“In America c’è attenzione al nostro Paese. Qui abbiamo un esercito di personale sanitario che sta facendo i miracoli e abbiamo avuto una risposta del paese incoraggiante, al di là di alcuni episodi. Qualche settimana fa non ci rendevamo conto della situazione“. A parlare della pandemia del Coronavirus che ha di fatto paralizzato l’Italia e lo sport europeo è il coach dell’A|X Exchange Armani Milano, Ettore Messina. “Pensare alle partite ora è difficile – ammette a ‘Tutti Convocati’, su Radio24, l’x ct azzurro – Il tema sarà vedere se è il caso di lasciar andare a casa i giocatori nel senso di farglielo fare nel modo più sicuro possibile, ora non è facile raggiungere le famiglie in altri paesi stranieri. Pensare di giocare in tempi brevi sembra impossibile, abbiamo davanti settimane se non mesi, sport e pallacanestro possono aspettare“. “Non per fare l’esterofilo, ma l’Nba ha deciso in una notte – ricorda Messina – Mi sembra che avessero un piano già ben definito, seguono un protocollo preciso“.
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Messina: “No alle porte chiuse”
“Però qui in Italia non possiamo lamentarci, a livello di pallacanestro abbiamo reagito con tempestività. A livello sportivo, in Europa nella gestione abbiamo avuto il riflesso di quello che stava accadendo nella società civile, pensavano fosse un problema italiano. Se avessero avuto più visione complessiva forse si poteva fermare un po’ prima“. Sul dopo emergenza, l’allenatore dell’Olimpia Milano è categorico: “È importante sedersi a un tavolo e pensare a cosa si può fare dopo. Riprendere a porte chiuse? Contraddizione interna, lo sport è un’aggregazione di persone, inutile affrettare per il gusto di riprendere. Capisco ci siano preoccupazioni economiche, ma conta la salute“.
Messina alla tv statunitense
“Questa situazione di emergenza ci ha unito tutti in Italia, c’è un forte senso di appartenenza, voglia di stare assieme, e di gratitudine, direi ammirazione per i medici, infermieri, per le persone che lavorano negli ospedali perché stanno fronteggiando una crisi seconda a nessun’altra. È un po’ come essere in guerra. Esiste un forte senso di emergenza che tutto il paese sta cercando di vivere con coesione – ha detto a SportsCenter su Espn, la trasmissione sportiva più seguita negli Stati Uniti -. Noi siamo in quarantena – aggiunge – ma abbiamo la fortuna di far parte di una organizzazione valida, nessuno è rimasto solo“.