Un lungo e personale post di Paolo Vazzoler su Facebook per ripercorrere un anno che comunque rimarrà storico nella memoria di Treviso.
Con la decisione Federale che ha dato termine al campionato di Basket 2019/20 è scemata ogni speranza di rivederci al Palaverde, la nostra casa, per questa stagione. A tale scelta si è arrivati dopo un lungo e complesso processo decisionale che procedeva in parallelo ai provvedimenti governativi e alle indicazioni medico scientifiche. Il primo valore che abbiamo voluto preservare, e con noi ciascun stakeholder del sistema pallacanestro, è stata la salute di ciascuno: atleti, staff, pubblico e in questi giorni credo sia l’unico valore oggettivo che deve guidare ogni nostra scelta, iniziativa e comportamento.
Viene comunque voglia di immaginarsi cosa sarebbe stato se tutto questo non fosse avvenuto e se il Covid-19 non fesso mai esistito. E allora penso ai giocatori che avrebbero voluto confermare quanto di buono avevano fatto vedere nella prima parte della stagione provando ovviamente a migliorarsi, penso allo staff tecnico che avrebbe voluto veder realizzata in campo tutta la progettualità che stavano costruendo, penso ai tifosi che avrebbero voluto sostenere e spingere con i loro cori ed il loro affetto i ragazzi per conseguire qualcosa di sempre più importante anche se nella nostra prima stagione di A1. Ma penso anche a tutti i nostri ragazzi delle giovanili che hanno perduto un periodo così importante nel loro percorso formativo non solo tecnico, ma umano, che hanno sospeso il loro percorso scolastico e al tempo stesso hanno sospeso la loro vita sportiva, il confronto con i loro coetanei, la scuola di convivenza che lo sport rappresenta. Penso anche alle loro mamme che si sono viste di colpo invasa la casa di palloni e canestri inventati per non spegnere la loro fiammella di passione e che avranno dovuto raccogliere cocci e sistemare mobili in questi palazzetti casalinghi improvvisati.
In questi giorni di clausura forzata mi sono tornati in mente decine di episodi che abbiamo vissuto assieme. Non voglio fare il nostalgico, ma ripercorrere anche solo mentalmente la nostra storia mi ha confermato come la nostra avventura sia sempre stata, e ora più di prima mi auguro lo sarà ancora, bene di tutti, sinonimo di condivisone, collaborazione, sostegno per quella magica alchimia che sin dal primo giorno ci ha unito per questo viaggio assieme.
Ma dove andiamo ora? E soprattutto siamo proprio sicuri che ci serva una meta o il viaggio stesso la nostra meta?
Dopo l’avventura al Natatorio in Promozione e l’esilio di Ponzano, che tanto mi ricordava quello di Padova degli anni ’80, siamo ritornati al Palaverde e mi ricordo ancora, seduto sui gradini, guardare uno ad uno chi stesse entrando, chi aveva deciso di esserci per il grande ritorno. Da quel giorno è stato un susseguirsi di emozioni, gioie, soprattutto, intervallate da qualche doccia gelata, ma che ci ha portato sempre più numerosi all’apoteosi della scorsa estate a Capo d’Orlando con un non irrilevante antipasto con la Coppa Italia. Ho spesso paragonato il nostro viaggio alla corsa di Forrest Gump e ad ogni passo qualcuno si accodava per accompagnarci: dove? poco importava, era lo stare assieme, era vivere le stesse emozioni di chi sedeva accanto a noi al palazzo, era fare due chiacchiere a fine partita con i giocatori in mezzo al campo, era sentirsi parte del tutto, nessuno spettatore, tutti protagonisti.
C’era sin dall’inizio della nostra storia qualcosa di nuovo; era bastato aprire un conto corrente e tanti, tantissimi abbiamo aderito con gioia, avevamo capito subito che solo assieme, solo condividendo, avremmo potuto costruire qualcosa di importante. Lo stesso atteggiamento che ha poi caratterizzato il Consorzio che anno dopo anno ha allargato la sua base azionaria e ha continuato, con gli Sponsor, a darci la forza economica necessaria. É stata proprio questa sensazione che stagione dopo stagione ha spinto me e tutto lo staff di Treviso Basket a fare ciò che ha fatto, spesso spingendoci oltre livelli di sicurezza tecnica e soprattutto economica, ma con la rassicurante sensazione che avremmo potuto contare su di voi.
Non è stato facile arrivare dove siamo arrivati, ma i traguardi più difficili sono anche quelli che danno maggior soddisfazione. Ora però le difficoltà sono aumentate, nella nostra vita, nel nostro essere giornaliero, è entrato un nemico subdolo, invisibile, ma dirompente che sta rimodulando ogni nostra azione, che sta riempiendo di dolore migliaia di famiglie, che sta devastando gli scenari economico e sociali dell’intero continente.
Con che diritto scrivere di sport in questo momento? Con che ratio avvicinarsi a ciascuno di voi e parlare di un canestro e dieci ragazzotti che inseguono una palla? Lo sport è vita e pensare di ritrovarsi al Palaverde significherà che il nemico è sconfitto, che ci siamo ripresi la nostra vita, le nostre abitudini, che ci siamo reimpossessati dei nostri sogni , delle nostre passioni e mi piace pensare che Treviso Basket sia una di esse, mi piace credere che, come me, sperate di poter tornare al più presto ad esultare, ad arrabbiarvi, a sorridere, a recriminare, a gioire, a cantare assieme al palazzo.
Mi piace pensare che quanto stiamo gestendo ora, cercando di chiudere la stagione con una criticità di bilancio legata alla improvvisa cessazione, e programmando la prossima stagione per mettere in sicurezza tecnica ed economica Treviso Basket, lo stiamo facendo potendo sempre contare su tutti voi, potendo sempre pensare che non saremo soli, pensando sempre che ciò che stiamo facendo è in nome e per conto di tutti voi.
Noi vogliamo tornare al Palaverde, ma vogliamo tornarci assieme a tutti voi perché Treviso Basket siete voi. Vogliamo sentirvi cantare a squarciagola e vedere i ragazzi spinti dalle vostre voci buttarsi su ogni pallone, vogliamo gioire della festa che domenica dopo domenica era l’appuntamento con la pallacanestro, vogliamo vedere Lele e i suoi collaboratori arrabbiarsi di nuovo, dopo ogni partita, perché dopo mezzora siamo ancora tutti lì, in mezzo al campo, a chiacchierare: giocatori, staff, dirigenza, sponsor, consorziati, tifosi. Senza ruoli, senza divisioni in una promiscuità naturale conseguenza di un sogno, di una passione comuni e condivisi.
Nel 2012 abbiamo dovuto reinventarci per continuare ad esistere per continuare a gioire assieme; è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta perché lo abbiamo fatto tutti assieme. Oggi, in uno scenario socioeconomico ancor più problematico, ci viene chiesto di ricominciare, di programmare e progettare il nostro futuro senza molte delle certezze che avevamo conseguito, ma lo faremo contando sulla disponibilità dei nostri consorziati e sponsor, sulla fiducia e passione dei nostri tifosi e contando sul valore che avrà per i giocatori indossare la maglia di Treviso.
TREVISO, IO CI SONO
Vazzo