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Emergenza Coronavirus: LiveBlog di LiveTennis (12 Marzo 2020). Martina Di Giuseppe “ho la terribile sensazione che nel resto del mondo la percezione della cosa sia diversa”

c’è una piccola possibilità che la Germania ne esca meglio degli altri, sembra che i dati tedeschi siano abbastanza veritieri, lo vedremo nel giro della prossima settimana.

Questo perché pare che già a gennaio hanno iniziato a testare sistematicamente chi dichiarava sintomi sospetti e le altre persone risalendo lungo la catena di contagio.
Questo al di fuori di pochi casi, il principale tra questi il focolaio ad ovest di Düsseldorf con 3 morti e 800 casi positivi, del quale focolaio non si sa dove è partito e quando.

Per capire meglio bisogna premettere una cosa, i dati che vengono presentati ogni giorno permettono solo di dare uno sguardo al passato di circa 10 giorni fa. Un po’ come succede osservando le stelle, si vede in verità la luce di tanto tempo fa.

Questo perché il periodo di incubazione del virus è di circa 5 giorni nella maggioranza dei casi (può variare tra i 3 e 14 giorni, in alcuni rari casi anche di più). A questo periodo vanno sommati altri 2 o 3 giorni prima che uno inizia a sentirsi male, poi bisogna aggiungere ancora 1 o 2 giorni prima che va dal dottore per fare il test, ancora 1 o 2 giorni aspettando gli esiti degli esami.

Quindi facendo il calcolo
5 giorni(incubazione)
+3 giorni(attesa sintomi malattia)
+1 giorno (per andare dal medico)
+1 giorno (attesa risultati)
=10 gironi di ritardo (tenendosi stretti, perché l’attesa dei risultati e anche le altre variabili possono essere periodo anche più lunghi).

A questo bisogna aggiungere che nel mentre che il paziente aspetta i risultati, esso mediamente infetta altre 2 o 3 persone.

Quindi i numeri vanno anche triplicati.

Tutto questo significa che se ora abbiamo 12.000 positivi che risultano nella statistica, circa 10 giorni fa ne avevamo come minimo già 3×12.000=36.000 di positivi in Italia.

In Germania ora nelle statiche risultano circa 2.000 casi positivi, analogamente significa che 10 giorni fa in verità erano 3×2.000=6.000 circa i casi positivi in Germania.

Senza contro misure a partire da un certa massa critica (che per un paese intorno ai 60 o 70 milioni potrebbe essere qualche migliaio di casi positivi, casi veri, non solo numeri nelle statistiche, quindi una cifra che anche la Germania ha raggiunto già 2 o 3 settimane fa), i numeri si raddoppiano circa ogni 4 giorni.
Mentre in presenza di contro misure vagamente compatibili con una democrazia (tipo quelle in Corea del Sud ed ora in Italia) le cifre di contagiati si raddoppiano ogni 7 o 10 giorni, lo si può vedere nella statistica della Corea del Sud che già a metà febbraio ha iniziato ad introdurre misure restrittive.

I risultati delle quarantene di massa si vedono circa 10 giorni dopo, appunto per via del ritardo dovuto a incubazione e attesa per i risultati del test. Anche questo appiattirsi della curva 10 giorni dopo l’introduzione delle misure di quarantena, lo si può vedere nella statistica della Corea del Sud.

Un altro paio di maniche sono le misure prese in Cina (vietato uscire di casa, solo una persona a settimana può fare la spesa, controlli di temperatura a tappeto e se uno supera il limite di temperatura finisce direttamente in ospedale, e altre cose di questo tipo), ma se si va avanti così come nella settimana scorsa, non è escluso che si possa proseguire in quella direzione cinese ancora per un po’ in Italia.

Questo perché gli attuali dati italiani dei contagiati sono molto distanti dalla realtà (mentre sono veritieri quelli di pazienti in terapia intensiva e quelli dei morti, sui morti però manca la fetta di quelli che sono morti prima del 20.2.2020 quando ancora si pensava che fossero polmoniti dovute a influenza, la cosa in Italia in verità è arrivata intorno a metà dicembre forse anche prima, in più occasioni ed in molti luoghi, altrimenti non si sarebbe arrivati alle cifre critiche di gennaio e febbraio, una persona tipicamente è capace di contagiare uno ogni dieci contatti giornalieri, insomma la cosa ha bisogno di qualche mese per creare danni seri, particolarmente alla fase iniziale dove ci sono spesso molteplici inneschi che poi finiscono nel nulla).

Qundi quali sono le cifre veritiere dei contagiati?

Bisogna partire dal numero di morti.
In base a degli studi fatti da ricercatori a Wuhan la mortalità della malattia COVID-19 causata dal corona virus SARS-CoV-2 è di circa 0,5% ovvero di quelli contagiati muore circa 1 su 200.

