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Libri nel Giro: il maestro e il discepolo

In comune avevano il nome: un diminutivo. In comune avevano i giornali: prima “La Gazzetta dello Sport” poi “la Repubblica”. In comune avevano le passioni: ciclismo calcio cucina, in questo ordine se fosse stato possibile pesare i battiti del cuore. In comune avevano perfino il modo di scrivere: mischiando, saltando, frullando, anche giocando, una palestra di ricordi e conoscenze, di cronache e saggi, di invenzioni e forse azzardi, anche se poi ognuno aveva il suo stile, così personale da non poter fare scuola, da non poter avere scolari. Si è detto Gianni Brera il maestro e Gianni Mura il discepolo, si è scritto Gianni Brera l’apripista e Gianni Mura l’erede, e per una volta tanto le etichette andavano bene a tutti e due.

Brera ha scritto molti più libri di Mura: in questa parsimonia, Mura ha preso di più da Mario Fossati, che di Brera era, quasi da coetaneo (tre anni di più per Brera), fratello, amico, collega, spalla. Forse perché Brera aveva un bisogno di scrivere libri più forte di quello che spingeva Mura, convinto a farlo quando si avvicinava ormai al traguardo, e più facilmente sotto forma di raccolta di pezzi e ritratti.

Ciclismo


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