LOS ANGELES – Sospesa dall’11 marzo, ovvero dalla positività al coronavirus di Rudy Gobert degli Utah Jazz, la Nba inizia a fare i conti con le decine di gare rinviate in poco più di due settimane. E, con l’emergenza internazionale che non sembra placarsi (sono in aumento in tutto il mondo i contagi al Covid-19), anche il campionato di basket a stelle e strisce inizia a domandarsi quando e se si potrà riprendere l’attuale stagione. Un’interruzione che non sembra far bene a LeBron James, stella dei Los Angeles Lakers: “Quello che non mi piace sentire è: ‘I ragazzi si stanno riposando’ o ‘LeBron ha 35 anni ha tanti minuti nelle gambe e ora sta riposando così tanto’. In realtà è il contrario per me, perché il mio corpo, quando abbiamo smesso di giocare, mi ha chiesto: cosa stai facendo? Cosa sta succedendo? Ti stai preparando per i play-off, perché ti fermi adesso?”, ha spiegato King James, tre volte campione della Nba, sul podcast Road Trippin.“No subito ai play-off e porte aperte”Alla domanda su una possibile ripresa della stagione, il Prescelto che punta a un nuovo titolo con i Lakers, è stato categorico su due punti. Il primo, non vuole “andare direttamente ai play-off. Questo screditerebbe le squadre che hanno lottato per 60 partite per questo obiettivo”. Per lui, “un periodo di allenamento da dieci a quindici giorni e una fine di regular-season abbreviata in cinque o dieci partite sarebbero sufficienti per essere pronti per i play-off”. Il secondo, non immagina di giocare il resto della stagione a porte chiuse. “Che significato ha la parola sport senza tifosi? Non c’è eccitazione – conclude -, nessun pianto, nessuna gioia”.L’ombra della crisi sulla LegaMa non c’è solo la questione di quando iniziare, ma anche in quali condizioni. L’ombra della crisi dovuta all’emergenza coronavirus non sta risparmiando la Nba che si tutela annunciando tagli per arginare le perdite dovute allo stop. A scattare una fotografia è ‘Espn’ che riporta la linea tracciata dalla Lega nordamericana con la riduzione del 20% degli stipendi base di circa 100 dei manager più importanti a partire dal commissioner Nba, Adam Silver, e del suo vice, Mark Tatum. “Questi sono tempi senza precedenti e, come altre società in tutti i settori, dobbiamo prendere provvedimenti a breve termine per far fronte al duro impatto economico sulla nostra attività e organizzazione”, ha dichiarato il portavoce della Nba Mike Bass in una nota. Questa notizia arriva un giorno dopo che la proprietà dei Philadelphia 76er ha di fatto costretto i dipendenti con stipendi superiori a 50.000 dollari ad accettare una riduzione del 20% della retribuzione.
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Basket, Nba: LeBron James avverte la Lega: “Non si riprenda subito con i play-off”
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