Al momento risultano circa 827 morti, se aggiungiamo qualcuno che è deceduto prima del 20 di febbraio e altri che ci lasceranno sta notte, possiamo fare un calcolo con 900 morti.

900×200=180.000

Quindi attualmente abbiamo circa 200.000 contagiati in Italia, la maggioranza dei quali in pianura padana, ma questa cosa sta già cambiando da circa 2 o 3 settimane.

Siccome le misure di contenimento effettive partono solo da oggi o domani (perché fino ad ora molti se ne sono abbastanza infischiati di starsene a casa, e la cosa funziona solo se tutti si attengono alle misure), solo da oggi possiamo pensare che ogni settimana i numeri raddoppiano (e se ci va bene solo ogni 10 o 20 giorni, ma sarebbe abbastanza miracoloso), mentre prima ogni 4 giorni raddoppiavano.

Questo significa che la settimana prossima

17 marzo avremo circa 400.000 casi e circa 2.000 in terapia intensiva

24 marzo circa 800.000 casi e circa 4.000 in terapia intensiva

inizio Aprile 1 milione e mezzo e 8.000 in terapia intensiva

metà Aprile 6 millioni di casi e 30.000 in terapia intensiva

inizio Maggio quasi 20 millioni di casi (dopo di che sono quasi tutti quelli che si possono ammalare, visto che siamo 60 millioni, e quindi dopo quel periodo si può pensare che il virus rallentri la sua corsa perché viene a crearsi un certa immunità di base o di gregge, dato che molti quello guariti risulteranno quasi immuni e il virus non potrà più trasmettersi così facilmente come adesso che non sta incontrando ostacoli nei sistemi immunitari delle persone) e più di 60.000 in terapia intensiva.

Insomma tra poco più di un mese potrebbe esserci un macello agli ospedali e lazzaretti di campo improvvisati, ecco perché il governo ha preso queste misure drastiche e tragiche impensabili fino a poco tempo fa.

In Italia ci sono circa 5.000 posti in terapia intensiva, molti di questi occupati da altri pazienti, facciamo che con qualche miracolo come stanno facendo a Bergamo ne saltano fuori 3.000 di posti in terapia intensiva, allora già tra due settimane saremo inguaiati molto seriamente e ci sarà bisogno di aiuto dall’esercito e dall’esetro e chi più ne ha più ne metta.

Questo per quanto riguarda la situazione italiana, quella Francese assomiglia a quella italiana di inizio marzo, quindi se ora in Francia fanno la stesa cosa che stiamo facendo noi allora possono sperare di cavarsela con due occhi neri, se aspettano ancora qualche settimana saranno probabilmente nella stessa situazione nostra.

La Germania invece sembra veramente avere solo qualche migliaio di casi per ora, e i soli 3 morti e soli 9 in terapia intensiva potrebbero veramente essere dati realistici.

Anche per quelli che finiscono in terapia intensiva sembra valere che sono circa 1 su 200

10×200=2000 che è il numero dei casi attualmente nelle statistiche tedesche.

Ma è verosimile che il numero di soli 9 casi in terapia intensiva non sia preciso, perché non proviene da dati ufficiali ed è fermo a 9 ormai da qualche giorno.

Per via del sistema federale la Germania riesce a fare molti testi in termini abbastanza rapidi, circa 35.000 fatti dai dottori di famiglia (anche in drive in, dove entri con la macchina abbassi il finestrino e ti ficcano un tampone nel naso e nella gola), mentre manca un dato per quelli fatti in ospedale, quindi in totale saranno tra i 40.000 e 50.000 test fatti in Germania fino ad ora (in Italia ora 73.000, ad inizio mese circa 20.000, e il periodo nostro di inizio mese equivale a qualche settimana dopo quello che sta avvenendo in Germania ora).
I test fatti in Germania sono quasi tutti fatti su persone con sintomi, mentre in Italia per scovare il focolaio di Codogno e quello di Vo’ sono stati fatti molti test (per necessità) anche su persone senza sintomi, forse la stessa cosa andava fatta anche a Bergamo, città che alcune persone avevano segnalato come possibile focolaio al tempo del challenger e del futures di Trento, ma si sarebbe dovuto chiudere l’aeroporto.

