In questo momento di fermo dell’attività, i costi sono certi per le società di pallacanestro (e tutte le società sportive, ovviamente): tutti. Altrettanto si può dire alla voce ricavi: zero. Al tempo del Coronavirus gli sponsor devono vedere come fare a sopravvivere, gli incassi al botteghino sono inesistenti.
Intervistato da Giuseppe Sciascia per La Prealpina, il presidente dell’Associazione Procuratori Virginio Bernardi spiega quale è la presa di posizione della sua categoria verso una riduzione degli stipendi dei loro assistiti giocatori e allenatori per aiutare i club a far quadrare i conti.
Parliamone. Partecipare alle perdite non è un tabù: come Associazione Procuratori abbiamo dato disponibilità ad entrambe le leghe ad un tavolo dove si parlerà di una decurtazione di stipendio. Sappiamo di dover fare un sacrificio anche noi in base ad una trattativa da definire nei dettagli.
Legislazione. Il decreto che stabilisce l’impossibilità di licenziare fino al 16 maggio vale anche per i giocatori professionisti? Sappiamo con certezza che atleti e tecnici non rientrano nella cassa integrazione, ma se valesse quella interpretazione anche se il CONI dovesse dichiarare chiusa la stagione sportiva di ogni federazione dovresti continuare a pagarli fino al 16 maggio. Per questo alle società conviene giocare, cercando di recuperare incassi e sponsorizzazioni; poi se dovesse arrivare una decisione dall’alto, non prima di maggio, si applicherà automaticamente la legge.