MILANO – Lucio Fusaro, presidente dell’Allianz Powervolley Milano, intervistato da Settegiorni Legnano, parla del momento difficile della pallavolo italiana.
La sospensione dei campionati… “La mia posizione è stata chiara sin da subito da quando proposi di consegnare lo scudetto nelle mani del Presidente della Repubblica, Mattarella, affinché lo attribuisse ai veri Campioni d’Italia: medici, infermieri e Protezione Civile. Nella riunione di Lega, 11 club su 13 avevano optato per la ripresa del campionato, pur considerando situazioni di oggettiva difficoltà. Un esempio: Milano non avrebbe mai potuto giocare a Vibo Valentia. Sia perché per i calabresi siamo considerati alla stessa stregua degli untori. Sia perché la Calabria ha chiuso i confini. Alcuni club, quelli di alta classifica con interessi legati agli sponsor, chiedono di poter giocare i play off ma facendo la conta, sono solo quattro le squadre che scenderebbero in campo. La Lega quindi ha demandato alla Federazione il compito di decidere. La risposta è chiara e forte: tutto fermo, tutto sospeso, non ci sono le condizioni. Decisione che i presidenti delle due Leghe (Diego Mosna e Mauro Fabris ndr) ritengono prevaricante rispetto ai loro ruoli, rassegnando le dimissioni. Per farla breve: potevamo dare un grande e positivo segnale al mondo ed invece abbiamo dato l’immagine di uno sport nel caos. C’è il forte rischio che la nostra reputazione venga messa in dubbio”.
Abbiamo ricevuto accuse indegne e ingiuste da parte del Vero Volley che mi hanno profondamente feritoLucio Fusaro
Il ruolo di Milano… “Impossibile pensare alla ripresa dell’attività. Quando siamo rientrati dalla partita di Coppa in Estonia, trasferta per la quale abbiamo ricevuto accuse indegne e ingiuste da parte del Vero Volley che mi hanno profondamente ferito la squadra è stata messa in quarantena. Nessuno ha avuto sintomi e tutto si è risolto nel migliore dei modi. Se contiamo anche il recente prolungamento sino al 3 maggio del divieto di allenarsi, diventano due i mesi di inattività. Corretto fermarsi e ritrovarci quando tutto sarà finito”.
Quando tutto sarà finito, che pallavolo sarà? “Sarà una pallavolo completamente diversa, perché differenti saranno i punti di partenza. Come si giocherà? Porte aperte o porte chiuse? Mascherine o no? E gli sponsor? Gli abbonamenti? E’ un grosso punto interrogativo che parte da una semplice ma essenziale considerazione: lo sport lancia messaggi forti ed importanti sotto ogni punto di vista: aggregazione, rispetto, lealtà, altruismo, forza d’animo… Oggi però non sono messaggi prioritari rispetto ad altri fondamentali ambiti: sociale, economico e sanitario in primis. Questa è una guerra che stiamo combattendo contro un nemico invisibile, sconosciuto e che difficilmente si arrenderà”.
Schierare solo giocatori italiani potrebbe essere un primo passo per il necessario contenimento di costiLucio Fusaro
Il futuro… “Imporsi una conduzione societaria diversa. Schierare solo giocatori italiani potrebbe essere un primo passo per il necessario contenimento di costi già difficili da sostenere prima che scoppiasse l’epidemia. La pallavolo trasmette valori, ma non è il calcio che rappresenta una delle principali voci del PIL nazionale. Bisognerà fare i conti con una realtà complessa: lo sport in generale, pallavolo compresa, non potrà sentirsi esente da quello che succederà nella quotidianità. Il concetto “praticare sport fa bene”, in questa circostanza specifica è retorico. Le risorse necessarie non saranno destinate a ciò che fa bene, ma ai servizi essenziali: sanità, aziende, mondo del lavoro”.
Sport e territorio “Per le piccole società locali sono in arrivo tempi oggettivamente difficili con minime risorse a disposizione e la vitale necessità di far quadrare i conti. Non sarà facile creare le condizioni per far tornare la gente in palestra. Capitolo, questo, che merita un discorso a parte, visto che molti impianti sono all’interno di strutture scolastiche. Secondo i protocolli richiesti, la palestra andrà sanificata prima dell’allenamento e alla fine dello stesso con costi non indifferenti. Dovendo essere anche frequentata dagli studenti, mi chiedo: quanti presidi saranno ancora disposti a concedere la palestra in uso ad una società sportiva?”.