Sempre per via del sistema federale in Germania, però manca un ente centrale che possa fornire alla stampa dati riassuntivi sulle varie regioni (mentre a differenza della stampa al governo probabilmente hanno esperti che possono estrapolare dai dati territoriali che ricevono anche quelli nazionali), per questo non ci sono regolari aggiornamenti sul numero dei testi, non ci sono dati ufficiali sul totale di pazienti in terapia intensiva, ne su quelli in ospedale o a casa.
L’unico dato fornito dall’ente nazionale è quello sul totale dei positivi confermati e sui morti e guariti.

il numero molto basso di soli 3 deceduti è troppo basso per poterlo utilizzare per qualche calcolo apporssimativo, risulterebbero 3×200=600 casi positivi, molto inferiori a quelli contati e ai 6.000 probabili. Questo forse perché i contagiati hanno una bassa età media di soli 50 anni e quindi resistono più a lungo ed in molti casi riescono a sconfiggere la malattia o non entrano in stato critico.
Bisogna infatti dire che nella maggioranza dei casi la malattia non ha un percorso grave ed in alcuni casi non si notano particolarmente, come ad esempio nei bambini.

Insomma se in Germania ora (nei prossimi giorni e comunque entro una settimana al massimo) attuano delle misure strategiche e giuste possono permettersi forse di bilanciarle con l’economia ed uscirne meglio di tutti gli altri, forse persino senza tanti morti.

Sembra anche che la maggioranza dei casi tedeschi siano attorno ai 50 anni, prevalentemente gente che è andata in ferie in Italia a sciare, ad eccezione del focolaio vicino a Düsseldorf, che pare abbia una matrice diversa e forse li c’è anche gente più anziana che è stata contagiata a delle manifestazioni carnevalesche.

Tornando al caso italiano.
Oltre alla vasta distribuzione territoriale in pianura padana e al grande numero, spicca anche la presenza della fascia di età anziana.

Questo sicuramente è anche un motivo per il numero alto di pazienti in terapia intensiva (e deceduti).

Se utilizziamo l’analogia del focolaio e delle scintille si può ipotizzare il seguente motivo.

Devo premettere che è lungi da me fare delle allusioni razziste verso i cinesi, nella seguente ipotesi li devo tirare in ballo puramente per via dei legami, scambi e contatti con la Cina dalla quale il tutto è partito, non c’è nulla di culturale come nella scenetta del presidente del Veneto.

Il focolaio principale
è quello di Wuhan in Cina, dal quale partono un gran numero di scintille.

Le scintille
sono le persone che vanno avanti (ed indietro in alcuni casi) da Wuhan (ed in parte anche dal resto della Cina), questi sono prevalentemente manager e collaboratori di aziende con sedi in Cina, possono essere manager sia cinesi che europei, la seconda “tipologia” di scintille sono i turisti cinesi ed europei di ritorno dalla Cina.

Ma le scintille se cascano su dell’erba umida non fanno danni (questo sarebbe il caso di un manager che contatta solo qualche collaboratore il quale segnala subito la cosa e va subito a curarsi , come nel caso di Monaco di Baviera, o una comitiva di turisti che ha pochi contatti al di fuori di quelli che viaggiano nella stessa comitiva e poi tornano in Cina senza avere avuto contatto con un numero consistente di persone anziane), le scintille devono invece cadere in gran numero su del territorio secco pronto ad incendiarsi per creare danni veri, come successo in Italia.

Quindi deve esserci una differenza in questo senso tra Italia e Germania (focolaio di 800 casi e 3 morti vicino a Düsseldorf) e Francia (focolaio a nord di Parigi, in qualche modo legato anche all’Iran per via dei voli di evacuazione dopo l’abbattimento dell’aereo ucraino sopra Teheran).

La differenza potrebbe consistere nella presenza din una grande comunità cinese, come quella di Prato e altri luoghi anche in pianura padana, che è molto consistente e stiamo parlando probabilmente di circa 30.000 o 50.000 persone.
Nel resto d’Europa esistono delle “China town”, ma sono in prevalenza composte da persone si cinesi ma praticamente integrate nella società della città, ovvero per semplificare: i cinesi romani sono praticamente romani, ed in prevalenza non vanno avanti e indietro tra Cina e Roma spesso.

Mentre nella comunità cinese del Nord Italia, che è distribuita in modo più ampio sul territorio, c’è uno scambio continuo con la Cina, è come se ci fosse un canale che collega il focolaio di Wuhan (e resto della Cina) con il terreno secco pronto per prendere fuoco nel Nord Italia.

Ora mancano due elementi.

il primo
è una diramazione capillare che permette di distribuire queste scintille per un periodo prolungato e costante su di un territorio vasto e che in particolar modo penetri il terreno secco pronto a prendere fuoco.

il secondo
è il terreno secco pronto a prendere fuoco, questo consiste in una popolazione italiana anziana socialmente più attiva di quella tedesca e che si ritrova nei bar (molti dei quali gestiti da cinesi, cosa rara in Germania) a giocare a carte, che va dai parrucchieri cinesi (anche questi rari in Germania), che frequenta i mini market cinesi (anche questi non così frequenti come in Italia) o compra la cover per il cellulari dai cinesi (in Germania in questo ramo domina la grande distribuzione come Media World etc.).

