Matteo Berrettini in un’intervista realizzata da Stefano Semeraro e pubblicata su La Stampa ha dichiarato: “Sono più fortunato rispetto a voi, perché qui a Boca Raton riesco ad allenarmi. In giardino abbiamo pesi e bilancieri, ci siamo costruiti una palestra artigianale. Per giocare andiamo in una casa privata dove non abita nessuno, isolata e perfetta per questo periodo. Il pericolo è ripetere le stesse cose tutti i giorni”.
“Per me la pausa sarà lunga, quindi bisogna gestirsi bene. Il tennis è uno sport facile perché non c’è contatto, ma ti obbliga a viaggiare, e questo lo rende problematico. E non si può neanche dire: tu vieni da una nazione e puoi giocare, tu da un’altra e non puoi. Occorre aspettare che la situazione si stabilizzi prima di capire se, quando e come si giocherà”.
“Sia per noi sia per gli spettatori sarebbe importante avere qualcosa da guardare. Una passione da coltivare, nel limite delle regole, in un periodo così difficile. Il bello del tennis è avere il pubblico, sul campo e in TV, ma se in campo potranno starci solo in due, pazienza, bisognerà accontentarsi”.
“Roma” è un torneo che non potrei rinunciare. Giocare anche gli US Open e Parigi sarebbe bello, ma non so se avrebbe senso salvare uno o due tornei. Meglio inventarsi dei tornei “regionali” e ripartire l’anno prossimo. Su due piedi: più riusciamo a giocare, meglio è. Giocare a Milano o Torino non sarebbe il finimondo, e farebbe bene anche all’economia”.
“I tornei minori soffriranno di più e sarà difficile emergere. I tre big hanno già dimostrato di saper tornare più forti di prima dopo lunghi infortuni. Per noi giovani sarà una bella sfida. Tutti avranno voglia di giocare, mi aspetto una ripartenza molto competitiva”.