Negli USA infuria la polemica sui test per la positività al Coronavirus: immediatamente disponibili per le ricche star della NBA, ma introvabili per i cittadini statunitensi. La politica, dal sindaco di New York De Blasio al presidente Trump ha avuto gioco facile a scagliarsi contro i Nets – che hanno avuto Durant e altri tre giocatori positivi – per aver avuto un “trattamento speciale” a proposito.
Il dirigente sindacale dei giocatori della NBA Michele Roberts ha dichiarato che le accuse contro i suoi associati fossero ingiuste. Ha detto a ESPN di aver capito la radice delle loro critiche, ma che il governo, non i giocatori, dovrebbero essere in colpa per la situazione.
“Il governo federale aveva la responsabilità di assicurarsi che fossimo protetti dall’epidemia e penso che abbiano fallito nel loro compito. Non dovremmo litigare per questo ora … ma una volta superata questa crisi, e la supereremo, scopriremo chi ha sbagliato.”
I Nets hanno pagato di tasca propria una società privata (BSE Global) per procurarsi i test e non hanno utilizzato alcun centro statale per le risorse di controllo e prevenzione delle malattie.
Michele Roberts ha detto ai giocatori di non preoccuparsi di provare imbarazzo se risultassero positivi a un test: “Non c’è nulla di imbarazzante al riguardo. Questo non è qualcosa che suggerisce che hai fatto qualcosa di sbagliato. Se ce l’hai, ora sai che devi stare più attento in termini di interazioni.”
