Il suo segreto non è in realtà tale. Vlado Micov preferisce puntare su una caratteristica culturale del basket dell’ex Jugoslavia. “Da noi ogni ragazzo, almeno inizialmente, gioca da playmaker. Questo aiuta nello sviluppo futuro”, spiega. Micov è cresciuto da playmaker, per questo non ha mai avuto problemi a portare palla, gestire il pick and roll da palleggiatore, vedere il gioco un attimo prima e passare la palla al compagno libero. Il suo stile è quello di un giocatore totale che avverti in ogni angolo del campo. Non è veloce, ma arriva dove deve arrivare e questo gli permette di difendere con efficacia. In più ha la stazza e la forza per giocare spalle a canestro contro avversari più piccoli o sulla linea del tiro da tre perché indubbiamente sa tirare.
A Vlado piace essere definito “Il Professore”, un soprannome che è nato proprio a Milano. Gli piace non per ego, ma perché riconosce la sua capacità di esprimersi in campo in modo corretto, in modo intelligente. E lui ci tiene ad essere intelligente e a giocare per i motivi giusti, ovvero per vincere. Lo ripete talmente tante volte che qualche volta è stato anche mal interpretato nello spirito. Si dicono tante cose di Micov, che non tradisce mai le emozioni – vero –, che non esulta – quasi vero, dopo la tripla di Valencia l’ha fatto -, che non scherza mai – falso -, che parla poco – molto poco vero –, ma ci sono anche altre cose che non si dicono e meriterebbero più attenzione. Ad esempio, quanto sia bravo a giocare senza palla.
Il segreto-non segreto dei suoi tre canestri vincenti di questa stagione è sempre lo stesso. Micov ha capito prima dove doveva farsi trovare per eseguire uno dei tiri da tre più efficaci d’Europa. E’ stato così a Venezia, smarrendosi sulla punta dell’arco mentre Sergio Rodriguez portava dentro tutta la difesa avversaria; è stato così a Cremona quando Nemanja Nedovic portava avanti la palla e lui si nascondeva in angolo mentre tutti coprivano l’area; è stato così a Valencia quando Rodriguez attirava il raddoppio e lui, rallentando, si faceva trovare solo sempre sulla punta dell’arco. Ma Micov ha segnato altri canestri di questo tipo nel suo triennio milanese. Ad esempio, questo risale alla trasferta del 2019 a Mosca contro il Khimki. L’Olimpia era sotto di due a 44 secondi dalla fine. Nedovic ha penetrato centralmente, si è attirato addosso tutta la difesa e guardate Micov come si ferma sulla sua mattonella, aspettando come un killer che arrivi il pallone. Ricezione, saltino (significa che è perfettamente in ritmo, solo rete. Milano avanti. Vincerà quella partita.
Di canestri fondamentali ne ha segnati tanti in questi anni all’Olimpia. Nella sua prima partita al Mediolanum Forum da giocatore di casa ha firmato a sette secondi dalla fine la tripla contro il Fenerbahce che avrebbe assicurato il tempo supplementare. E’ meno ricordata di altre solo perché nell’overtime il lavoro non venne completato. Resta il fatto che Micov è oggi dopo tre anni il primo di sempre in maglia Olimpia per presenze in EuroLeague, punti (unico oltre i 1.000), assist (196), è quarto nei rimbalzi. E’ 17° di sempre in EuroLeague nelle triple, ma solo tre giocatori tra quelli che lo precedono hanno percentuali di realizzazioni migliori del suo 41.7%. Sono Jaycee Carroll, Arturas Milaknis e Trajan Langdon.
C’è un altro dato incredibile che spiega tanto di Vlado Micov. Per numero di presenze in EuroLeague è 41° di sempre, ma nel numero di presenze in quintetto è 15° e per minuti giocati è 17°. Significa che ha avuto un ruolo chiave in tutte le squadre in cui ha giocato, per tutte è stato fondamentale. E adesso che si avvicina ai 35 anni non ha smesso di esserlo. Questa è stata la sua quarta stagione consecutiva in EuroLeague in doppia cifra, la terza in fila oltre il 50% da due e la terza delle ultime quattro oltre il 40% da tre. Ha avuto anche una serie di 20 tiri liberi consecutivamente a segno.
Vlado viene da Belgrado, ha avuto un passato importante nelle giovanili della Nazionale serba, l’oro europeo Under 16 nel 2001 e il bronzo Under 20 nel 2005. Nel frattempo, è passato attraverso diverse esperienze, le giovanili del Beopetrol Belgrado poi Nova Pazova, OKK Belgrado, Buducnost in due momenti diversi vincendo due titoli montenegrini e tre coppe nelle stagioni decisive della sua evoluzione, e il Partizan dove ha conquistato il titolo serbo. Il suo percorso non è stato lineare: nel 2009 fu ceduto al Panionios Atene, poi ha giocato anche a Vitoria ma senza trovare stabilità. Così la svolta c’è stata a 25 anni, forse più tardi del previsto, con l’arrivo a Cantù, stagioni importanti, l’EuroLeague. In sostanza ha fatto un passo indietro per poi muoverne due avanti. Da Cantù è volato addirittura al CSKA Mosca giocando due volte le Final Four di EuroLeague. Era al top del movimento europeo, era uno starter (nel secondo anno aveva il 48.8% da tre, il massimo in carriera). Dopo il CSKA, è andato al Galatasaray per altri tre anni, vincendo un Eurocup nel 2016 (ed è stato incluso nel primo quintetto All-Eurocup della competizione), ma è ritornato in EuroLeague e a Milano ha vissuto, sta vivendo, gli anni migliori della carriera.
C’è un altro aspetto del gioco di Micov che spesso viene ignorato. Micov non è veloce e non è atletico, ma sa come usare il suo corpo e quando usarlo. Un esempio classico sono le penetrazioni con arresto, finta e attesa del fallo o semplicemente che il difensore torni in terra. Nella sua “Top 10” di EuroLeague (sopra, è parziale), ad esempio al numero 6 c’è un’azione in cui spezza il raddoppio del Fenerbahce, con una virata evita Sloukas ma resiste alla tentazione di tirare subito per fermarsi, aspettare che Jan Vesely torni in terra, per poi segnare e prendere fallo. In questo gioco c’è tutto, qualità di palleggio, improvvisazione e furbizia. Vlado Micov è questo.