“Ehi Bruce. Chi è quel ragazzo bianco?” La domanda di Kobe Bryant, tre volte campione della NBA e una delle figure di spicco della lega arrivò a Bruce Bowen, che non esitò a rispondere: “Oh, non è un ragazzo bianco. Vedrai.”
Il giovane in questione era un certo Manu Ginobili, un argentino che fece la sua apparizione in una partita con la maglia dei San Antonio Spurs e che, con pochi minuti in campo, aveva già catturato l’attenzione della superstar dei Los Angeles Lakers.
Il bahiense terminò quell’incontro, disputato il 29 ottobre 2002, con 7 punti, 2 rimbalzi, 3 assist e 4 palle rubate. Tuttavia, il suo più grande successo di quel giorno non fu tradotto in numeri, ma nella crescente ammirazione di qualcuno che sarebbe stato suo rivale per molti anni.
“Andò da una parte all’altra e non si fermò mai. Forse credeva che avrebbe dovuto adattarsi al ritmo del NBA, ma la verità è che ci siamo dovuti adeguare al suo” dichiarò poi Bryant a Manu Eterno, il documentario ESPN che racconta la carriera della guardia degli Spurs.
