Un grande esperto della pallacanestro italiana che nell’ultimo anno ha svolto il ruolo di consulente della Pallacanestro Cantù, Bruno Arrigoni, trasmette a Fabio Cavagna, de La Provincia, qualche personale idea su come gestire una ripartenza della pallacanestro italiana in tempi di Coronavirus.
Ottobre. Suppongo sarà impossibile riprendere in ottobre. Mettere dentro la gente in un palazzetto senza un vaccino è complicato.
Tra gennaio e maggio. Un paletto è rappresentato dal torneo preolimpico della nostra Nazionale (o dal 22 al 29 giugno o dal 29 giugno al 4 luglio è ancora da decidere). Ciò significa che il campionato dovrà terminare un mese prima per consentire agli azzurri un congruo periodo di preparazione. L’altro paletto, io lo ravviso l’1 gennaio prossimo. Ed è in quell’arco di tempo che la serie A dovrà giocare.
Campionato di transizione. Escluso qualche club alludo a Milano, Bologna, Venezia e Sassari , soldi non ce ne saranno e gli altri club saranno tutti sulla stessa barca. Per cui, sarà la situazione economica del momento a imporre le regole. Eventuali defiscalizzazioni e crediti d’imposta per gli sponsor li individuo più come palliativi che potranno aiutare un minimo le società ma non certo sostenerle. Lo scudetto verrà assegnato comunque e pure le retrocessioni continueranno a vigere.
E in autunno? Si potrebbero mettere assieme le squadre di A e A2, suddividerle in diversi concentramenti, farle giocare naturalmente a porte chiuse e riconoscere la manifestazione come Coppa Italia. Chi si qualifica prosegue il cammino, chi non ce la fa gioca insieme alle altre che non ce l’hanno fatta così da assicurare un numero minimo di partite oltre a una classifica da stilare dalla prima all’ultima.