Oltre a questi quattro esempi, la popolazione anziana italiana interagisce maggiormente che altrove con i nipoti e con i figli, ed i bambini stessi possono entrare anche loro facilmente in contatto conn le scintille, meno nei bar gestiti da cinesi e dai parrucchieri cinesi, ma ad esempio nei market e shop di cover per cellulari si, ed i ragazzini non ammalandosi ma risultando in grado di trasportare il virus possono contagiare i nonni.

Tutta questa pioggia di scintille su terreno secco, se va avanti per qualche mese (come è stato da dicembre a febbraio) crea i presupposti (proabilmente circa 200 casi iniziali) per dare vita ad una manciata di focolai (Vo’, Codogno, Bergamo e probabailmente anche altri attorno a Milano) che poi non essendo stati scoperti per tempo, sono riusciti a propagare il virus, trasmettendolo a migliaia di persone, che poi a loro volta ne hanno contagiate altre migliaia, portando allo stato attuale delle cose con probabilmente più di 100.000 persone in Italia che portano il virus.
Se non fosse così la mortalità in Italia sarebbe sbalorditiva, quasi 1 su 10 (in circa 1 su 15 per essere più precisi), metre in realtà la mortalità è di uno su 200, e solo per le persone malate o molto anziane la mortalità è attorno al 15%. Ma per dare senso ad una percentuale del genere quasi tutti i 12.000 positivi dovrebbero essere persone molto anziane.

Secondo stime di esperti, in Cina non sono 80.000 i positivi come risulta dalle statistiche ma è più probabile che siano tra 500.000 ed un milione di casi.

La prossima volta bisognerà fare un po’ quello che hanno fatto in Germania a partire da Gennaio, dopo che la Cina ha ufficialmente ammesso il 31 di dicembre di avere un serio problema che riguraderà il resto del mondo.
E francamente andrebbe fatto a livello europeo, con una coordinazione tra tutti i paesi anche quelli fuori dall’Unione Europea, ovvero coinvolgendo anche Svizzera e Inghilterra e Serbia, Albania, Bosnia, Montenegro e in verità anche la Turchia ma li è quasi impossibile, hanno solo un caso positivo, ufficialmente…

Ovvero
1. testare subito chi mostra i sintomi, non solo iniziali del virus, ma anche quelli seri (ovvero polmonite).

2. Se risulta positivo mettere subito in quarantena tutti i contatti stretti del paziente e

3. testare i contatti stretti appena mostrano sintomi.

In questo modo, come in Germania, si può risalire la catena e rallentare lo spargimento del virus e guadagnare tempo per prepararsi all’epidemia.
Difficilmente si può bloccare l’arrivo del virus specialmente se manca un azione coordinata a livello europeo, ma attuando una sorveglianza degli ospedali (appunto testando subito chi mostra patologie simili a quelle causate dal virus, in questo caso la polmonite), tutto avviene con un certo ritardo, appunto come sta succedendo in Germania, ci sono probabilmente 3 o 4 settimane di ritardo rispetto all’Italia, forse di più.

Se si fanno sistematicamente anche i test a chi arriva in aereo, nel caso dovesse risultare positivo anche qualche giorno dopo il controllo si possono contattare le persone che erano sullo stesso volo, quindi anche questi controlli sui voli sono utili.

Poi da tutto questo disastro andrebbero imparate due cose

1. vietare i mercati di animali di allevamento vivi, con selvaggina viva, dove gli animali vengono macellati in strada (il canale seguito dal virus SARS e anche da questo corona virus partendo da un pipistrello, per poi passare attraverso un mercato di pesce con animali selvatici vivi), specialmente in grandi città. In questo la Cina dovrebbe riuscirci sta volta, in altri paesi sarà più difficile attuare questi divieti.

2. ridurre il consumo di carne, perché il secondo ed in effetti prevalente canale di trasmissione dei virus da animali selvatici ad animali di allevamenti ed in ultimo alle persone è proprio l’allevamento intensivo di massa (specialmente di volatili, maiali, vacche, la parola vaccino deriva proprio da vacca il portatore iniziale del vaiolo). Succede regolarmente quando animali selvatici come uccelli, pipistrelli o ratti entrano in contatto frequente con un gran numero di animali negli allevamenti. Ad esempio l’anno scorso in Cina si è manifestata un epidemia di diarrea tra i maiali, per davvero una gran porcheria.
Anche Ebola (pipistrello, scimmia, uomo), MERS (pipistrello, dromedario, uomo) e AIDS (pipistrello o scimmia, uomo) hanno seguito questo schema pur non essendo tutti e 3 passati per allevamenti di massa, nel caso di Ebola ed Aids si tratta invece di una penetrazione nella giungla di comunità più estese di persone.


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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