ROMA – Niente di buono per i deboli di cuore: sarà un tennis a tempo. Sabato 13 inizierà l’Ultimate Tennis Showdown organizzato da Patrick Mouratoglou su quattro weekend più un quinto di finali nella sua Tennis Academy di Nizza, da un’idea del padre di Alex Popyrin. Il coach francese di Serena Williams aveva promesso una “rivoluzione temporanea per adeguarsi ai tempi”: ne è venuta fuori una rivoluzione a tempo con un tennis che di colpo si ritroverà a battere il ritmo in un altro modo. Ma per quanto tempo? Il torneo cui parteciperà anche Matteo Berrettini sembra un corpo estraneo, un “visitor” nell’organismo secolare dello sport in questione.
Verrebbe da pensare che gli unici punti fermi siano rimasti cinque: le dimensioni del campo, la rete a dividere le due metà, i giocatori da una parte e dall’altra, le racchette e quella cosa chiamata “pallina”. Ma così è. Se volete e se anche non volete: “Bisogna svecchiare”, è il motto di Mouratoglou, che statistiche alla mano si racconta abbia avuto un sussulto nell’appurare che gli appassionati di tennis sono quelli dai 61 anni in su: “Cosa in cui non credo”, ha subito precisato Berrettini, “mi fa sospettare che non sia vero il fatto che ci sono migliaia di ragazzi e persino di bambini a chiedere autografi, senza contare quelli che frequentano le scuole tennis”. Dunque la principale novità dell’Ultimate Tennis appare proprio quella costitutiva, una vera e propria mutazione genetica: il tempo. Non più partite senza cronometro, strutturate sull’idea che ogni rimonta è possibile ed è possibile anche vincere facendo meno punti dell’avversario, bensì rigoroso orologio alla base di tutto.
Il tempo diventa un fattore decisivo, chi fa più punti in uno spazio di tempo definito vince. La struttura è simile a quella di una partita di basket, con quattro quarti (o tempi) da dieci minuti intervallati da due minuti di pausa, con la differenza che ogni quarto avrà un vincitore: banalmente, il tennista che ha totalizzato più punti. In caso di parità allo scadere dei dieci minuti (se il cronometro suona durante un punto decisivo ovviamente il punto deve concludersi) si gioca un punto decisivo per determinare il vincitore del quarto. Durante il gioco, i tennisti serviranno alternativamente due volte a testa e i punti verranno dunque contati normalmente, senza la caratteristica progressione 15-30-40 che porta alla vittoria dei game tradizionali. Un altro colpo di spugna alle convenzioni. A confronto, le “nuove” regole della Next Gen sembrano polverose e già mummificate innovazioni.
Chi vince la partita? Il tennista che si aggiudica il maggior numero di “tempi”. Anche in caso di 3-0 si procederà con la disputa dell’ultimo quarto, a beneficio del “quoziente quarti” per le classifiche. Sull’eventuale 2-2 si giocherà un quinto e decisivo quarto con il formato “sudden death”, che si propone di risolvere rapidamente la contesa. Il tennista che ha fatto più punti nell’arco della partita può scegliere di servire per primo o il campo che preferisce: si serve una volta a testa e chi fa due punti di fila vince la partita. Un sistema persino più brutale dei rigori nel calcio ma che ricorda il “killer point” nudo e crudo.
Altre regole, tanto per complicare la vita ai tennisti (“non ho ancora riflettuto se tutte queste innovazioni possano togliere concentrazione e aumentare la tensione anziché scioglierla”, dice Berrettini, “ma certo anche noi dovremo fare attenzione”): c’è lo shot clock di 15 secondi e non 25 prima del servizio, ma c’è anche un coaching di 30 secondi al massimo quattro volte a partita, due per giocatore, con cuffia in panchina (come nelle Next Gen). La conversazione deve essere in inglese, altrimenti c’è il penalty point. Un solo cambio di palle dopo i primi due quarti. A proposito di tensione: sicuramente qualcosa i tennisti perderanno.
Ultima idea, la più assurda, già bocciata con parole dolci da Berrettini (“non credo che avrà vita lunga…”): la UTS Card. Cos’è? Una specie di jolly che si può mettere in campo per trarre vantaggio per sé o procurare uno svantaggio all’avversario. Prima dell’incontro un algoritmo abbinerà quattro carte a ogni singolo giocatore e la durata del vantaggio di ogni carta, che non potrà però utilizzarle nel quarto decisivo, il quinto. Prima di ogni quarto l’allenatore potrà scegliere due carte su quattro da utilizzare e in ogni caso i due giocatori non potranno mai giocare due carte contemporaneamente. Ecco le carte: 1) togli un servizio all’avversario (uno invece che due); 2) ottieni un servizio extra (tre possibilità invece che due); 3) scegli di far valere doppio il tuo punto successivo; 4) ogni tuo colpo vincente vale triplo; 5) ottieni numero “x” di servizi consecutivi; 6) costringi il tuo avversario a giocare un serve & volley; 7) costringi il tuo avversario a chiudere il punto entro tre colpi. Berrettini ha aggiunto di non avere alcuna intenzione di pensare al futuro perché futuro, ufficiale, ancora non c’è: “Però non mi dispiacerebbe partecipare agli Us Open e a Roland Garros, uno tirerà l’altro…”. E a quello più lontano, di futuro, nemmeno ci pensa: “Io a 40 anni in campo come Federer? Direi proprio di no. Il mio corpò sarà stremato”. Quanto all’ispirazione recente ha indicato un libro: “Suggerisco “Il più grande uomo scimmia del pleistocene” di Roy Lewis. Ci sono entrato dentro con diffidenza. Poi sono rimasto rapito”.
E’ esattamente come Matteo spera di entrare nelle nuove regole del tennis? “Diciamo di sì”. Sembra la stessa lotta: per sopravvivere e per evolversi… Al torneo “darwiniano” di Mouratoglou parteciparanno, oltre Berrettini, Tsitsipas, Goffin, Pouille, Paire, Brown, Gasquet, Popyrin, Thiem e Lopez. Si potrà vedere live sulla piattaforma digitale utslive.tv a partire dalle 16 di sabato 13 giugno. E forse alla fine, senza offesa per nessuno, ma magari interpretando il pensiero dei protagonisti, e festeggiando il ritorno all’azione, si avrà un disperato bisogno del tennis “normale”…