La prima cosa da fare quando si potrà tornare alla normalità: “Andare a bere un caffè al bar. Sarà il caffè più buono della mia vita”. Parole di Alessandro Ramagli per il Messaggero Veneto che l’ha intervistato mentre si trova a Livorno nel giorno del suo 56° compleanno con moglie e figli. Alcune sue parole.
Manca il campo. Sì, più che la solitudine, a cui sono abituato da ormai vent’anni, hanno pesato molto lo stop e l’incertezza sui tempi di recupero dell’attività. Lo è tuttora, per uno come me che vive in palestra tutti i giorni.
Ha senso parlare di ripartenza del campionato? Io ritengo che il miglior modo di uscire da questa situazione sia uno solo, cioè che ognuno faccia il proprio mestiere. C’è il massimo rispetto per chi soffre e per chi è chiamato ad alleviarne le sofferenze: questi vanno considerati i “campioni del mondo”. Però è stupido pensare che gli altri debbano restarsene con le mani in mano. Coloro che oggi sono deputati a decidere, lo devono fare 24 ore su 24 e non va considerata una mancanza di rispetto. Ognuno resti e decida nel proprio ambito di competenza.
Rapporto con Udine. Il giorno della mia presentazione dissi di non disdegnare i contratti annuali, perché mi piace conoscere l’ambiente in cui alleno e non mi va di legare le mani a nessuno. Questa è stata un’annata “bastarda”, ho molta voglia di finire quel lavoro rimasto in sospeso. Vorrei poterlo fare fra un mese, mentre se parliamo del prossimo anno vale lo stesso discorso che ho fatto per i giocatori. C’è chi farà le proprie valutazioni, non mi piace autosponsorizzarmi.
Rapporto con Udine 2. Quando il fiume e la stagione scorrono, la quotidianità è la cosa più bella del mondo. Oggi che quella quotidianità viene a mancare, si rafforza questa sensazione. Faccio un paio di esempi: con Davide Micalich di solito scambio qualche parola in occasione degli allenamenti ora ci sentiamo al telefono tutti i giorni per mezz’ora o un’ora. Con i miei collaboratori si è rafforzato il colloquio sugli aspetti personali. Ecco, la differenza è soprattutto questa: si è rafforzato soprattutto un legame personale, non quello professionale.