, a firma di Franco Fava, ex mezzofondista azzurro e ora noto giornalista, Massimo Righi presidente di Lega ha lanciato un allarme concreto puntando l’indice sull’ignoranza dei componenti del CTS in merito alle caratteristiche della pallavolo e dei suoi fans e alle possibilità di accesso del pubblico nei palasport. In vista del prossimo DPCM che il Presidente del Consiglio Conte firmerà mercoledì, l’articolo è più che mai d’attualità…
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L’intervista
“Sarà un campionato super se ce lo faranno fare”. Il volley è ripartito, ma rischia di fermarsi. “Senza pubblico, senza incassi e senza visibilità sarà difficile andare avanti anche per poche settimane”. Massimo Righi, neo presidente della Lega pallavolo maschile eletto in pieno lockdown il 15 maggio, è preoccupato. Ma anche arrabbiato per una situazione resa insostenibile dalle contraddizioni del comitato tecnico scientifico con direttive e veti che non tengono conto della diversa realtà in cui operano le squadre di volley e basket rispetto al calcio. Avvocato bolognese di 59 anni, con un passato da giocatore di serie A di pallacanestro, Righi è alla guida di un movimento che coinvolge ben 48 società distribuite su quasi l’interno territorio nazionale. Società presenti in 16 regioni, i cui governatori vanno in ordine sparso con ordinanze differenziate per gli accessi di pubblico.
Nei giorni scorsi il Cts ha ribadito che al momento non ci sono le condizioni per ulteriori aperture, considerando la curva epidemiologica. Ma nel frattempo sono intervenute una serie di deroghe per il pubblico emesse dalle Regioni favorevoli al 25% di ingressi. Qual è la situazione? “Siamo ripartiti a scartamento ridotto, soggiogati dalle forti restrizioni di accesso ai palazzetti. E’ una situazione drammatica. E’ una vergogna: il Governo centrale non prende una decisione, lasciando tutte le responsabilità ai governatori. E incredibile. In attesa del nuovo Dpcm del 7 ottobre si va avanti a macchia di leopardo in una situazione surreale con la Toscana che consente l’accesso a 200 spettatori a partita, la Lombardia 700 e il Lazio che è tornato sui propri passi: dopo aver fatto una ordinanza che consentiva 1000 spettatori alla partita di caldo della Roma, siamo nel limbo per quanto riguarda la partita di Latina della seconda giornata di campionato che probabilmente sarà costretta a giocare a Cisterna a porte chiuse”.
“Cts che poco o nulla sanno di sport. Il parametro che loro usano è quello del calcio”.
Con chi se la prende? “Con gli esperti del Cts che poco o nulla sanno di sport. Il parametro che loro usano è quello del calcio. Non si rendono conto che nelle circa 40 partite giocate finora tra Supercoppa, Coppa Italia e Champions non si sono mai verificati assembramenti o situazioni a rischio, con afflussi e deflussi facili in strutture da 5.000 posti che potrebbero facilmente gestire la presenza di un 25% della loro capienza”.
Anche Maurizio Casasco, il Presidente della Federazione medico sportiva ha dichiarato, riferendosl al calcio, che i protocolli devono essere aggiornati in base alle nuove evidenze scientifiche. “Ha perfettamente ragione. Che senso ha, per esempio, consentire l’accesso agli stadi di calcio di 1000 persone se poi le concentri tutte nella tribuna d’onore, che non sono tutte spaziose come quella dell’Olimpico? Mentre i nostri 200 spettatori, distribuiti in palazzetti da 5000 posti non si notano neppure. Si pensa sempre e solo al caldo nelle ordinanze. Vedo che c’è tanta superficialità. Possibile che non sentano la necessità di ascoltarci? C’è incompetenza e scarsa sensibilità. Questo ci spaventa. Lo abbiamo detto anche nell’ultimo incontro del comitato 4.0 con il ministro Spadafora. Ma anche lui poi deve sottostare alle raccomandazioni di altri ministeri e del Cts. Per fortuna che le regioni sono dalla nostra parte”.
Cosa proponete? “Accessi al 25% in impianti indoor con capienza fino a 10.000 posti. Altrimenti saremo costretti a chiudere tra poche settimane. Senza gli incassi dei biglietti e degli sponsor non reggiamo. Così decine di migliaia di addetti andranno a spasso. II calcio ha altri ammortizzatori. I diritti tv ad esempio: loro prendono 400 milioni, noi appena 1,6. Insomma, lo scenario è catastrofico. Per fortuna molti governatori, compresa la provincia autonoma di Trento, conoscono la nostra realtà”.
Nella controversa legge delega di riforma dello sport ci sono però misure qualificanti come il credito d’imposte per gli sponsor, il vincolo e il contratto di lavoro sportivo. “Il dibattito sulle poltrone non ci appassiona, anche se ci interessa il ricambio dei dirigenti. II credito d’imposta, che dovrebbe passare lunedì in commissione bilancio del Senato e poi emendato entro il 15 è una grande opportunità. Come lo sono quelle sul vincolo e il contratto di lavoro, anche se quest’ultima ci sembra ancora carente per lo sport dilettantistico rispetto alle modalità iniziali”