Non è tempo ancora per i brindisi a Torino, e festeggiare la serie A arrivata sul vassoio d’argento. “Brinderemo davvero più avanti, quando ci sarà l’ufficialità” ha commentato su La Repubblica l’amministratore delegato della Reale Mutua Renato Nicolai.
Efficienza sabauda. “Adesso mettiamoci al lavoro per preparare tutto ciò che ci verrà chiesto, ipotizziamo il futuro.” C’è da sistemare la proprietà. Stefano Sardara voleva la serie A proprio per questo. Adesso al vaglio ipotesi di nuovi soci e una promessa del main sponsor di raddoppiare addirittura il proprio contributo.
Polo di attrazione. Al centro l’idea di fare del Basket Torino il polo di aggregazione di una regione intera, come Sassari lo è diventata negli anni per la Sardegna della pallacanestro. Una importante definizione del bacino di utenza, termine conosciuto e caro ai lettori di pianetabasket.com.
Quello che c’è. La squadra c’è, la struttura c’è (ma il PalaVela rimane una tomba potenziale per chi non sappia coniugare l’ambizione con i risultati) e c’è anche lo staff, visto che Sardara non riporterà nessuno in Sardegna.
Quello che ancora non si vede. Sardara lavora in silenzio, ma non al buio. Se ha spinto per avere la promozioni – facilitata dalla richiesta di Ravenna di un budget al ribasso, come si dice in giro – un’idea di chi si impegnerà nella nuova avventura ce la deve avere. I nomi sono sempre i soliti di quelli che girano nel mondo del basket piemontese, da Paolo Terzolo a Fabrizio Cellino, da Guido Repetto alla solita Fiat.
Business plan. Sardara, nel periodo precedente all’arrivo della pandemia, aveva spedito a Torino la sua “manager di fiducia” Viola Frongia per mettere le basi del business plan per la serie A. Per il Corriere di Torino il lavoro è stato preparato, adesso tocca metterlo in pratica.